1
gennaio 2004 - MARIA SS. MADRE DI DIO
Nm
6,22-27 / Gal 4,4-7 / Lc 2,16-21
GIORNATA PER LA PACE
Diritto, via della pace
Una delle linee alla quale
attinge ora Giovanni Paolo II per il contenuto del messaggio per la giornata
mondiale della pace è il diritto, quale via alla pace:
- Il primo diritto è
all’esistenza e ad un tenore di vita dignitoso.
- Ogni essere umano ha il
diritto al rispetto della sua persona; alla buona reputazione; alla libertà
nella ricerca del vero, nella manifestazione del pensiero e nella sua
diffusione, nel coltivare l’arte, entro i limiti consentiti dall’ordine morale
e dal bene comune; e ha il diritto all’obiettività nella informazione.
- Il diritto di onorare Dio
secondo il dettame della retta coscienza. Infatti, come afferma con chiarezza
Lattanzio: “Siamo stati creati allo scopo di rendere a Dio creatore il giusto
onore che gli è dovuto, di riconoscere lui solo e di seguirlo”
- Il diritto alla libertà
nella scelta del proprio stato; e quindi il diritto di creare una famiglia, in
parità di diritti e di doveri fra uomo e donna; come pure il diritto di seguire
la vocazione al sacerdozio o alla vita religiosa. La famiglia, fondata sul
matrimonio contratto liberamente, unitario e indissolubile, è e deve essere
considerata il nucleo naturale ed essenziale della società.
Negli ultimi tempi viviamo un’atmosfera d’incertezza, paura e angoscia.
Ogni giorno notizie di disordini, ribellioni, scontri e saccheggi. È possibile
andare oltre l’odio?
Gli appelli e ogni altro tentativo di evitare la guerra da parte di
giovani, donne, organizzazioni varie, prima dell’inizio del conflitto, in
Serbia come in Croazia, non hanno ottenuto l’effetto sperato. I governi hanno
scelto la strada del conflitto armato.
Finché è arrivato il giorno in cui tutti gli uomini, dai 18 anni in su,
sono stati mobilitati nell’esercito.
Anche al fronte è possibile però testimoniare ideali di fraternità e di
pace.
Nel corso dei combattimenti un giovane soldato, Michael, vede cadere
davanti a sé uno del fronte opposto, ferito. Un attimo di esitazione; poi,
ravvisando nel suo volto dolorante quello di un fratello da soccorrere
piuttosto che un nemico da abbattere, getta il fucile e gli si fa incontro.
“Che fai? Torna indietro o ti fanno fuori!” gli gridano i compagni. Ma
l’immagine del soldato disarmato che soccorre il suo nemico, disarma a sua
volta quelli dei due fronti. Nessuno ha il coraggio di sparare. E si torna alla
propria base, interrompendo una lotta che avrebbe causato altri morti e altre sofferenze.
Un episodio? Certo. Ma tiene accesa la speranza che prima o poi, sarà
l’amore a vincere, l’amore per ogni uomo, senza distinzione di razza e di
paese.
M. D., Croazia
“La pace è vita, la pace è la salute di un popolo…
Se dunque dopo venti secoli di Vangelo siamo un mondo senza pace, i
cristiani devono avere la loro parte di colpa. L’opera della pace non può
essere che un’opera comune, nella quale i cristiani devono avere un compito
precipuo, come precipua è la loro responsabilità. Il rifiuto del cristiano alla
guerra, più che una rivolta all’ordine temporale, è una fedeltà all’ordine
eterno.
La pace è un bene universale, indivisibile: dono e guadagno degli
uomini di buona volontà. La pace non s’impone, la pace si offre.
Essa è il primo frutto di quel comandamento sempre nuovo che la germina
e la costruisce: “amatevi l’un l’altro”. Nella verità del nuovo comandamento,
raffrontato sull’esempio di Cristo, cadono quindi le distinzioni tra guerre
giuste e ingiuste, difensive e preventive, reazionarie e rivoluzionarie. Ogni
guerra è fratricidio, oltraggio a Dio e all’uomo.
don Primo Mazzolari