VERSO PASQUA INCONTRANDO IL VOLTO DELL’ABBANDONATO

 

Sono arrivato anche oggi a sera e mi sembra di non aver combinato niente; perlomeno niente di quanto mi ero prefisso di fare questa mattina... La giornata si è presto riempita di imprevisti: telefonate, persone da incontrare, la fila alla posta, e infine ci si è messa anche la neve a scombinare gli appuntamenti!

Trovo un senso di pace guardando il Crocifisso stilizzato sulla parete davanti alla mia scrivania e ripenso ad uno scritto poetico di Chiara Lubich: “Ho un solo sposo sulla terra: Gesù crocifisso e abbandonato. Non ho altro Dio all’infuori di Lui”. Gli imprevisti di oggi, le preoccupazioni, le sofferenze raccolte da tante persone, sono tutte manifestazioni, tutti volti di Lui, di Gesù che sulla croce grida: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34).

Non è un volto facile o simpatico da vedere, ma nel Vangelo ad un certo punto scocca l’ora della Croce, che culmina in quel grido di dolore, apparentemente disperato. Come un fiore completamente aperto, completamente spiegato, Gesù, dopo aver dato il proprio sangue, la propria morte naturale, si svuota anche di Dio; e in questo abisso di dolore ci rivela l’immensità del suo amore. Abbandonato dal Padre, egli si abbandona nelle mani del Padre.

Nella lettera “Novo Millennio Ineunte” il Papa ci invita a non aver paura di contemplare questo volto, di immergerci e di prostrarci davanti a questo dolore così grande, che è l’aspetto più paradossale del mistero di Cristo.

Contemplando questo volto, ripensando alla giornata di oggi, cerco tra i libri la testimonianza di una cristiana che, per la gioia che traspariva dal suo volto, era chiamata Luminosa. Il giorno 1.2.1972 racconta come l’amore a Gesù Abbandonato le ha riempito la giornata: “Ero alla stazione ad aspettare una persona. Guardando l’orologio, mi sono detta: è l’ora di amare Gesù Abbandonato. Subito mi sono accorta che avevo freddo e ho sentito la gioia di riconoscerlo. Il treno non arrivava: Lui è l’attesa. La gioia aumentava. Più tardi c’è stato un cambiamento di programma: ho ricordato che Lui è il contrattempo, il fuori programma. Poi ho visto un povero: Lui è il bisognoso. Uscendo in macchina l’ho riconosciuto nel temporale, l’ho abbracciato nei vetri appannati che riducevano la visibilità, nel non trovare dove posteggiare l’auto (anche Lui era senza posto: né in cielo né in terra), nell’attesa della lunga fila delle macchine. Tutto mi sta diventando pieno, bello, tutto mi aiuta ad innamorarmi ogni volta di più di Lui”.

Quante occasioni ho avuto anch’io oggi di contemplare questo volto: basta solo riconoscerlo! Mi accorgo, soprattutto, come ogni difficoltà si scioglie davanti a Lui, facendo di ogni imprevisto un’occasione per unire la mia goccia di dolore al mare del Suo amore!

Non mi fermo nel mio dolore, ma vado con Lui ad amare il prossimo che incontro o il dovere che ho da compiere e così prendo parte alla Sua Pasqua.

Umberto S.