Chiara Lubich

Accendi una cellula viva

Se ti guardi attorno, per certe città dove passi, rimani sgomento e ti pare che la realizzazione di una società cristiana sia lontana. Il mondo con le sue vanità sembra dominare...E diresti utopia il testamento di Gesù se non pensassi a Lui, che pure ha visto un mondo simile a questo e, al colmo della sua vita, è parso travolto da esso, vinto dal male. Anche Lui guardava tutta quella folla che amava come se stesso, Lui, Dio che l’aveva creata; ed avrebbe voluto gettare i ponti che dovevano riunirla come figli al Padre, ed unire fratello a fratello. (...)Guardava il mondo così come lo vediamo noi, ma non dubitava. Pregava di notte il Cielo lassù e il Cielo dentro di Sé: l’Essere vero, il Tutto concreto, mentre fuori per le vie camminava la nullità che passa. Occorre fare anche noi come Lui e non staccarsi dall’Eterno, dall’Increato che è radice al creato. (...)Farsi un tutt’uno con la Trinità che riposa nell’anima, illuminandola di eterna luce. Allora t’accorgerai che, con gli occhi non più spenti, guardi il mondo e le cose, ma non più tu li guardi: è Cristo che guarda in te, e rivede ciechi da illuminare e muti da far parlare e storpi da far camminare. Ciechi alla visione di Dio dentro e fuori di loro, storpi immobilizzati, ignari della divina volontà che dal fondo del loro cuore li sprona al moto eterno che è l’eterno amore. Vedi e scopri la tua stessa luce in loro: il tuo vero io, che è Cristo, la realtà viva di te in loro, e, ritrovatolo, ti unisci con Lui nel fratello. Così accendi una cellula del Corpo di Cristo, cellula viva, focolare di Dio, che ha il fuoco da comunicare agli altri e con esso la luce. È Dio che fa di due uno, e si pone a terzo come relazione di essi: Gesù fra loro. Così l’amore circola e porta spontaneamente con sé, come un fiume travolgente, ogni altra cosa che i due posseggono: i beni dello spirito e quelli materiali. E ciò è testimonianza fattiva ed esterna dell’amore unitivo e vero.

Da: Scritti spirituali, vol. 2, p. 161s