L’ispirazione sa ricavare un’opera d’arte anche da un volgare pezzo di legno che acquista così significato per tutti gli sguardi che si posano su di lui

Dio, gli artisti e la bellezza

L’autore è un sacerdote belga che sa coniugare l’attività pastorale, rivolta prevalentemente ai giovani, con quella artistica. A una sua mostra di sculture in legno, qualcuno ha osservato: "Qui tutto evoca la dolcezza dell’incontro, il calore del rapporto, la profondità dello sguardo e quindi l'apertura al divino". Ma per lui cos’è l’arte? Ce ne parla egli stesso con alcuni rapidi cenni.

Una pedagogia

Da sempre la religione ha ispirato l'espressione artistica, partendo da Dio, da Gesù, dai suoi discepoli, e utilizzando la pittura, le vetrate, le sculture, per raggiungere, interpellare, guidare gli esseri umani. Questo rientra nel tentativo di dire Dio attraverso l’arte. Ma anche un’altra via (ma è veramente un’altra?) può essere presa in considerazione: creare opere d’arte che permettano di scoprire Dio, che per lo meno suscitino la ricerca, che conducano al di là del materiale, del fisico…".

Oggi in un mondo nel quale i riferimenti biblici sono scomparsi o quasi, dove le vite dei santi sono spesso paragonate a leggende, dove la liturgia ha perso la sua forza espressiva (non il suo significato), mi sembra urgente cercare altre vie per entrare nello spirituale. Ma come fare?

Se al centro della mia vita c’è il desiderio di far conoscere e amare Dio...

Se sono persuaso che la cosa più grande, specie per i giovani, è dar loro la possibilità di scoprire se stessi, prendere coscienza delle loro potenzialità, dissotterrare "il tesoro" che è nel loro cuore e servirsene...

Se ho avvertito in quale ambito espressivo (ascolto, parola, arti, animazione, discernimento, convivialità, tecnica,…) ho un minimo di capacità e, di conseguenza, sono disposto a mettermi in stato di servizio…

...Allora ho la chance di creare bellezza, di farla scoprire agli altri, di lasciarla "parlare" ai cuori, senza imporre niente.

...Allora posso suscitare équipes d’animazione nelle quali può svilupparsi la pedagogia della bellezza, aperta a tutti, che non esige nessuna pregiudiziale né sociale, né intellettuale, né religiosa.

...Allora la mia vita può testimoniare che io sono in Dio e che Lui è in me, e quelli che mi avvicinano lo possono sentire.

La testa, il cuore e le mani

L’uomo è ricco di diverse facoltà che fanno di lui un essere culturale. Quelle della riflessione sono simbolizzate dalla testa. Quelle dell’azione pratica sono simbolizzate dalle mani. La testa è anche lo spirito, l’immaginazione, la fantasia. E le mani sono allo stesso tempo degli strumenti per costruire macchine e utensili, per fare delle decorazioni, modellare delle forme, colorare gli spazi.

E il cuore? Il cuore simboleggia l’affettività, la passione, gli slanci e gli impegni. Evoca tutto ciò che è relazioni umane, associazioni, amicizie, rapporto di coppia. Il cuore, secondo il linguaggio biblico, simboleggia tutta la persona umana, ma più particolarmente la sua volontà, le sue scelte libere.

Unendo queste tre dimensioni, si può accedere a molte discipline. Io ho scelto di mettere nella provetta della miscela l’ attività artistica, in concreto la scultura.

Ora un’opera è spesso il risultato di parecchi modi di procedere. Quello della testa, che raccoglie l’ispirazione, che sarebbe? Quella "lampadina" che si accende e fa il "ciac"! A volte alla fine di una lunga ricerca, altre volte girando lo sguardo a caso qua e là e scoprendo ciò che dà l’avvio al progetto.

Quello delle mani e degli strumenti che, dopo la scelta del pezzo di legno e lo schizzo del progetto sotto forma di disegno, di composizione o di modello di terra, operano per sbozzare, dare forma, accentuare dei dettagli, fissare la superficie definitiva (lisciare, tingere, verniciare).

E il cuore? Se non è messo in azione lungo tutto il procedimento, questo raramente può giungere a buon fine. Il cuore è la motivazione: che cosa cerca di esprimere l’artista? A chi destina quest’opera? Quale gioia lo pervade durante tutto il processo creativo, ma anche, quale sofferenza?

L’arte e la vita trinitaria

Sono convinto che l’esperienza e la comunicazione artistica in qualche modo riflettono la Trinità e trovano in essa la loro ultima fonte.

La vita di uno scultore, infatti, partecipa per certi versi all’azione dei Tre. Prenderne coscienza può essere di stimolo e di luce.

La parte del Padre: la concezione dell’opera, la sua creazione, la sua generazione.

La parte del Figlio, del Verbo, come lo chiama Giovanni: sarà l’esposizione delle opere, la loro utilizzazione in pubbliche manifestazioni o in celebrazioni; sarà il momento nel quale le opere parlano, esprimono qualcosa dell’autore o di Dio.

La parte dello Spirito: potrebbe essere la condivisione, cioè la circolazione delle impressioni di coloro che vedono, che toccano le opere, che scoprono e provano dei sentimenti, comprendono o domandano; e anche l’offerta della propria comprensione da parte dell’autore, la sua ispirazione e le sue reazioni alle cose dette da coloro che scoprono la sua opera. Ed è, prima di tutto, l’ispirazione che è alla base della creazione.

Come Maria

"Vivere Maria" è un’espressione abbastanza nuova nella Chiesa. Essa propone di vedere Maria in quel posto che nessuno le può togliere: quello della prima cristiana. Chi più di lei è vissuta con il Cristo? Chi l’ha seguito fino alla fine e anche oltre? Chi ha lasciato penetrare in sé le Parole del Verbo, anche se, in certi momenti, erano come spade che trapassavano la sua anima? Vivere come Maria non può che avvicinarci a Dio.

Praticare la scultura, realizzare una creazione artistica, per me ha a che fare con Maria, con il "vivere Maria", è lavorare per un certo tempo, con pazienza, per "mettere al mondo" un’opera. Non solo. Lo stesso legno si lascia scavare, perde parte della sua sostanza per farsi plasmare dall’artista: anche la materia, nella quale l’arte si esprime, ci dona il suo messaggio mariano...

Jacques Renders