Gennaio 2005
LA PACE
“PREVENTIVA”
Mi ha colpito questo titolo,
letto sulla copertina di un recente libro, e ho tirato quasi un sospiro di
sollievo: dopo tanti discorsi sulla guerra «preventiva»,
finalmente qualcuno che si preoccupa anche di non arrivare solo alla fine a
dire la parola «pace». Con una
espressione tanto profetica quanto, purtroppo, realistica, Giovanni Paolo II
aveva definito la guerra «avventura senza
ritorno»…
Da più di quarant’anni la
data del 1° gennaio è legata a quella della Giornata
Mondiale per la Pace. Sempre più ci siamo accorti che quella della pace non
è una richiesta episodica, a seconda della varie «emergenze» mondiali, ma
un’esigenza di fondo del messaggio cristiano, quindi un’esigenza della vita
cristiana dei singoli e delle comunità. Ricordo questa simpatica esperienza
raccontatami da una mamma: «Io e mio
marito stavamo alzando un po’ la voce quando mia figlia più piccola è corsa in
terrazza, ha preso la bandiera con i colori dell’arcobaleno e si è messa in
mezzo a noi sventolandola e dicendo: «Basta! Pace! Pace!»». La pace deve
diventare qualcosa di molto concreto nella vita quotidiana…
Il tema scelto dal Papa per
quest’anno «Non lasciarti vincere dal
male, ma vinci il male con il bene» ci aiuta a trovare e a vincere dentro
di noi e attorno a noi le cause profonde dei conflitti e delle guerre. Il mistico russo san Serafino di Sarov ha
questa espressione: «Acquista la pace in
te e l’avranno migliaia attorno a te».
Per noi cristiani «pace» è il nome stesso di Dio; è Gesù stesso, secondo quanto scrive l’apostolo Paolo: «Egli è la nostra pace» (Ef 2,14). Dal tesoro profondo della pace cristiana, che è pace dei cuori, dell’esistenza e dei popoli, si possono trarre cose antiche e cose nuove: è questo quel patrimonio spirituale e umano che rappresenta la «pace preventiva» che ci rende sempre, come credenti, cercatori di pace e che, anche in tempi di guerra, resta sempre vivo.
Umberto S.