Pregare! Ma perché?
Nel suo famoso libro "Français, si vous saviez" Georges Bernanos annotava: "Il mondo si aspetta da noi ho vergogna a scriverlo il mondo si aspetta da noi, malgrado tutto, perdonatemi se lo scrivo, in questa terra spaventata dai robot, dalla minaccia così prossima di una dittatura capitalista o marxista... si aspetta da noi mio Dio, devo proprio scriverlo?, non farò ridere di me? il mondo si aspetta da noi la restaurazione universale dello spirito, la più grande rivoluzione di tutti i tempi."
A cinquantanni dalla scomparsa di questo scrittore, che seppe conquistarsi la stima di credenti e non, il suo grido di allarme resta pienamente attuale. I mali che egli denunciava non hanno fatto che aumentare. "Tra questi pericoli - osservava recentemente suo figlio Jean-Loup - cè la despiritualizzazione delluomo, il primato dellefficienza, latteggiamento conservatore borghese, lossessione del denaro, del capitalismo e via dicendo.
"Gli stessi pericoli che mio padre denunciava continua Jean-Loup minacciano ancora e sempre lumanità del nostro tempo: la disoccupazione, il ritorno della povertà, la droga, la disperazione della gioventù, il suicidio, il moltiplicarsi delle guerre, la dittatura del denaro, ma anche la democrazia, quando si proclama liberatrice delluomo e invece lo incastra sempre più in un sarcofago..."
Sì, lumanità ha estremo bisogno di ritrovare la sua dimensione spirituale e per questo deve imparare di nuovo a pregare. Non che la spiritualità si riduca a biascicar preghiere, come a volte si può pensare, ma perché non ci può essere crescita nello spirito senza un dialogo profondo con Dio.
NellEuropa del medioevo le centrali della civiltà erano le abbazie benedettine, che avevano come motto ora et labora: preghiera e lavoro. Il lavoro dei campi e quello delle officine, il lavoro intellettuale e quello manuale avevano la loro radice nella preghiera. E il rapporto con Dio apriva mente e cuore al servizio damore verso tutti gli esseri umani.
E oggi?
In questi giorni ho incontrato due industriali brasiliani che conoscevo da ragazzi. Sono rimasto ammirato di come conducono una fonderia di non piccola portata: tutto è in funzione del benessere dei dipendenti e della società. Facevo fatica a crederci ed ho voluto vedere con i miei occhi. Sembra una favola ed invece è una realtà. Assieme a tanti altri nel mondo con cui condividono la stessa spiritualità, essi stanno attuando uneconomia di comunione nella libertà. E pur in mezzo a un mercato mondializzato con regole spietate, reggono bene alla concorrenza. Anzi, per larmonia che hanno creato tra i loro impiegati ed operai e con i propri clienti, non solo hanno potuto superare i momenti difficili delleconomia brasiliana, ma hanno aumentato il loro fatturato, riuscendo a competere con prodotti nordamericani e tedeschi.
Ascoltandoli, dati alla mano, mi sembrava di vedere realizzarsi il "beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli" (Mt 5, 3). Ed ho pensato che sta nascendo un nuovo tipo di santità, perché essi per vivere il vangelo non hanno abbandonato le loro responsabilità terrene, ma si sono immersi nelle realtà più crude di questo mondo come quelle economiche, per incarnare in esse le Parole del Verbo.
Se domandate loro dove trovano lispirazione del loro agire, vi rispondono con semplicità e schiettezza che si nutrono quotidianamente con la Parola, che diventa prima colloquio con Dio, cioè preghiera, e quindi Parola di vita nella fonderia e in tutte le altre attività della loro vita.
È solo un esempio di qualcosa che senza troppo rumore si sta diffondendo un po ovunque. Forse è già iniziata nel mondo "la restaurazione universale dello spirito", preannunziata da Bernanos.
È una "rivoluzione" che ci umanizza e fa più vivibile la nostra esistenza. Dio ha tutto linteresse a farla crescere, perché fa parte del suo progetto damore sul mondo. Senza di lui, però, senza la sua luce e la sua forza noi non ne saremmo capaci. Per portarla avanti occorrono uomini e donne che sappiano pregare.
Enrico Pepe