La bellezza ci fa toccare in qualche modo il divino

Testimonianza in musica

Anche ai nostri giorni Gesù passa per le vie del mondo e sceglie i suoi collaboratori negli ambienti più diversi, come quello degli artisti, sorprendendo tutti, anche i diretti interessati.

La sorpresa di una chiamata

L’esperienza, che vi andrò raccontando si è sviluppata sotto i miei occhi, un passo alla volta, senza un mio progetto preciso, ma piuttosto con la sensazione che sia Dio a plasmarla, secondo i suoi disegni.

Ero un pianista, diplomato al Conservatorio di Milano; avevo studiato per tre anni a Parigi, in un conservatorio di alto livello; le mie prospettive erano quelle del musicista, concertista e insegnante. Poi ci fu una svolta che sorprese tutti, me per primo. Mentre pregavo, risuonò forte nel mio cuore una Parola di Gesù: "Và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi" (Mc 10, 21). Era un invito chiaro a scegliere il disegno di Dio su di me e non i miei progetti.

Quando riuscii a dirgli di sì, mi si spalancarono nuovi orizzonti, impensabili. Grazie all’incontro con il Movimento dei focolari scoprii che quel Dio che mi chiamava era Amore e imparai a rileggere tutta la mia storia passata alla luce di questa intuizione folgorante. Dopo un certo tempo presi contatto con il seminario di Milano; il rettore mi accolse, chiedendomi di portare anche il pianoforte, nonostante le mie rimostranze. Volevo, infatti, lasciare tutto per Dio. Ma compresi poco alla volta che si trattava di fare la sua volontà, non la mia. E questa volontà era tutta da scoprire.

Mantenni alcuni contratti importanti, studiando in tempi ristretti, i concerti riuscirono bene. Ormai cercavo di amare suonando e questo mi sgravava da molte ambizioni e preoccupazioni. Forse era un segno che Dio voleva da me qualcosa di particolare, un modo inedito di vivere il ministero sacerdotale.

Una strada nuova

Un giorno mi fu chiesto di raccontare la mia esperienza, interpretando anche alcuni brani al pianoforte. Avrei voluto scrivere quanto dovevo dire, ma non riuscivo. Ne parlai con un amico che mi disse: immagina che io sia il pubblico, tu parla, io sono dalla tua parte, ti faccio unità, credi all’amore. Mi sbloccò e rimasi impressionato da questo episodio. Quando mi presentai davanti alla gente avevo ritrovato scioltezza e serenità. Mi accorsi che i due linguaggi, parola e musica, si sostenevano e illuminavano a vicenda, mi aiutavano a comunicare in modo nuovo quello che mi premeva dire a tutti. I presenti ne furono molto contenti. Davanti a me si apriva una strada.

Ordinato prete la mia prima destinazione fu in un oratorio. I1 tempo di studio era davvero risicato. Per preparare alcune serate, che intitolavo "Testimonianza in musica", mi rimaneva solo la sera tardi, dopo le riunioni. Vedevo profilarsi all’orizzonte la prospettiva di interrompere questa mia attività, perché capivo che era comunque necessario offrire una prestazione musicale di livello dignitoso, ed io rischiavo di non farcela più. Intervenne il mio vescovo, il cardinale Martini, e mi destinò ad una grande parrocchia di Milano, dove risiedo da tre anni. Pur avendo incarichi pastorali ben precisi, che mi prendono la maggior parte del tempo, ho però la possibilità di sviluppare questo talento.

Da allora infatti ho iniziato ad affiancare alla classica e collaudata "Testimonianza in musica" un nuovo tipo di serata "a tema", che cerco di variare ogni anno. La sequenza dei brani musicali è scelta in modo da offrire un percorso spirituale, che vado tracciando con brevi riflessioni. Ciascun brano è introdotto da una sintetica spiegazione al pianoforte, che propone una chiave di ascolto accessibile a tutti e in linea con il tema della serata.

Noto, infatti, che la musica classica, pur apprezzata da tanti, appare ai non esperti come un linguaggio affascinante ma un po’ astruso, riservato agli "iniziati", di cui i più percepiscono solo impressioni generiche. Spesso vengo ringraziato per averla resa più comprensibile.

Prima dell’esecuzione dell’intero brano viene letto un testo poetico, letterario o spirituale, che illumina e sintetizza quanto è stato detto a parole. In alcune occasioni ho provato a proiettare alcune diapositive, per suggerire intuizioni che provengono anche dal linguaggio delle immagini. L’impressione che ne ricavo è davvero incoraggiante. Mi sembra che i vari linguaggi (parola, musica, arte figurativa) aprano degli squarci, che proiettano luce da vari punti sull’Uno. Ciascun linguaggio, infatti, ha una sua originalità e una sua peculiarità insostituibile, "dice" ciò che in altro modo sarebbe impossibile esprimere. È un po’ come ammirare uno stesso diamante da differenti angolature.

Donare il Vangelo con la musica

È sempre più frequente la presenza in sala di musicisti anche professionisti: nascono rapporti nuovi, dialoghi profondi, che non si limitano semplicemente alla musica; alcuni di loro vengono a trovarmi nei giorni successivi.

Soprattutto mi accorgo che si sviluppa così un annuncio del Vangelo attraverso la musica, che incuriosisce e attira anche coloro che abitualmente vivono lontani dai nostri ambienti. Capita che siano proprio loro i più entusiasti a fine serata.

Ricordo un assessore che mi ringraziava commosso, senza voler aggiungere parole; come pure un sindaco con sua moglie, anch’essi di convinzioni non religiose, che a fine serata m’invitavano molto calorosamente a ritornare ogni anno.

Questi recitals non nascono solo dalla mia fantasia, ma sono anche frutto di un dialogo con altri artisti, animati come me dal desiderio di stabilire, per l’amore reciproco, la presenza di Gesù in mezzo a noi. Così spesso mi accorgo che devo "perdere" la mia idea nell’unità, per ritrovarla arricchita dall’ascolto e dal confronto con il fratello. E si realizza una specie di nuova ispirazione, che ormai non appartiene più al singolo, ma è frutto dell’unità, della presenza del Risorto tra noi.

È questa nuova intuizione che più mi sta a cuore e che desidero realizzare in modo sempre più maturo. Mi sembra proprio un modo nuovo, suscitato dal carisma dell’unità, che illumina l’arte, e propone forme espressive inedite e finora impensabili.

Infatti, ciò che colpisce il pubblico non è solo la musica o le parole, ma un senso profondo di pace e di gioia. Non sarà la bellezza dell’arte, tanto più se vissuta in unità, a far sperimentare in qualche modo il divino?

Carlo José Seno