SOTTO LA CROCE, CON MARIA
Una signora, tra le lacrime, mi racconta del suo
dolore nel vivere la solitudine in casa, dopo la morte del marito; a questo si
aggiunge l’improvvisa morte di un cognato, causata da un pirata della strada, e
la preoccupazione per lo stato di salute del genero: “Dall’anno scorso, da
quando è morto mio marito, me ne sono capitate di tutti i colori; perché
capitano a me tutte queste cose?”. La invito semplicemente a pregare il
Crocifisso, a guardarlo spesso durante la giornata; le ricordo quelle parole,
sulla croce, dentro le quali possiamo mettere anche il nostro dolore: “Dio mio,
Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34). La signora si asciuga le
lacrime, riconosce nella Passione di Gesù un dolore ancora più grande del suo,
ritorna a casa certa della vicinanza di Dio anche in questo momento di buio
della sua vita.
Da sempre la fede cristiana, specialmente nel tempo
di Quaresima, attraverso la pratica della Via Crucis e la preghiera dei misteri
del dolore nel Rosario, si è soffermata sui singoli momenti della Passione,
intuendo che è qui il culmine della rivelazione dell’amore ed è qui la sorgente
della nostra salvezza. Nel Getsemani il Cristo si pone nel luogo di tutte le
tentazioni dell’umanità, e di fronte a tutti i peccati dell’umanità, per dire
al Padre: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42). Quanto questa
adesione alla volontà del Padre debba costargli, emerge dai misteri seguenti,
nei quali tocca il più grande abbassamento: “Ecco l’uomo!”. In questa
umiliazione è rivelato non soltanto l’amore di Dio, ma il senso stesso
dell’uomo: chi vuol conoscere l’uomo, deve saperne riconoscere il senso, la
radice e il compimento in Cristo, che si abbassa per amore “fino alla morte, e
alla morte di croce” (Fil 2,8).
Riconoscere nei dolori, negli imprevisti, nelle
delusioni e nei fallimenti della vita il volto del Cristo sofferente, ci dà
quella luce che ci permette di non sentirci mai soli. Possiamo “rivivere la
morte di Gesù ponendosi sotto la croce accanto a Maria, per penetrare con Lei
nell’abisso dell’amore di Dio per l’uomo e sentirne tutta la forza
rigeneratrice” (Rosarium Virginis Mariae, 22).
Umberto S.