Due dimensioni fondamentali

È un’esigenza irrinunciabile dell’incarnazione il continuo scambio tra istituzione e carisma. In nessun modo questo rapporto può essere pensato in termini di alternativa dialettica, quasi che l’istituzione non sia affermata dal carisma e che il carisma non abbia bisogno dell’istituzione. Essi sono alla fine l’unica realtà della Chiesa. Si potrebbe forse pensare l’organismo umano senza lo scheletro che lo sostiene o il cuore che ne è la fonte? Così non è pensabile che la Chiesa viva senza istituzione.

I Movimenti sono allora richiamati a due dimensioni fondamentali che ne certificano, in un certo senso, l’autenticità. La prima di esse è il riferimento filiale ai vescovi e al Papa. La gerarchia non ha il monopolio dei carismi, ma possiede il carisma del discernimento e dell’ordinazione di tutti i carismi al bene comune della Chiesa. In secondo luogo l’autentico carisma deve sollecitare un’apertura fraterna verso tutte le altre esperienze, che in diverso modo conducono all’unica verità su Dio e sull’uomo rivelata in Cristo.

Come bisogna non estinguere lo Spirito, così è necessario favorire l’unione dei cuori e delle energie... Un Movimento è una modalità totalizzante di vivere la fede e proprio per questo, quanto più è vissuto, tanto più è spalancato a qualsiasi altro Movimento. Così altri che vivono la loro appartenenza con verità non possono non apprezzare, valorizzare, nel rispetto, la nostra esperienza.

I Movimenti, "canale privilegiato per la formazione e promozione di un laicato attivo e consapevole del proprio ruolo nella Chiesa e nel mondo", hanno trovato la loro massima valorizzazione e comprensione dal magistero pontificio. In una conferenza pubblica1 il cardinale Joseph Ratzinger ha affermato: "Oggi conosciamo di nuovo il fenomeno di Movimenti apostolici sovraterritoriali provenienti "dal basso", in cui fanno la loro comparsa nuovi carismi e rianimano la pastorale territoriale. Anche oggi troviamo un certo tipo di Movimenti, che non possono essere ricondotti al principio episcopale, ma che si appoggiano piuttosto sia a livello teologico che pratico al Primato, il quale rimane così ancora nuovamente fattore di un vitale e fruttuoso pluralismo nella Chiesa, proprio per il fatto che esso consente di collocare la loro unità in una realtà concreta".

Nel corso della stessa conferenza il cardinale ha ricordato che nella partecipazione all’apostolato della Chiesa universale i Movimenti rendono "feconda e integra la pastorale della Chiesa locale". È una notazione importante perché ricorda la sostanziale universalità cattolica che definisce la Chiesa. Essa infatti non può essere ridotta alla "congregazione" delle Chiese locali, ma è un corpo nel quale Pietro è garante di unità per tutti2.

Luigi Giussani


1. Tenuta a Bari il 28 gennaio 1985. 2. Testo tratto dal sito: www.comunione-liberazione.org