Costruire la Chiesa di pietre vive

di Tonini-Veiss

In Alto Adige, un parroco di lingua italiana ed un viceparroco di lingua tedesca costruiscono la comunione tra loro e, di riflesso, fra i due gruppi linguistici. Tra conquiste e difficoltà, cadono barriere che sembravano incrollabili.

Salvatore Tonini: Sinigo è una località fatta sorgere artificialmente negli anni 30 dal fascismo con lo scopo di italianizzare l’ambiente tedesco. Fin verso gli anni ’80, questa frazione in periferia di Merano era composta, infatti, soltanto da abitanti di lingua italiana. Da allora sono sorti via via grandi complessi abitativi e la popolazione è aumentata da 700 a circa 3000 persone, di cui 600 di lingua tedesca. è in questo contesto che Josef, che è di lingua tedesca, e io siamo stati mandati dal vescovo, per contribuire a realizzare l’unità tra i gruppi etnici.

Prima di arrivare sul posto, non conoscevamo affatto questa parrocchia, se non attraverso le problematiche presentate dai giornali e le paure e perplessità di nostri colleghi. Pensando che era volontà di Dio espressa dal vescovo accettare l’incarico e visto che non avevamo nessuna particolare difficoltà a riguardo, abbiamo detto il nostro . Come dappertutto, anche qui non c’era altro che gente da amare e difficoltà e problemi da affrontare o meglio da tramutare in amore più grande. E soprattutto c’era da vivere in comunione con Josef affinché il vero parroco fosse Gesù fra noi.

Josef Weiss: Eravamo consci che per contribuire a realizzare l’unità fra i due gruppi linguistici, bisognava cominciare da noi due. E noi non ci distinguiamo soltanto per l’altezza o per il colore dei capelli e per l’età. Per carattere e mentalità io sono un vero tedesco, mentre Salvatore lo si può definire senz’altro un tipico italiano. Se io mi tolgo la giacca per il caldo, lui va in cerca del cappotto... Ma poiché siamo venuti a Sinigo prima di tutto per vivere il comandamento di Gesù, l’amore scambievole, in tutte queste differenze e nelle difficoltà troviamo l’occasione per vivere il vangelo. E quando al mattino, per dare il fondamento giusto all’intera giornata, ci dichiariamo di essere pronti a dare la vita l’uno per l’altro, sappiamo bene cosa vuol dire.

Alla fine di un anno pastorale, con il consiglio parrocchiale abbiamo guardato indietro per fare una verifica del lavoro svolto. Dopo un po’ si è alzato un signore ed ha detto: Certo, abbiamo fatto tante cose e vissuto dei momenti molto belli, ma la cosa più bella, per noi, è stato vedere come voi parroci vi volete bene.

Recentemente poi, durante un incontro biblico, una giovane mamma ha cominciato a raccontare delle sue difficoltà con la fede e con la chiesa. "Conoscendo però questi due sacerdoti – ha detto – ho ripreso ed anzi voglio approfondire la vita cristiana". Per tutta risposta un papà di famiglia, quasi per incoraggiarla, aggiunge: "Sai, neanch’io sarei qui se non avessi conosciuto la vita di questi sacerdoti". E gli altri in coro: "Sì, sì, è proprio vero!".

Salvatore Tonini: A tre anni di distanza si vedono meglio i passi fatti. è cresciuto il rapporto fra noi due, frutto di un quotidiano impegno di vivere l’uno per l’altro. Ogni giorno, per amare, so che devo pagare un prezzo, quello di capire ed accettare la diversità dell’altro e di camminare assieme.

Per esempio, quando a me viene in mente un’idea, un’iniziativa, parto subito a realizzarla. Ma poi mi dico: "Prima devi parlarne, devi confrontarti con Josef!". E per un parroco "sperimentato" di 62 anni costa dover rinunciare a decidere da solo!

Così è stato anche per i rapporti con il gruppo di lingua tedesca: amarci ha voluto dire imparare faticosamente la loro lingua ed il loro dialetto, ma ho visto che da questo è nato un bel rapporto, di stima e di fiducia reciproca.

Un giorno sono venute alcune signore di lingua tedesca. Sapendo che avevo bisogno di candele decorate per i battesimi, si sono presentate con 15 candele lavorate da loro stesse per farne dono ai bambini di lingua italiana che sarebbero stati battezzati nei mesi successivi.

Una volta Josef era assente e toccava a me celebrare la messa per i fedeli di lingua tedesca. Con un po’ di batticuore, sono riuscito ad arrivare alla fine. Salutando i fedeli, li ringraziai per la loro attenzione e pazienza. E – cosa rara per gli Altoatesini – mi fecero un applauso di approvazione e incoraggiamento.

Josef Weiss: Ogni tanto osiamo fare per tutti insieme una celebrazione bilingue. Come in occasione della festa del Corpus Domini. Quella volta, assieme a Salvatore, ci eravamo impegnati in modo speciale, perché la celebrazione fosse armoniosa e bella. Ed invece, per diversi motivi, tutto è andato di traverso. A un certo punto ho notato il volto di Salvatore, contento, nonostante tutto. E mi sono detto: forse è proprio attraverso questo dolore che possiamo contribuire alla realizzazione di una maggiore unità fra i due gruppi linguistici. Ho detto allora un sì deciso e profondo a Gesù: in fondo era lui che si presentava in quei disguidi. Dopo la celebrazione si avvicina il giornalista di un quotidiano locale e ci dice quanto è rimasto colpito dall’armonia – secondo lui unica – che ha trovato in questa celebrazione. Ne ha scritto, successivamente, in un articolo a tutta pagina.

Per l’estate scorsa avevamo deciso di celebrare soltanto una messa prefestiva, bilingue, dato che i partecipanti in quel periodo sono pochi e spesso manca uno di noi per motivi di vacanza o per qualche campeggio. Celebrazioni di questo tipo nella nostra terra non sono sempre ben viste, ma il risultato è stato sorprendente: non pochi hanno proposto di continuare così per tutto l’anno. Qualcuno forse anche per una certa nostalgia verso il latino che si è usato per certe preghiere comuni. Ma soprattutto perché noi due andiamo incontro agli uni e agli altri, costruiamo rapporti con tedeschi e italiani. Per cui la messa bilingue sembrava alla gente una logica conseguenza.

Salvatore Tonini: Da qualche tempo stiamo affrontando una grossa impresa: costruire una nuova chiesa e un centro pastorale. Ci siamo detti sin dall’inizio che, come prima cosa, non ci interessava la costruzione materiale, ma vivere quella parola del Vangelo che dice: "Cercate prima il Regno di Dio, e il resto vi sarà dato in sovrappiù".

Non nascondiamo che ci sono stati molti momenti di difficoltà ed anche di incomprensione, ma abbiamo cercato di viverli alla luce di questa Parola, utilizzandoli come pietre preziose per la costruzione della chiesa viva fra noi. Alla fine, tutto si è superato. E non solo: abbiamo constatato che le scelte fatte in questo modo superano di molto le nostre e quelle di altri. A volte possiamo toccare proprio con mano quanto Gesù in mezzo è il migliore architetto, ingegnere, ecc. E puntualmente è arrivato anche il "sovrappiù": la Curia diocesana ha condonato un bel po’ di debiti della parrocchia e la Provincia ci ha finanziato con una somma del tutto inaspettata.

Josef Weiss: Era già pronto un primo progetto che prevedeva la demolizione della chiesa vecchia. Alle assemblee dei parrocchiani è stato approvato. Ad un certo punto, però, sono cominciate a girare voci che qualcuno voleva fare una raccolta di firme contro quella demolizione. Ci è stato consigliato di non farci caso e di andare avanti, perché si trattava di gente piuttosto lontana dalla parrocchia. Vivevamo in quel mese la Parola: "Imparate che cosa significhi: misericordia io voglio e non sacrificio". Abbiamo deciso allora di mettere ancora una volta tutto in discussione e di andare a cercare anche i cosiddetti lontani. Alla fine siamo giunti alla conclusione che era meglio lasciare in piedi la vecchia chiesa e ci siamo messi a fare un nuovo progetto. Subito ne abbiamo visto i molti vantaggi. Ma soprattutto, anche in questa occasione, abbiamo potuto costruire un pezzo di chiesa viva, di vera unità.

Salvatore Tonini: Della chiesa nuova, non si vede ancora niente, ma siamo alla fine del lungo cammino burocratico. Quello che già si vede, e di cui siamo felici, è l’amicizia e la comunione che sta crescendo a tutti i livelli: con i politici, con i superiori, con i giornalisti, con i confratelli, e, nella parrocchia, fra i due gruppi etnici.