ALLA SCUOLA DI MARIA
Ho iniziato l’incontro del
consiglio pastorale della settimana scorsa proponendo una breve riflessione sul
Rosario come preghiera per la pace.
Il rapporto di confidenza che c’è tra di noi ha permesso di mettere in luce anche
quelle che sono le difficoltà di questa preghiera: è ripetitiva, si fa fatica a
rimanere concentrati fino alla fine, sembra un’eredità del passato poco adatta
al presente…
Eppure ci sarà un perché il
Papa, che più volte si è mostrato capace di uno sguardo profetico, propone il
Rosario anche per il Terzo Millennio come “preghiera
di grande significato, destinata a produrre frutti di santità”.
Davanti alle obiezioni
messemi davanti, ho semplicemente raccontato la mia esperienza di riscoperta
del Rosario come preghiera che porta dritta a Gesù: solo l’aver cominciato a
leggere, subito dopo l’enunciazione del mistero, il brano del Vangelo
corrispondente, mi ha reso più attento. “Ma
allora”, salta fuori uno, “dovremmo
pregare il Rosario tenendo anche il Vangelo in mano!”. Sorrido, perché con
questa esclamazione di stupore e di gioia siamo arrivati al “cuore” del
Rosario: leggere il Vangelo di Gesù con gli occhi di Maria, “mettersi
alla scuola di Maria, per
lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e
all’esperienza del suo amore” (Rosarium Virginis Mariae, 1).
Ma forse anche le distrazioni che ci assalgono nel momento
di una preghiera distesa, possono diventare intenzioni per pregare meglio: “Il
nostro cuore può racchiudere in queste decine del Rosario tutti i fatti che
compongono la vita dell’individuo, della famiglia, della nazione, della Chiesa
e dell’umanità. Vicende personali e vicende del prossimo e, in modo
particolare, di coloro che ci sono più vicini, che ci stanno più a cuore. Così
la semplice preghiera del Rosario batte al ritmo della vita umana” (R.V.M,
2).
Perché non provare, in
questo mese di maggio, a sincronizzare il battito della nostra vita con quello
di Maria?
Umberto S.