Vogliamo ritornare amici?
La vostra missione, la vostra arte è proprio quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità. (...) Voi avete anche questa prerogativa nellatto stesso che rendete accessibile e comprensibile il mondo dello spirito: di conservare a tale mondo la sua ineffabilità, il senso della sua trascendenza, il suo alone di mistero, questa necessità di raggiungerlo nella facilità e nello sforzo allo stesso tempo.
Questo coloro che se ne intendono lo chiamano "Einfühlung", la sensibilità, cioè, la capacità di avvertire, per via di sentimento, ciò che per via di pensiero non si riuscirebbe a capire e ad esprimere voi questo fate! Ora in questa vostra maniera, in questa vostra capacità di tradurre nel circolo delle nostre cognizioni... voi siete maestri. E se Noi mancassimo del vostro ausilio, il ministero diventerebbe balbettante ed incerto e avrebbe bisogno di fare uno sforzo, diremmo, di diventare esso stesso artistico, anzi di diventare profetico. Per assurgere alla forza della espressione lirica della bellezza intuitiva, avrebbe bisogno di far coincidere il sacerdozio con larte.
Bisogna ristabilire lamicizia tra la Chiesa e gli artisti. Non è che lamicizia sia stata mai rotta, in verità , ma come avviene tra parenti, come avviene fra amici, ci si è un po guastati. Non abbiamo rotto, ma abbiamo turbato la nostra amicizia. Ci permettete una parola franca? Voi Ci avete un po abbandonato, siete andati lontani, a bere ad altre fontane, alla ricerca sia pure legittima di esprimere altre cose; ma non più le nostre. ( )
Ma per essere sincero... noi vi abbiamo fatto un po tribolare, perché vi abbiamo imposto come canone primo limitazione, a voi che siete creatori, sempre vivaci, zampillanti di mille idee e di mille novità. Noi vi si diceva abbiamo questo stile, bisogna adeguarvici; noi abbiamo questa tradizione, e bisogna esservi fedeli; noi abbiamo questi maestri, e bisogna seguirli; noi abbiamo questi canoni, e non vè via di uscita. Vi abbiamo talvolta messo una cappa di piombo addosso, possiamo dirlo; perdonateci! E poi vi abbiamo abbandonato anche noi. Non vi abbiamo spiegato le nostre cose, non vi abbiamo introdotti nella cella segreta, dove i misteri di Dio fanno balzare il cuore delluomo di gioia, di speranza, di letizia, di ebbrezza. ( ).
Noi dobbiamo domandare a voi tutte le possibilità che il Signore vi ha donato, e, quindi, nellambito della funzionalità e della finalità, che affratellano larte al culto di Dio, noi dobbiamo lasciare alle vostre voci il canto libero e potente, di cui siete capaci. E voi così bravi da interpretare ciò che dovrete esprimere, da venire ad attingere da noi il motivo, il tema, e qualche volta più del tema, quel fluido segreto che si chiama lispirazione, la grazia, il carisma dellarte. E, a Dio piacendo, ve lo daremo.
Paolo VI
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Alla Messa degli artisti nella Cappella Sistina il 7 maggio 1964, AAS 56 (1964).