maggio 2003

ALLA SCUOLA DI MARIA

 

Ho iniziato l’incontro del consiglio pastorale della settimana scorsa proponendo una breve riflessione sul Rosario come preghiera per la pace. Il rapporto di confidenza che c’è tra di noi ha permesso di mettere in luce anche quelle che sono le difficoltà di questa preghiera: è ripetitiva, si fa fatica a rimanere concentrati fino alla fine, sembra un’eredità del passato poco adatta al presente…

Eppure ci sarà un perché il Papa, che più volte si è mostrato capace di uno sguardo profetico, propone il Rosario anche per il Terzo Millennio come “preghiera di grande significato, destinata a produrre frutti di santità”.

Davanti alle obiezioni messemi davanti, ho semplicemente raccontato la mia esperienza di riscoperta del Rosario come preghiera che porta dritta a Gesù: solo l’aver cominciato a leggere, subito dopo l’enunciazione del mistero, il brano del Vangelo corrispondente, mi ha reso più attento. “Ma allora”, salta fuori uno, “dovremmo pregare il Rosario tenendo anche il Vangelo in mano!”. Sorrido, perché con questa esclamazione di stupore e di gioia siamo arrivati al “cuore” del Rosario: leggere il Vangelo di Gesù con gli occhi di Maria, “mettersi alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza del suo amore” (Rosarium Virginis Mariae, 1).

Ma forse anche le distrazioni che ci assalgono nel momento di una preghiera distesa, possono diventare intenzioni per pregare meglio: “Il nostro cuore può racchiudere in queste decine del Rosario tutti i fatti che compongono la vita dell’individuo, della famiglia, della nazione, della Chiesa e dell’umanità. Vicende personali e vicende del prossimo e, in modo particolare, di coloro che ci sono più vicini, che ci stanno più a cuore. Così la semplice preghiera del Rosario batte al ritmo della vita umana” (R.V.M, 2).

Perché non provare, in questo mese di maggio, a sincronizzare il battito della nostra vita con quello di Maria?

Umberto S.