Verso un rinnovato dialogo
Riportiamo lultima parte della Lettera di Giovanni Paolo II agli artisti, "a quanti dice il Papa con appassionata dedizione cercano nuove "epifanie" della bellezza per farne dono al mondo nella creazione artistica".
La Chiesa ha bisogno dellarte
Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha bisogno dellarte. Essa deve, infatti, rendere percepibile e, anzi, per quanto possibile, affascinante il mondo dello spirito, dellinvisibile, di Dio. Deve dunque trasferire in formule significative ciò che è in se stesso ineffabile. Ora, larte ha una capacità tutta sua di cogliere luno o laltro aspetto del messaggio traducendolo in colori, forme, suoni che assecondano lintuizione di chi guarda o ascolta. E questo senza privare il messaggio stesso del suo valore trascendente e del suo alone di mistero.
La Chiesa ha bisogno, in particolare, di chi sappia realizzare tutto ciò sul piano letterario e figurativo, operando con le infinite possibilità delle immagini e delle loro valenze simboliche. Cristo stesso ha utilizzato ampiamente le immagini nella sua predicazione, in piena coerenza con la scelta di diventare egli stesso, nellIncarnazione, icona del Dio invisibile. La Chiesa ha bisogno, altresì, dei musicisti. (...) Nel canto la fede si sperimenta come esuberanza di gioia, di amore, di fiduciosa attesa dellintervento salvifico di Dio. La Chiesa ha bisogno di architetti, perché ha bisogno di spazi per riunire il popolo cristiano e per celebrare i misteri della salvezza.(...) Non di rado, infatti, si sono costruiti templi che sono, insieme, luoghi di preghiera ed autentiche opere darte.
Larte ha bisogno della Chiesa?
La Chiesa, dunque, ha bisogno dellarte. Si può dire anche che larte abbia bisogno della Chiesa? La domanda può apparire provocatoria. In realtà, se intesa nel giusto senso, ha una sua motivazione legittima e profonda. Lartista è sempre alla ricerca del senso recondito delle cose, il suo tormento è di riuscire ad esprimere il mondo dellineffabile. Come non vedere allora quale grande sorgente di ispirazione possa essere per lui quella sorta di patria dellanima che è la religione? (...)
È emerso anche il peculiare legame esistente tra larte e la rivelazione cristiana. Ciò non vuol dire che il genio umano non abbia trovato suggestioni stimolanti anche in altri contesti religiosi. Basti ricordare larte antica, specialmente quella greca e romana, e quella ancora fiorente delle antichissime civiltà dellOriente. Resta vero, tuttavia, che il cristianesimo, in virtù del dogma centrale dellincarnazione del Verbo di Dio, offre allartista un orizzonte particolarmente ricco di motivi di ispirazione. Quale impoverimento sarebbe per larte labbandono del filone inesauribile del Vangelo!
Appello agli artisti
Con questa Lettera mi rivolgo a voi, artisti del mondo intero, per confermarvi la mia stima e per contribuire al riannodarsi di una più proficua cooperazione tra larte e la Chiesa. Il mio è un invito a riscoprire la profondità della dimensione spirituale e religiosa che ha caratterizzato in ogni tempo larte nelle sue più nobili forme espressive. È in questa prospettiva che io faccio appello a voi, artisti della parola scritta e orale, del teatro e della musica, delle arti plastiche e delle più moderne tecnologie di comunicazione. Faccio appello specialmente a voi, artisti cristiani: a ciascuno vorrei ricordare che lalleanza stretta da sempre tra Vangelo ed arte, al di là delle esigenze funzionali, implica linvito a penetrare con intuizione creativa nel mistero del Dio incarnato e, al contempo, nel mistero delluomo.
Ogni essere umano, in un certo senso, è sconosciuto a se stesso. Gesù Cristo non soltanto rivela Dio, ma "svela pienamente luomo alluomo" (GS 22). In Cristo Dio ha riconciliato a sé il mondo. Tutti i credenti sono chiamati a rendere questa testimonianza; ma tocca a voi, uomini e donne che avete dedicato allarte la vostra vita, dire con la ricchezza della vostra genialità che in Cristo il mondo è redento: è redento luomo, è redento il corpo umano, è redenta lintera creazione, di cui san Paolo ha scritto che "attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio" (Rm 8,19). Essa aspetta la rivelazione dei figli di Dio anche mediante larte e nellarte. È questo il vostro compito. A contatto con le opere darte, lumanità di tutti i tempi anche quella di oggi aspetta di essere illuminata sul proprio cammino e sul proprio destino. (...)
La "Bellezza" che salva
Sulla soglia ormai del terzo millennio, auguro a tutti voi, artisti carissimi, di essere raggiunti da queste ispirazioni creative con intensità particolare. La bellezza che trasmetterete alle generazioni di domani sia tale da destare in esse lo stupore! Di fronte alla sacralità della vita e dellessere umano, di fronte alle meraviglie delluniverso, lunico atteggiamento adeguato è quello dello stupore.
Da qui, dallo stupore, potrà scaturire quellentusiasmo di cui parla Norwid nella poesia a cui mi riferivo allinizio. Di questo entusiasmo hanno bisogno gli uomini di oggi e di domani per affrontare e superare le sfide cruciali che si annunciano allorizzonte. Grazie ad esso lumanità, dopo ogni smarrimento, potrà ancora rialzarsi e riprendere il suo cammino. In questo senso è stato detto con profonda intuizione che "la bellezza salverà il mondo" (F. Dostoevskij, LIdiota, P. III, cap. V, Milano 1998, p. 645).
La bellezza è cifra del mistero e richiamo al trascendente. È invito a gustare la vita e a sognare il futuro. Per questo la bellezza delle cose create non può appagare, e suscita quellarcana nostalgia di Dio che un innamorato del bello come santAgostino ha saputo interpretare con accenti ineguagliabili: "Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato!" (Confessiones 10, 27: CCL 27, 251).
I vostri molteplici sentieri, artisti del mondo, possano condurre tutti a quellOceano infinito di bellezza dove lo stupore si fa ammirazione, ebbrezza, indicibile gioia. Vi orienti ed ispiri il mistero del Cristo risorto, della cui contemplazione gioisce in questi giorni la Chiesa. Vi accompagni la Vergine Santa, la "tutta bella" che innumerevoli artisti hanno effigiato e il sommo Dante contempla negli splendori del Paradiso come "bellezza, che letizia era ne li occhi a tutti li altri santi" (Paradiso, XXV, 1-2).
Giovanni Paolo II