1
gennaio 2007 - MARIA SS. MADRE DI DIO
Nm 6,22-27 / Gal 4,4-7 / Lc 2,16-21
Giornata
mondiale della pace
Persona umana: cuore della pace
La nascita di Gesù tra di noi ci è stata
annunciata come un evento di “pace” per gli uomini. In Lui c’è tutto
l’amore del Padre che per il suo essersi fatto UOMO abbraccia tutti gli uomini. Per questo Gesù è anche chiamato principe della
pace, fonte di tutti i frutti della pace per l’umanità.
La pace è una delle segrete
aspirazioni del cuore umano, quando in tutti i punti della terra si esprime con
la “Regola d’oro” universale, da tutti proclamata e riconosciuta “Non
fare agli altri quello che tu non vorresti fosse fatto a te” o,
positivamente: “Fare agli altri...”.
Il Papa nel suo messaggio per questo
giorno ci ricorda che il rispetto della dignità della persona umana è
una condizione essenziale per la pace della famiglia umana. La dignità umana,
infatti, è il sigillo impresso da Dio sull’uomo, creato a Sua
immagine e somiglianza, è il segno del comune destino dell’umanità, è il
fondamento dell’amore per Dio e per il prossimo. Nella sua dignità ogni persona
umana incontra la pace e la comunione con Dio. Per questa dignità l’amore al
prossimo è la strada che ci conduce a Dio.
Noi vogliamo iniziare questo nuovo
anno nella convinzione che ogni offesa alla persona è una minaccia per la pace,
è offesa alla verità sull’uomo e su Dio.
Se ci amiamo gli uni gli altri, come
vuole Gesù, noi ridoniamo un cuore nuovo all’umanità e questo cuore è la
pace.
Tornando a casa, una domenica sera, la mia attenzione tu attirata da un
gruppo di ragazzi che stavano gesticolando di fronte all’entrata di un bar. Mi avvicinai per vedere cosa stesse succedendo e mi
accordi che in mezzo alla cerchia c’era un marocchino, tutto impaurito, che
tentava di difendersi. Osservai meglio e capii che lo stavano prendendo in
giro, qualcuno lo insultava, qualche altro voleva afferrare la sua borsa piena di accendini e di cassette per rovesciargliela.
Subito mi sentii
spinto ad intervenire e con coraggio dissi a quei ragazzi di smettere. Avevo un
po’ di timore che avrebbero reagito anche verso di me, invece, fortunatamente,
si calmarono e se ne andarono.
Ci ritrovammo soli sulla strada, il
marocchino ed io. Lui si girò verso di me e mi ringraziò. Mi chiese dove avevo
imparato quei principi che mi muovevano perché lui finora, nella vita, aveva
trovato soltanto discriminazione verso la sua persona e verso la razza a cui
apparteneva. Gli risposi che era tutto merito del Vangelo che con altri
ragazzi, avevo cominciato a vivere. Il marocchino mi sorrise e poi ci
salutammo. “Spero di incontrarti di nuovo” mi disse stringendomi la mano, prima
di allontanarsi nel buio della strada.
Marco, 12 anni