ottobre 2003

MISSIONARI COME MARIA

Mi hanno sempre colpito i suoi occhi luminosi e il suo sorriso aperto, limpido: è don Giovanni, prete padovano che mi accoglie così, per donarmi frammenti preziosi della sua esperienza trentennale in Africa, in occasione del Mese Missionario per eccellenza, Ottobre, che segna inoltre anche la chiusura dell’Anno del Rosario.

Una grave malattia lo costringe al riposo forzato ma, osservandolo, diresti che quella poltrona sulla quale è disteso non richiama alla compassione; è piuttosto un ‘trono regale’, immagine di quell’Amore offerto ‘fino alla fine’.

Come Maria ti è stata vicina nella tua vita di cristiano e di missionario?

«È stata la mamma a distillare un amore a Maria che è invocazione e imitazione. Poi, da Sacerdote, ho capito che non solo potevo imitarla ma potevo riviverla in me, soprattutto Desolata, quando il Vescovo mi ha chiesto di partire per l’Africa e così lasciare la Parrocchia, gli amici e soprattutto i famigliari. Maria mi ha protetto in tutti questi 31 anni di missionario, in particolare da quando, 15 anni fa, mi fu data la responsabilità di un Ospedale Missionario. Alla sera prima di coricarmi sgranavo il Rosario chiedendo a Maria di colmare con la sua materna cura tutti i vuoti di amore della giornata; sentivo così il cuore farsi più leggero e sereno. Era come se ristabilisse l’armonia dentro di me e nei rapporti con le persone. È stata la sua presenza a farmi accogliere come Amore di Dio anche la mia ultima malattia: proprio dopo la celebrazione dell’Eucaristia, presso un suo Santuario, la paura e la trepidazione che opprimevano terribilmente il mio cuore hanno lasciato posto ad una grande pace e ad una inspiegabile serenità».

Cosa porti ora nel cuore di più prezioso, vivendo questo dolore?

«Un amico mi ha suggerito le parole di S. Paolo “che io diminuisca e che lui cresca”. ‘Alla fine - mi diceva - quella che noi chiamiamo volontà di Dio non è altro che accettare con gioia la nostra ‘diminuzione’ (lasciare improvvisamente attività, Ospedale, Africa e... salute), se è vero che il Tutto (Dio) può abitare solo sul nulla (io) e se è vero che il nostro destino è quello di essere incorporati in Lui’. Proprio così!

Ripeto tante volte durante il giorno nel mio cuore le invocazioni ‘per Te Gesù’, ‘Sei Tu l’unico mio bene’ o quelle di S. Teresina ‘per amarti non ho che questo momento’. Lo facevo anche in Missione, ma ora mi aiutano a vivere un’unione più profonda con Dio, rendendo l’apparente monotonia del giorno una continua offerta, una prolungata Messa».

Come può un cristiano, impegnato nella vita familiare e professionale, vivere e approfondire la dimensione missionaria della sua fede?

«Essere missionari vuol dire essenzialmente portare Gesù o farlo rinascere, proprio come Maria. Ecco il nostro segreto: accogliere Maria nel proprio cuore. Con Lei si riscopre il grande annuncio missionario avuto nel battesimo: tutti siamo fratelli perché figli dello stesso Padre!

Maria, come ha fatto con Elisabetta, ci invita a condividere il nostro amore con chi è nel bisogno; a far sì che il nostro amore sia aperto a tutti, senza alcuna esclusione; ci sprona ad essere i primi a prendere l’iniziativa nell’amare, senza badare a offese ricevute o a pregiudizi; ci aiuta a vedere il volto di Gesù in ogni fratello, anche in coloro in cui sembra un po’ nascosto o rovinato. L’Amore vince tutto!».

Grazie, Giovanni, del tuo essere dono; anche a te, come al Discepolo sotto la croce, Gesù dice: “Ecco la tua madre”.

a cura di Alberto P.