Tutta la vita diventa preghiera

 

"Questi passi, affaticati, sotto il sole e sotto la pioggia, per tornare a casa, sono la marcia di ritorno alla casa tua, o Padre; così come queste fatiche e cure e debiti e assilli d’ogni nome e grado, tutto il giorno, e le malattie e le estenuazioni fisiche, in cui il corpo si decompone, sono la dissoluzione della materia per arrivare al tuo regno, o Figlio; e sono, tutte queste pene, la collaborazione al sacrificio della croce, e si fanno gocce di sangue, del tuo Sangue, poiché tu le valorizzi e assimili al prodotto del tuo olocausto; e questo anelito di ritorno, questa fame di divino, questo bisogno di santificarsi è partecipazione dei tuoi doni, o Spirito Santo. E così, mi trovo in tram o in officina o per strada, e sono nel ciclo tuo, o Trinità Santissima: tu mi porti in te, io ti porto in me; e, avviandomi alla morte fisica, cresco in te, salendo per i valichi dell’ascesa mistica. Così questa cosa noiosa e uniforme e triste che è la vita in vecchiaia diviene una liberazione giovanile, un lancio d’ali per saltare nell’Eterno in mezzo al tuo sole, o Trinità increata, accanto a Maria e ai santi..."(1)

"Come siamo noi i costruttori della città umana, siamo anche, e contemporaneamente, e congiuntamente, i costruttori della città di Dio in terra... La costruiamo... valendoci dei materiali umani, della ragione... della scienza... della tecnica, della politica… Tutto il nostro lavoro diurno... diviene una produzione di beni celesti, un contributo all’edificazione della Chiesa: diviene tutta una preghiera... La vicenda di ogni giorno assume il valore di una liturgia...: incontro una sofferenza e l’offro al Signore; mi viene una gioia e la dono a Maria. Sono stanco, malato, annoiato: se unisco la mia angoscia a quella di Gesù, concorro a edificare la sua Chiesa... sì che di continuo, lungo tutto il giorno con i fratelli nei quali mi imbatto e con i quali mi unisco, anche solo per un attimo, anche con uno sguardo, compongo e scompongo una ininterrotta eucarestia mistica; e tutta la trama dei rapporti umani si fa, per Lui, una sorta di messa e opera la comunione... "(2)

"Finito il sacrificio, uscendo dalla chiesa, i fedeli trasferiscono per strada, all’officina e all’ufficio e ai campi, la sapienza del libro… e la grazia del calice…: valori divini e umani, senza di cui la società diventa branco, ma con cui la società diventa concittadinanza dei santi. Lessi sul portale d’una chiesa indiana: "Qui si entra per amare Dio; di qui si esce per amare l’uomo". Liturgia - cioè servizio - che prosegue. L’azione sacrale dei fedeli non finisce perciò alla messa: comincia alla messa. Si va in chiesa a raccogliere tesori; se ne esce per distribuirli"(3).

Igino Giordani

 


(1). Diario di fuoco, Città Nuova, Roma 1992, p. 86.
(2). Le due città, Città Nuova, Roma 1961, pp. 417 - 418; 89 - 90.
(3). Laicato e sacerdozio, Città Nuova, Roma, 1964, p. 205.