La Chiesa nel mondo

L’antigiudaismo"

I cristiani che cedono all’antigiudaismo offendono Dio e la chiesa stessa". È quanto afferma il comunicato conclusivo del colloquio internazionale che ha riunito in Vaticano una sessantina tra vescovi, teologi e rappresentanti di altre confessioni, dal 30 ottobre al 1 novembre, per discutere sul tema: "Le radici dell’antigiudaismo in ambiente cristiano".

Il fatto che il simposio si sia tenuto in Vaticano è indicato nella nota come "una circostanza particolarmente significativa e ricca di speranza per l’avvenire del dialogo tra ebrei e cristiani". Obiettivo primario del colloquio, promosso dalla commissione teologico-storica del prossimo giubileo, è stato quello di preparare un dossier da offrire al papa. "La vastità dei contributi emersi – precisa il comunicato – potrà aiutare le comunità locali nel loro cammino" verso l’Anno Santo del duemila.

Proprio nello spirito del giubileo, il comunicato sottolinea la necessità di un esame di coscienza ed aggiunge: "Laddove non abbiamo risposto al disegno di Dio, si rende necessario un impegno di conversione. Gli errori e le mancanze del passato non devono più ripetersi nel futuro". Ciò comporta "il leale riconoscimento dei fatti".

Con l’Antico Testamento, il comunicato ricorda che un anno giubilare "è l’anno della misericordia, che apporta santificazione e liberazione". Dunque: "Saper perdonare, così come saper chiedere e ricevere il perdono, è una condizione che rende liberi". In questo modo "la memoria non è più portatrice di tormenti, ma ritrova il suo legame con la memoria di Dio". L’impegno di "rileggere attentamente le Scritture" ha caratterizzato il lavoro di questo convegno di tre giorni, che va considerato come "una tappa di un lungo cammino". Ma sullo scopo del simposio, ecco alcuni chiarimenti del teologo domenicano padre Georges Cottier che lo ha presieduto.

Tanti hanno chiesto perché quest’incontro si è svolto unicamente fra cristiani. Il noto teologo ha chiarito che si trattava di esaminare se, nella tradizione cristiana e nella Sacra Scrittura, vi erano elementi che fornissero argomenti a favore dell’antisemitismo o antigiudaismo. "Ci siamo riuniti noi cristiani – precisa il Cottier – perché insieme abbiamo letto le nostre fonti e ci siamo domandati se il nostro comportamento – oggi e ieri – sia stato conforme all’insegnamento di Gesù. Se vogliamo entrare in dialogo leale da ambedue le parti, dobbiamo avere le idee chiare su noi stessi".

Alcuni si attendevano che fosse trattato il problema della shoah, ma non era questo lo scopo del convegno. Il padre Cottier ha dichiarato: "Ho sentito parlare di un documento sulla shoah, ma la nostra commissione non era incaricata di prepararlo. Esiste una commissione presso il Consiglio per l’unità dei cristiani, per il dialogo religioso con il popolo ebraico, e credo che essa stia studiando la cosa. Certamente, la shoah è stata un tale trauma per la coscienza europea che vi sono state accuse rivolte in ogni direzione; quindi diventa ancora più importante esaminare di cosa si sia effettivamente trattato. È stato un massacro orrendo di tutto un popolo, volto alla distruzione di questo popolo. Il problema è: dove sono le responsabilità? Il cristianesimo come tale non porta all’antisemitismo, l’ideologia di Hitler non era cristiana, ma pagana. Il razzismo non è mai stato argomento cristiano, e non lo è neanche oggi. Alcuni popoli sono nazionalisti, ma il pensiero della chiesa ha sempre reagito fortemente contro questa ideologia.

Detto questo, bisogna riconoscere, però, che la coscienza di molti cristiani non è stata abbastanza vigile, forse a causa di pregiudizi che circolavano nei nostri popoli. Quando è arrivata questa tempesta hitleriana, la gente dell’epoca non è stata sufficientemente attenta nell’identificare il veleno che era in essa. Certo, c’è stata molta sorpresa, ma se ci fosse stata una coscienza più acuta, più vigile in merito alla fratellanza con gli ebrei, forse anche la resistenza sarebbe stata più forte. Nella coscienza dei popoli europei, l’antisemitismo si è propagato forse con troppa facilità".

  1. Oggi la chiesa, in occasione del grande giubileo, domanda perdono per i peccati dei suoi figli, invitando tutti a fare un esame di coscienza su duemila anni di cristianesimo, in preparazione al futuro. "Infatti, avere coscienza di questi peccati – conclude il Cottier – vuol dire essere pronti a non ripeterli in avvenire, ad essere più attenti anche in altri campi".
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    Ecumenismo tra vescovi

    Dall’8 al 13 novembre si è svolto al Centro Mariapoli di Castelgandolfo il 16° Convegno ecumenico di vescovi amici del Movimento dei focolari. 30 i vescovi partecipanti: ortodossi, siro-ortodossi, anglicani, evangelico-luterani, discepoli di Cristo e cattolici romani. Davvero "ecumenica" anche la provenienza: Asia, Australia, Medio Oriente, Nord e Sud America, oltre a sette nazioni d’Europa.

    Nella scia della II Assemblea ecumenica europea del giugno scorso a Graz, il Convegno di quest’anno è stato un approfondimento della spiritualità del Movimento dei focolari come spiritualità ecumenica.

    "Vogliamo fare un’esperienza del dialogo della vita, basandoci nella condivisione fraterna sulle molte cose che già ci uniscono", ha spiegato nella giornata di apertura il moderatore dell’incontro, Card. Miloslav Vlk. Ed ha soggiunto: "In ciò che ancora ci divide, accogliamo la croce di Cristo, nella fiducia che l’amore alla croce è contributo all’unità".

    Chiara Lubich è intervenuta al Convegno illustrando come, alla luce della spiritualità dell’unità, tutti gli aspetti della vita – dall’amministrazione dei beni all’evangelizzazione, dalla vita spirituale alla salute, alla cultura – si illuminano e si unificano in un solo atteggiamento: l’amore. "L’amore crea la comunione", ha affermato la fondatrice dei focolari. Ed ancora: "L’amore non è chiuso su se stesso, è di per sé diffusivo, irradiazione". Un discorso che, al dire dei vescovi, è stato di grande luce per mettere in atto nelle varie nazioni e diocesi un ecumenismo vitale ed accelerare l’ora della piena comunione visibile fra tutte le chiese.

    Ha fatto visita al Convegno il card. Edward Idris Cassidy e – alla luce delle vibranti testimonianze raccontate da vescovi delle diverse chiese sul loro impegno per l’unità – ha lasciato un messaggio di speranza in vista del Giubileo del 2000: "Non si possono superare in 2-3 anni tutte le cause della nostra divisione, ma possiamo ogni giorno crescere nell’amore, possiamo ogni giorno cercare di capire meglio l’altro e con ciò cresce anche la fiducia nell’altro e nel movimento ecumenico".

    Promossi da Mons. Klaus Hemmerle, vescovo di Aachen e, dopo la morte di questi, dal card. Miloslav Vlk, i Convegni ecumenici di vescovi si svolgono annualmente sin dal 1982 ed hanno avuto luogo negli anni scorsi a Roma, Istanbul, Londra, Ottmaring nei pressi di Augsburg in Germania e nella città di Trento.

    L’iniziativa risale ad un suggerimento espresso da Giovanni Paolo II, quando nel febbraio dell’82 ricevette in udienza un gruppo di vescovi cattolici amici del Movimento dei focolari e li invitò ad estendere la loro esperienza anche a vescovi di altre chiese. Il convegno si è concluso con l’udienza dal papa. Un incontro intenso e segnato da profonda gioia. Era presente anche la Lubich.

    "Devono essere rimarginate le ferite sul camino dell’unità dei cristiani", ha detto Giovanni Paolo II, e ancora una volta ha espresso l’urgenza della piena riunificazione dei cristiani e nello stesso tempo la speranza per "il contributo significativo alla grande causa ecumenica" dato da questi incontri annuali che – sono ancora parole del papa – "contribuiscono certamente ad approfondire gli ideali e la spiritualità evangelica che stanno alla base dei cammino dei cristiani verso la piena unità".

    "Al centro del vostro incontro – ha proseguito – avete posto l’approfondimento della spiritualità del Movimento dei focolari come spiritualità ecumenica, per vivere a fondo l’ecclesiologia di comunione quale presupposto indispensabile per un itinerario sempre più convinto e concorde verso la piena unità".

    In quest’ultimo giorno, prima di recarsi dal papa, i vescovi avevano visitato le tombe dei martiri nelle catacombe ed avevano suggellato – come ha detto il cardinale Vlk rivolgendosi al papa – l’impegno di essere in seno alle proprie chiese "1ievito di unità con una promessa vicendevole di cercare in tutto e prima di tutto l’amore scambievole come Gesù ci ha amati, ‘affinché tutti siano uno e il mondo creda’".

     

    Le sofferenze dell’Algeria

    In segno di solidarietà con l’Algeria, si è svolto a Roma dal 23 al 26 ottobre 1997, in occasione della visita ad limina dei vescovi della Conferenza Episcopale regionale dell’Africa del Nord (CERNA) un incontro tra i vescovi dell’Algeria e una delegazione del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE). Trascriviamo il comunicato stampa del CCEE.

    Attraverso un dialogo cordiale e fratello, noi, delegazione del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, abbiamo constatato:

  3. La grande sofferenza del popolo algerino. Essa ci tocca profondamente e noi ci sentiamo direttamente coinvolti. Noi abbiamo numerosi legami storici che ci accomunano e in più, attualmente, un buon numero di fratelli europei lavorano in Algeria mentre fratelli algerini sono tra di noi in Europa.
  4. Le sofferenze attuali dell’Algeria che nascono dalla povertà, dalla violenza e dall’azione di gruppi terroristici, impediscono la crescita democratica dei paese e il suo sviluppo sociale; i più poveri e i più innocenti della società ne sono le principali vittime.

Noi ci impegniamo a: – dare una migliore informazione sulla situazione della chiesa in Algeria e del Paese alle nostre chiese locali d’Europa; – insistere affinché i diritti umani siano rispettati in Europa e nel Maghreb; – sostenere con la nostra preghiera e la nostra solidarietà fraterna la comunità cristiana che è in Algeria; – appoggiare tutti gli sforzi degli algerini per trovare una soluzione giusta alle sofferenze del popolo.

a cura della redazione