Si può vincere il rifiuto di un’intera comunità

Di Jurai Slavicek

Un giovane sacerdote di rito greco-cattolico, all’arrivo in parrocchia, si imbatte nel rifiuto della gente. Attraverso piccoli gesti, compiuti con l’eroismo dell’amore nel quotidiano, si ristabilisce la comunicazione dove prima regnava solo chiusura.

Dopo l’ordinazione sacerdotale, il vescovo mi inviò come parroco in una parrocchia grande, a sfondo tradizionale in cui, prima di me, avevano lavorato per tanti anni due anziani religiosi. Fu un cambiamento tempestivo e del tutto inaspettato: la gente non era preparata e non vollero accettarmi al mio arrivo. Il primo giorno non mi permisero né di celebrare la messa né di dormire nella casa parrocchiale, per cui dovetti pernottare presso una vecchietta. Le circostanze non migliorarono neppure nei giorni seguenti e così fui costretto ad andare ad abitare a 15 chilometri dalla parrocchia, presso il decano, con cui nacque ben presto un rapporto di grande fiducia.

Purtroppo la situazione deteriorò al punto che il vescovo dovette intervenire con veemenza. Così, dopo un mese, potei trasferirmi nella casa parrocchiale, ma la comunicazione coi fedeli rimase profondamente disturbata.

Chiesi a Dio una luce sul da farsi e capii che la via era abbracciare questa situazione, vedendo in essa un volto di Gesù nel suo abbandono. Guardando a lui, trovai la forza per andare avanti e cominciai e gettare ponti verso la gente attraverso piccoli atti d’amore.

Succedeva a volte che io andavo in città con la macchina e vedevo qualcuno in attesa alla fermata dell’autobus. Mi fermavo allora, offrivo un passaggio in macchina e portavo quella persona dove doveva andare.

Vidi che erano innanzi tutto gli adulti ad avere difficoltà a comunicare con me ed allora ho cercato di avvicinarmi a loro attraverso i loro bambini e nipotini. Mi recavo, ad esempio, a scuola per il catechismo e allora coglievo l’occasione per portare a casa, sulla via del ritorno, i bambini della parrocchia affinché non dovessero aspettare a lungo il bus o percorrere a piedi quattro chilometri. A volte ho trasportato nella mia vecchia macchina anche 15 ragazzi…

Con i giovani facevamo gite e sport; riparammo anche insieme la casa parrocchiale. In me c’era sempre il desiderio di vedere ed amare in loro Gesù.

Una domenica mattina ricevetti una telefonata anonima che mi diceva che sarebbe scoppiata una bomba nella chiesa in cui stavo andando per celebrare la messa, per cui la polizia ci impedì di entrare in chiesa. Quando lo seppe una vecchietta, che era fra le persone che mi volevano meno bene, disse: "Peccato che quella bomba non sia scoppiata nella casa parrocchiale!". Venni a saperlo e cercai di voler ancor più bene a quella persona, facendo leva sul fatto che la sua nipotina era molto brava nella recitazione. Domandai spesso a quella ragazza di recitare qualcosa di bello durante le nostre celebrazioni solenni in chiesa e siamo diventati amici.

Per il Natale abbiamo preparato coi giovani una recita sulla nascita di Gesù. Il papà di questa ragazza aveva una videocamera. Gli chiesi se poteva riprendere la recita e pochi giorni dopo fui invitato a casa loro per guardare insieme le riprese. Fu l’occasione per parlare con la nonna. Vidi che la barriera tra noi era causata più che altro dal fatto che non ci conoscevamo a vicenda. Le raccontai allora della famiglia nella quale sono cresciuto e della mia giovinezza e la vecchietta a sua volta raccontò di sé e della sua vita. Fu un dialogo bello e da quel giorno il nostro rapporto cambiò. L’amore a Gesù in croce aveva portato i suoi frutti.

Dopo qualche mese la vecchietta si ammalò gravemente ed io la visitai nell’ospedale. Dopo un po’ la situazione si aggravò ed alla fine morì. Proprio in quei giorni ero assente dalla parrocchia e mi sostituivano sacerdoti della stessa famiglia religiosa che vi era stata prima ed ai quali la vecchietta voleva tanto bene. Mi sembrava quindi naturale che fossero loro a celebrare il funerale. Ma, con mia sorpresa, la famiglia della signora defunta mi cercò e mi chiese di venire io a celebrare la messa. Era stato questo l’ultimo desiderio della signora.

Attraverso episodi come questo, la situazione in parrocchia ormai è totalmente cambiata e vedo crescere di anno in anno la comunione fra tutti.