1° gennaio 2003 - MARIA MADRE DI DIO

Nm 6,22-27 / Gal 4,4-7 / Lc 2,16-21

 

GIORNATA PER LA PACE

PACEM IN TERRIS: IMPEGNO PERMANENTE

 

Iniziamo il nuovo anno con la protezione di Maria Santissima, Madre di Dio. Il vangelo ce la presenta come colei che conservava nel suo cuore e meditava quanto avveniva intorno al Bambino: il canto degli angeli, l’arrivo dei pastori… E così, oltre che Madre, ci diventa anche modello di vita.

 È un buon avvio per questa nuova esperienza del 2003. Sul suo esempio possiamo dire anche noi a Dio, come ci suggerisce oggi san Paolo, “Abbà, Padre” e abbandonarci con fiducia nelle sue mani. Possiamo credere che la Parola di Dio si compirà anche nella nostra vita, se diremo il nostro sì come Maria, anche se qualche nube può offuscare l’avvenire.

Con Lei, Regina della pace, possiamo chiedere il dono della pace. È questo l’augurio che troviamo nella messa di oggi: “Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace”.

Nel suo messaggio per questa Giornata Mondiale della Pace 2003 Giovanni Paolo II commemora il 40° anniversario dell’enciclica Pacem in terris inviata per la prima volta da un papa, il beato Giovanni XXIII, non soltanto ai credenti, ma a tutti gli uomini di buona volontà. “Perché la pace non rimanga solo suono di parole - scriveva il papa - ci vuole un nuovo e coraggioso impegno in favore della pace”. Bisogna quindi “proteggere e promuovere i diritti umani fondamentali e così perseguire il bene comune universale”.

È evidente che per attuare questo bisogno dell’umanità ciascuno di noi deve fare la propria parte. La pace non si può pretendere dagli altri, ma ciascuno deve costruirla per primo. Basta talvolta una parola, una semplice rinuncia, un riconoscere i diritti altrui, un gesto di perdono.

 Maria, Regina della Pace, ci sostenga in questo impegno.

G. R.

 

Da circa un anno collaboro con uno dei più importanti giornali della mia città. Casualmente avevo conosciuto il direttore che, dopo una prima conversazione, mi ha chiamato al suo mensile. Avevo qualche riserva: sulle sue pagine non venivano disdegnate parole volgari o commenti pesanti su fatti e persone. Tuttavia, confrontandomi con le mie amiche che credono ai miei stessi valori, decisi di accettare. Il primo articolo - una nuova terapia di recupero per i tossicodipendenti, con un commento finale riferito al Vangelo - riscuote successo; il direttore e l’ala meno cattolica della redazione si complimentano. Da allora mi vengono affidati articoli portanti.

Mi accordo per intervistare un Consigliere regionale, tra i più influenti politicamente. Prima cerco di documentarmi sulla questione tecnico-politica che gli avrei prospettato. Scopro così una situazione con un impatto occupazionale negativo sulla regione, dovuta alla scorrettezza di personaggi politici. Molte delle mie domande ‘scomode’ rimangono senza risposta che giustifichi tanto grave responsabilità. In seguito, il suddetto Consigliere si complimenta con il direttore per la mia preparazione. E, ‘in riconoscenza’, vuole raccomandarmi alla commissione presso la quale avrei dovuto sostenere l’esame di avvocato da lì a poco. Per lui era scontato che avrei accettato e al mio no ripeté la stessa proposta con identico risultato. Una scelta non facile per me, sapendo che quell’esame si supera solo con raccomandazioni.

Un’altra volta intervisto l’Assessore alla legalità, una donna che coordina anche un’associazione per la tutela delle donne contro la mafia. Che un tale assessorato, tra i pochi costituiti in Italia, sia presente nella mia città dal forte connotato mafioso, mi fa capire quanto il mio articolo debba essere ‘mirato’. Ho faticato molto, vi ho messo le migliori energie convinta che “se le forze del bene si aggregano e sono solidali, la vittoria è loro”. Gli echi positivi sono stati molti; primo quello del direttore della rivista, di convinzione tutt’altro che religiosa: “Brava! Credo fermamente in quanto hai scritto”.

Il lavoro va avanti. Da qualche mese sono stata assunta come caporedattore. E il bene si diffonde: il direttore stesso, che continua a ritenermi una “cattolica estremista”, si è congratulato perché il giornale diventa più concreto, curato, essenziale. Le volgarità sono diminuite e gli attacchi irrispettosi a persone specifiche non esistono quasi più.

P. I.