NOTIZIE DAL MONDO DEI SEMINARI – 20

a cura della segreteria internazionale del movimento gens

Dopo il Congresso internazionale dei seminaristi:

ÉQUIPES

al servizio della

COMUNIONE

Il tema Gesù crocifisso ed abbandonato: ponte fra Cielo e terra ha aperto un nuovo capitolo della nostra vita e della nostra crescita spirituale. Abbiamo sentito che dobbiamo morire a noi stessi affinché l’uomo nuovo cresca in noi e abbiamo capito che si tratta di amare per primi, con un amore fattivo, aperto a tutti e rivolto a Gesù in ciascuno. Di ritorno in Kenya, abbiamo messo al corrente i nostri Vescovi e i nostri formatori di quello che avevamo vissuto. E in seminario abbiamo iniziato a condividere i nostri beni e a metterli a disposizione di chi è nel bisogno".

A scrivere queste righe sono due studenti del Christ the King Mayor Seminary nei pressi di Nairobi. Come loro, molti altri ci comunicano la novità di vita che è scaturita per loro dal Congresso internazionale di seminarsti alla fine del ’98 a Castel Gandolfo.

Per fare un altro esempio, diamo la parola a Sulio, Sosefo e Mika, che erano giunti a Roma dalle Isole Fiji ed il cui viaggio di ritorno in aereo è durato due giorni, toccando fra l’altro la Corea e la Nuova Zelanda: "Abbiamo condiviso le nostre esperienze con gli altri seminaristi della diocesi e loro vogliono attuare insieme a noi la Parola di vita. Intanto cerchiamo di vivere con intensità il momento presente e di riempire la giornata di atti concreti d’amore".

Gli esempi si potrebbero moltiplicare. In un seminario del Brasile, sotto l’impulso dell’idea di portare un pezzo di cielo sulla terra, si sono modificati alcuni ambienti comunitari come la sala di studio e quella di musica. In Croazia qualcuno ha iniziato a prendersi cura dei compagni malati. In Libano, quelli che erano stati a Roma si sono ritrovati, per un week-end, con una quindicina di altri seminaristi.

Il fatto è che una vita così attira, crea uno stile, si trasmette ad altri. E nascono nei seminari, con modalità diverse, nuclei informali o vere e proprie équipes in cui si vive un’intensa vita di comunione e che cercano di rispondere con la vita alle varie necessità dell’ambiente ed oltre.

Ad essere contenti di tutto ciò non sono soltanto i seminaristi, ma anche chi da Roma segue la realtà dei seminari nel mondo intero. "Ci auguriamo che dette iniziative possano continuare a produrre frutti abbondanti di unità e di comunione ecclesiale tra coloro che si preparano a consacrare con gioia la propria vita a Dio e ai fratelli", ci ha scritto all’inizio di marzo la Congregazione per l’Educazione cattolica, con riferimento al recente Congresso.

I due punti enucleati dalle risposte di Chiara Lubich ai seminaristi, che più in là riportiamo, potrebbero essere piste privilegiate di tale impegno.

 

Cellule vive

Praga. "Nel nostro seminario siamo in quattro ad essere più profondamente impegnati in una vita d’unità. Sin dall’inizio dell’anno si è stabilita fra noi una comunione intensa ed una volta alla settimana ci ritroviamo per approfondire uno dei punti della spiritualità dell’unità. Quello che viviamo in questo nucleo ci è di luce e di stimolo per la vita e le attività con gli altri seminaristi. In particolare, siamo coinvolti in due dei gruppi previsti dall’ordinamento del nostro seminario. Uno di questi è composto soprattutto dai nuovi seminaristi. Alcuni di loro sono stati in estate con noi ad un campo di lavoro in Germania, altri hanno fatto assieme a noi incontri per giovani orientati al sacerdozio. Ogniqualvolta ci incontriamo parliamo delle nostre esperienze con la Parola di Dio, condividiamo idee e prospettive e vediamo insieme come metterci concretamente al servizio degli altri seminaristi. Ciascuno ha la possibilità di esprimersi anche attraverso giochi, canzoni, ecc. Assieme a Vitek, che accoglie nella sua camera questi incontri, abbiamo visto come sistemare la stanza a questo scopo. Così è nato uno spazio che piace a tutti e favorisce la comunione". (J.P. e F S.)

Piemonte. Riunione di sacerdoti, presente un seminarista, Maurilio. Una signora serve a tavola e Maurilio ogni volta la ringrazia. Al termine del pranzo si reca in cucina e si offre per servire il caffé. La signora, nel breve incontro, coglie l’occasione per dirgli: "Lei sarà un buon sacerdote". Sorpreso, Maurilio le chiede: "Che cosa intende dire?". E lei: "È stato l’unico che si è accorto della mia presenza". In effetti, quei sacerdoti stavano discutendo molto intensamente dei loro problemi. Di ritorno in seminario, Maurilio racconta quest’esperienza ai suoi amici. Resisi conto che anche nella loro comunità succedono sviste simili, insieme prendono l’impegno di prestare maggiore attenzione a chi è di servizio e di verificarsi sui frutti.

Filippine. "Mentre stavamo lavorando duramente per gli esami, si trattava di preparare pure la festa per gli ex-alunni. Abbiamo affidato tutto a Dio e ci siamo sforzati di vivere intensamente il momento presente. Durante la festa, uno di noi due stava seguendo con grande soddisfazione il programma culturale quando gli è stato chiesto di aiutare i seminaristi più giovani a lavare le pile di piatti che si erano usati durante la cena. Proteso ad amare Gesù negli altri, ha aderito con tale immediatezza a questa richiesta che gli altri gli hanno chiesto con stupore: "Ma perché tu sei così pronto ad aiutarci, mentre potresti seguire comodamente le presentazioni?". Di tutta risposta, ha abbozzato soltanto un sorriso ed ha continuato a lavorare con loro. Sapendo che aveva trascorso un periodo a Roma, gli altri seminaristi hanno cominciato a fargli tante domande su questa esperienza. E ne sono rimasti così toccati che ora vogliono accompagnarlo al congresso gens che si terrà nel mese di maggio a Tagaytay". (V. e W.)

Costa Rica. "Nella stanza in cui abito con otto altri seminaristi è nato un rapporto d’unità molto forte che si esprime in tanti piccoli fatti. Ogni sera, ad esempio, ci ritroviamo per la preghiera ed una volta alla settimana ci riuniamo per comunicarci a vicenda le nostre esperienze, ansie e necessità, cercando di trovare insieme una soluzione. Abbiamo iniziato anche a mettere in comune qualche soldo ed alcune altre cose per mantenere in ordine la nostra abitazione e per aiutare quei compagni che hanno qualche particolare bisogno. Questa nostra convivenza ha suscitato grande ammirazione fra gli altri seminaristi che vengono sbalorditi a vedere la nostra stanza e ci chiedono che cosa ci ispira ad organizzarci in questo modo. Rispondiamo allora che il nostro unico desiderio è quello di tenere la nostra abitazione come la casa di Nazaret". (R.E.)

Napoli. "È da qualche anno che conosciamo la spiritualità dell’unità ed anche grazie ad essa quest’anno siamo entrati in seminario. Quando abbiamo saputo che ci hanno destinati alla stessa stanza, subito ci siamo promessi a vicenda di porre a base di tutto l’amore reciproco e ci veniva spontaneo mettere in comune fra noi quello che avevamo. Per prima cosa abbiamo cercato di arredare la stanza con armonia. Inoltre abbiamo sentito il bisogno di lasciare la porta sempre aperta a tutti, proponendoci di amare ognuno come Dio lo ama. Proprio per questo, ben presto, con vari compagni si è stabilito un rapporto profondo. Volentieri essi vengono alla nostra camera, chiedono un aiuto o qualche cosa in prestito o comunicano semplicemente gioie e preoccupazioni. Uno dei momenti più forti della nostra vita è la domenica sera, quando ritorniamo dalle nostre case e ci riuniamo con gli altri seminaristi del primo anno per condividere quello che abbiamo vissuto. È questa un’opportunità preziosa in cui donare agli altri il positivo, attraverso tante esperienze concrete basate sull’arte d’amare". (L.M. e O.M.)

 

Perché cresca la comunione

(Dalle risposte colte dalla viva voce di Chiara Lubich ai seminaristi)

Come portare avanti la vita di comunione nei seminari, nelle parrocchie, nelle varie realtà ecclesiali?

Bisogna cominciare ad amare, ma amare sul serio, come il Vangelo insegna: amare tutti, amare per primi, vedere Gesù in tutti, farsi uno con gli altri...

Facendo così cosa succede? Pian pianino l’amore si fa reciproco e si stabilisce la presenza di Gesù in mezzo (cf. Mt 18, 20). Allora lui sa come condurvi e vi dice ancora nel cuore: amate. Amare vuol dire dare, non chiudervi in voi stessi. Nasce così un nucleo. Se è aperto ad amare tutti (dapprima i superiori e poi anche gli altri, magari l’ultimo, il più antipatico), allora sono felici tutti perché vedono un cristianesimo veramente autentico.

Come fare ad offrire alla gente il messaggio cristiano in modo che risponda veramente alle loro domande, ai loro problemi?

La risposta a tutto è la Parola di Dio. L’importante è rievangelizzare se stessi con la Parola di vita mese per mese, messa in pratica non solo ogni tanto, ma al punto da essere Vangeli viventi, da non essere altro che Parola.

Vivendo la Parola, si fanno tante belle esperienze, si incide sugli altri, si vedono cambiamenti interiori, si scopre una libertà nuova. Bisogna mettere in comunione con gli altri queste esperienze. Io me le scriverei, prenderei un’agenda e la riempirei di esperienze forti. Quando dovete poi trasmettere il messaggio cristiano, fare un’omelia ad esempio, allora prendete qualche esperienza che ha a che fare con il testo del Vangelo del giorno. In questo modo la Parola di Dio diventa più appetibile e molto più chiara, la capiscono molto meglio tutti.

(Congresso internazionale di seminaristi, 31 dicembre 1998, sintesi nostra)

 

Dal nord dell’Italia

Tra i seminaristi del Triveneto e dell’Alto Adige, al ritorno dal Congresso è sorta questa idea: ad ogni fine mese, prendono in mano carta e penna e appuntano quanto di più significativo hanno vissuto. Con l’aiuto delle nuove possibilità dell’internet, oltre che della posta e del fax, ne è nata una comunicazione intensa che ha trovato la sua espressione in una piccola lettera circolare che è già alla sua quarta edizione e riporta tante esperienze di Vangelo vissuto. Eccone alcune.

"In questi quindici giorni, mi sono impegnato a vivere il più possibile il Vangelo, buttandomi senza paura a guardare le persone con un occhio diverso. Vivendo in famiglia con una zia anziana, mi sono proposto di essere più disponibile sia nel servizio che nel dialogo. Durante i pasti lei mi racconta spesso di quando era giovane: questa volta io la guardavo e la vedevo felice, mentre in passato mi era sembrata noiosa e pesante. Un altro fatto è questo: qualche giorno fa, mi sono accorto che una vicina di casa, quando la salutavo, non mi rispondeva con gioia. La vedevo piuttosto chiusa su se stessa e questo mi ha fatto stare un po’ alla larga. Leggendo il commento alla Parola di vita, mi sono accorto che il mio atteggiamento non era conforme a quanto dice Gesù. Allora, quando l’ho rivista, mi sono fermato ed ho scambiato con lei alcune parole. E subito mi sono accorto che lei non aveva niente contro di me, anzi...".

"Durante una domenica di febbraio, con alcuni ragazzi della parrocchia sono andato a fare una gita sulla neve. Avevamo deciso, io e un gruppo di ragazzi più giovani di me, di prendere gli slittini. Eravamo in due o tre per slittino e facevamo una gara. Quando è stato il momento di decidere le coppie per gli slittini, un ragazzo è rimasto da solo, mentre sulla mia slitta, come su qualche altra, eravamo in tre. Ho visto in lui, che era stato emarginato, un volto di Gesù nel suo abbandono ed ho detto: "Vengo io con te". Scendendo abbiamo cominciato a conoscerci e si è stabilito un rapporto franco, sincero. Alla fine della giornata, pensando a quel "gratuitamente date" di cui parla il Vangelo, gli ho offerto una cioccolata con panna e una fetta di dolce. Lui mi ha ringraziato tantissimo, ma credo che la gioia maggiore fosse la mia, perché sperimentavo che "c’è più gioia nel dare che nel ricevere"".

"Durante gli ultimi anni, è progressivamente diminuito il numero degli ingressi in seminario, al punto che due anni fa eravamo soltanto nove seminaristi e due diaconi. Ne eravamo molto delusi e scoraggiati. Ma non volevo accettare questa situazione senza far niente. Per cui, come tempo fa si era fatto in un seminario dell’Austria, assieme ad un compagno abbiamo cominciato a pregare perché si presentassero cinque nuovi seminaristi. Con nostra grande gioia, da allora sono entrati effettivamente ogni anno cinque giovani".

 

N. B. Se vuoi comunicarci le tue impressioni, esperienze, domande, puoi indirizzarle a:

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