1 gennaio 2005 - MARIA SS. MADRE DI DIO

Nm 6,22-27 / Gal 4,4-7 / Lc 2,16-21

 

2 gennaio 2005 - 2a dom. dopo Natale

Sir 24,1-4.9-12 / Ef 1,3-6.15-18 / Gv 1,1-18

 

Il Signore ti conceda pace

(Nm 6,26)

 

Queste parole, tratte dal libro dei Numeri, fanno parte delle invocazioni che il sacerdote dell’Antico Testamento rivolge a Dio per benedire le persone. Erano preghiere fatte sia per ottenere un bene sia per augurare per il futuro ogni prosperità e benessere. Anche oggi nei popoli antichi vi sono ancora in uso ed è il padre di famiglia che fa questo sia sui figli, sia su un ospite che sta per partire per un viaggio.

Se il Signore non ci concede la pace, per tanti buoni sforzi fatti dagli uomini, è difficile ottenere questo bene tanto prezioso.

Oggi tanti innocenti pagano con la loro morte il frutto dell’odio, della vendetta, del terrorismo. Allora che fare? Cominciamo noi stessi vivendo l’impegno che il Papa ci affida per la Giornata Mondiale della Pace: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male”.

 

 

Nel maggio 1993, a Solingen, piccola e tranquilla città nel nord della Germania, è esploso in maniera drammatica il problema della convivenza degli stranieri. Alcuni giovani di destra hanno appiccato il fuoco ad una casa abitata da famiglia turche. Nell’incendio sono morte cinque persone: donne e bambini.

La città in stato di guerra: vetrate demolite, negozi saccheggiati, migliaia di poliziotti e, per le strade, battaglie tra gruppi estremisti tedeschi e turchi che erano confluiti lì da tutto il paese. Quella notte non ho potuto dormire. I rumori, gli elicotteri, le sirene sembravano un unico grido al quale occorreva dare una risposta.

In tutti emozione e tormento, l’esigenza di fare, di dire qualcosa. È nata lì l’idea di un concerto per la pace nella piazza centrale di Solingen. Data la situazione, era un’idea ardita, umanamente una pazzia. Eppure, nessuno di noi aveva il minimo dubbio. In serata, siamo riusciti a prendere contatto con il sindaco della città e con gli organi di sicurezza.

È avvenuto una specie di miracolo: dopo solo settantadue ore di preparazione ha inizio il concerto, con un programma fatto dal nostro complesso insieme ad un gruppo musicale turco.

L’iniziativa è subito stata messa in rilievo dalle reti televisive come l’unica manifestazione pacifica in una settimana di violenza. Tra i mille partecipanti c’erano persone di molte nazioni, tanti turchi, e anche i parenti delle vittime.

Alla fine, abbiamo lanciato l’azione “uno per uno”: la proposta che ognuno, tedesco, turco, italiano o coreano, cercasse di costruire dei legami di amicizia con almeno una persona di un’altra nazionalità. Già lì, in piazza, durante lo spettacolo, tanti hanno trovato l’occasione e il coraggio per i primi contatti. È stata una serata di una bellezza indescrivibile.

Certamente il concerto non ha cambiato di colpo la situazione nella città, ma è stato un segno accolto dalla popolazione. E ora sappiamo di essere in compagnia di tanti gruppi, a Solingen e in Germania, che si impegnano con passione per far fronte ai nuovi e crescenti fenomeni di intolleranza razziale.

In seguito, abbiamo dato origine al Café international. Si tratta di un incontro mensile durante il quale, a turno, gli immigrati di vari paesi si fanno conoscere, con la propria cultura, i costumi, la musica, i cibi tipici, ma anche condividendo dolori e speranze. E, conoscendoci, scopriamo quanto ogni popolo, proprio per la diversità, è per gli altri un dono e un arricchimento.

K. L.