Fazenda da Esperança: rinascere alla vita

di José Menezes e Anderson Joaquim

In un centro di recupero per tossicodipendenti, due giovani brasiliani, mentre sono incamminati verso il sacerdozio, scoprono quanto possa essere concreto vivere la Parola di Dio. A contatto con il vangelo e con chi soffre, il loro cuore acquisisce maggiormente le dimensioni di quello di Cristo.

José Luiz De Menezes: Provengo da una famiglia cattolica e sono stato formato dai miei genitori cristianamente. Mio padre era l’animatore della comunità in cui sono nato, non lontano dalla città. Terminati gli studi medi-superiori, ho espresso al mio parroco il desiderio di diventare sacerdote. Per prepararmi al seminario, egli mi propose di trascorrere un periodo nella Fazenda da Esperança, un centro di recupero per tossicodipendenti, alcolizzati, malati di AIDS… , fondato da un sacerdote religioso e da un giovane che vivono ambedue lo spirito dei Focolari. Accettai la proposta e così iniziò per me quel cammino che, ora vedo, Dio aveva pensato per me.

Quando arrivai alla Fazenda, venni mandato ad abitare con persone in recupero dalla droga e con alcuni carcerati che scontavano in quel luogo la loro pena. Non avevo mai avuto a che fare con persone che hanno una storia tanto piena di sofferenza e violenza ed in principio ebbi paura. A poco a poco però si dissiparono tutti i timori e nacque un bel rapporto di amicizia. Mi accorsi che quei giovani cercavano di vivere il vangelo. E questo li rendeva liberi e dava nuovo senso alla loro vita. Dovetti riconoscere che io non prendevo altrettanto sul serio la Parola di Dio e che forse mi vedevo come un giusto che ringrazia Dio di non essere come loro.

Attraverso questa ed altre esperienze compresi che ero io il primo ad aver bisogno di conversione. Mi resi conto che non potevo dire agli altri che dobbiamo perdonare se io stesso serbavo risentimenti. Come avrei potuto dire ad uno di quei giovani di sistemare il letto di un altro o di pulire un bagno se non ero disposto io per primo a farlo? Capii, attraverso la convivenza con questi giovani, che la mia vita doveva rispecchiare fedelmente il vangelo.

Anderson Joaquim: Anche per me andare ad abitare alla Fazenda fu un’esperienza radicalmente nuova. Io sono figlio unico e a casa ho sempre avuto tutto; alla Fazenda condividevo la stanza con altri 18 giovani. Stavo per intraprendere gli studi in vista del sacerdozio e nella casa in cui abitavo ebbi come coordinatore un carcerato che non sapeva leggere. Attraverso questi ed altri fatti Dio mi fece capire quanto dovevo cambiare e come dovevo perdere le mie conoscenze e capacità, per essere soltanto amore per queste persone emarginate da tutti.

Un giorno un giovane portatore del virus HIV fu ricoverato e la sua situazione si fece sempre più grave. Aveva bisogno di essere assistito giorno per giorno. Proprio in quel periodo dovevo fare un esame, per essere ammesso alla Facoltà. Si trattava di scrivere un tema. Ma il nostro responsabile chiese proprio a me di aiutare quel giovane. "Come riuscirò in quella prova scritta – mi domandai – senza studiare e senza preparazione?". Nacque una lotta dentro di me, finché decisi di rinunciare allo studio per assistere quel giovane e vivere così la frase del vangelo: "ero ammalato e tu mi hai visitato".

Mancava soltanto un giorno all’esame, quando il mio responsabile mi sollevò da quel compito affinché potessi studiare. Chiesi ad un altro giovane della Fazenda che di professione era avvocato, che mi desse un tema da trattare e me lo correggesse. Così facemmo. Partii per l’esame e quale sorpresa: il tema indicato dalla Facoltà era quello stesso che io avevo preparato a casa. Sembrava che il mio cuore scoppiasse di gioia. Toccavo con mano l’amore di Dio che mi accompagnava!

José Luiz De Menezes: Quando i giovani arrivano alla Fazenda, sono disfatti dalla droga, dal disprezzo dei familiari e dagli interventi senza mezzi termini delle forze dell’ordine. Noi cerchiamo di accogliere in ciascuno di loro Gesù, ricevendoli con tanta attenzione. Sistemiamo la casa dove vivranno, prepariamo una cena speciale per tutti e quelli che stanno già da qualche tempo nella Fazenda, preparano insieme a noi qualche canzone o una scenetta. Spesso ci hanno detto: "In vita mia, mai sono stato accolto così".

Questo modo di fare li contagia tutti sin dal primo giorno e tanti, sentendosi amati, trovano la forza di iniziare una vita nuova. Molti, in questi anni, mi hanno aperto il cuore e mi hanno detto: "Vedo che tu sei felice senza tante cose che io ho avuto nel mondo, come la droga, il sesso, ecc. Per questo, aiutami a vivere come te". E allora ho potuto parlare loro del segreto della nostra vita. Ho sperimentato che vivendo con loro la Parola, assumono con radicalità un nuovo modo di vivere. Come prima si buttavano nella droga, ora con lo stesso impegno cominciano a vivere la Parola.