Flash di vita

Il vangelo
non è una favola

Nella regione italiana dell’Emilia Romagna, fin dagli anni ’50 l’ideologia comunista ha dominato la vita culturale e politica locale con momenti di scontro e con iniziative incresciose nei confronti delle comunità cristiane divenute minoritarie, nel tentativo di emarginarle o intimidirle. Il mondo operaio delle industrie e, in seguito, anche quello dell’agricoltura, è andato sempre più staccandosi da una visione religiosa della vita. Ci si è trovati immersi in un avanzato processo di secolarizzazione con l’estromissione della finalità religiosa da ogni atto della vita umana e la tendenza a ridurre l’uomo alla sola dimensione orizzontale, senza apertura verso l’assoluto, col conseguente impoverimento dei valori umani. Oggi è iniziato un processo di riscoperta di questi valori che, pur affondando le loro radici nella tradizione cristiana della regione, erano rimasti sepolti per decenni sotto la cenere. In tale ambiente si collocano, a mo’ di fioretti, le piccole esperienze che ora riportiamo.

 

"Lavami i piedi"

Mi hanno invitato a portare l’eucarestia ad un anziano ammalato. Entrando nella sua stanza, lo saluto e gli dico il motivo della mia visita. La sua risposta mi lascia di stucco: "Macché comunione! Piuttosto, lavami i piedi". Mi procuro il necessario, gli lavo i piedi con cura e poi mi congedo, ringraziandolo per avermi dato la possibilità di stare un po’ con lui. Sto per uscire ed egli mi richiama: "Don Carlo, non mi dai la comunione?". Si confessa e riceve Gesù con fede. Voleva una riprova che l’ultima cena non era una favola.

"C’è posto anche per me"

Alcuni parrocchiani, a contatto con la spiritualità del Movimento dei focolari, hanno scoperto il valore della Parola di vita ed hanno costituito dei gruppi che si riuniscono nelle case per meditarla e poi metterne in comune le esperienze. Si sa che la Parola vissuta migliora la qualità della vita, soprattutto cambia i rapporti seminando ovunque l’amore fraterno. Per questo motivo non poche persone, che si dicono senza fede, si sentono attratte e vi prendono parte.

Marco, per esempio, dichiara la sua scoperta: "Quando la parrocchia era solo un luogo di culto, io me ne sentivo escluso. Ora che la comunità è il luogo dell’amore reciproco, c’è posto anche per me".

Meditando un giorno l’episodio evangelico della donna ammalata che toccando il mantello di Gesù guarisce, Marco commenta: "Venendo qui, ho l’impressione di toccare anch’io il mantello di Gesù e mi sento interiormente guarito". Un giorno, mentre il gruppo rifletteva sullo Spirito Santo, ha avuto una certa difficoltà: "Io non conosco lo Spirito Santo, però avverto qui un clima particolare e lo sperimento in ogni nostro incontro. Che quest’atmosfera sia lo Spirito Santo? Però questo clima lo creiamo noi, mentre qui si parla dello Spirito Santo come di una realtà che scende dall’alto. Com’è possibile conciliare queste due concezioni?".

È stata l’occasione per spiegare che lo Spirito si fa presente dove le persone realizzano tra loro rapporti d’amore trinitario.

Che sia Dio a volere...

Quando ci ritroviamo in chiesa per le celebrazioni liturgiche, noi che cerchiamo di vivere la Parola ci dichiariamo l’amore reciproco per assicurare la presenza di Gesù tra noi e ci ricordiamo vicendevolmente che siamo lì prima di tutto per amare e servire gli altri. La notte di Natale la chiesa è gremita come non mai di gente che viene solo in questa circostanza. Un’occasione preziosa per far sentire a tutti il calore della comunità cristiana. All’omelia, più che raccomandare di tornare nelle altre domeniche, suggerisco un gesto d’amore concreto e immediato verso il proprio vicino. Per primo chiedo perdono ai presenti, perché sono cosciente di non aver avuto sempre verso di loro un atteggiamento di comprensione ed accoglienza senza pregiudizi. E propongo a tutti di fare lo stesso.

Dopo alcuni giorni un signore viene a parlarmi: mi racconta i suoi fallimenti, la morte della moglie, il disastro dell’azienda e la sua presenza in chiesa la notte di Natale. "Sono venuto – mi dice – solo per far contenta la mia nuova compagna, perché non sono credente. Quella notte le ho chiesto scusa, seguendo il suo suggerimento nella predica. Da quel momento sto provando una inquietudine così forte da consultare il medico. Questi mi ha suggerito di parlare con un sacerdote. Cosa sta succedendo nella mia vita? Chi butta a terra tutto ciò che costruisco? Che sia Dio a volere che io non abbia niente davanti agli occhi per poter vedere più lontano, in avanti?".

Ora anch’egli frequenta un gruppo della Parola di vita e fa continue scoperte che gli donano una visione del mondo a lui finora sconosciuta.

Amore disinteressato

Ormai ai gruppi della Parola prendono parte parecchie persone separate o divorziate. Cercando di capire la loro storia e sapendo che Dio ama ciascuno immensamente, le accogliamo senza pregiudizi e questo nostro atteggiamento mette tutti a loro agio. Il dolore che provano per la loro situazione, è occasione di altissima verità ed è una straordinaria opportunità per ripartire da Dio come valore assoluto dell’esistenza.

Cecilia, ad esempio, sposata a 17 anni e subito madre, dopo varie vicende di sofferenze e maltrattamenti, lascia il marito e convive con un uomo libero. Negl’incontri della Parola, cui partecipa da circa due anni, ha compiuto un cammino all’inizio per lei impensabile. Prima odiava il marito ed era ben contenta nel sentire il figlio disprezzare il padre, ora non solo si sforza di superare questo rancore ma aiuta anche il figlio ad amare per primo il papà senza pretendere nulla da lui.

Ora che ha ritrovato l’equilibrio, sente suo dovere rivolgersi al tribunale ecclesiastico per riconsiderare la validità o meno del loro matrimonio.

Ascoltare senza fretta...

Sono molte le persone che vengono a mettere in comunione situazioni dolorose. Alcune sono coscienti della necessità di chiedere aiuto e perdono a Dio, altre non lo sanno ancora ma cercano un po’ di luce e di conforto.

Il mio atteggiamento è ascoltare senza fretta e fino in fondo con un silenzio non solo esteriore ma anche interiore. Allora mi viene subito in rilievo non gli errori commessi, ma l’azione di Dio nella vita delle persone.

Quando esse presentono queste mie intuizioni, restano stupite nel constatare che Dio è già all’opera dentro di loro. Quasi sempre ripartono felici sorretti da un a luce nuova, dalla convinzione che Dio le ama immensamente.

Carlo Malavasi

Con rinnovato
stupore

Nel numero 3/97 di Gen’s abbiamo presentato l’esperienza ecumenica in atto nella città di Isola del Liri vicino Roma; ora la stessa realtà ce la racconta, dal suo punto di vista, il pastore della comunità evangelica, il dr. Sergio Tattoli.

Durante il mio ministero pastorale ho avuto l’opportunità di intrecciare un dialogo – più o meno intenso ma sempre proficuo – con la chiesa cattolica.

Questi contatti hanno concorso nel tempo a formare in me e in molti altri membri delle chiese dove svolgevo il mio ministero, la convinzione che l’unità della chiesa non va ricercata né nell’attesa di un ritorno all’ovile da una parte, né nella pretesa di una conversione dall’altra, ma che deve essere intesa come un dialogo, un riconoscimento dei doni reciproci, nel rispetto della diversità.

Con questo spirito ho affrontato la nuova esperienza che mi si prospettava al mio arrivo a Isola del Liri presso Roma. Appena insediato, la mia comunità – nel riferirmi la sua storia e i suoi programmi – mi sottolineava con soddisfazione la recente apertura ecumenica che si era instaurata con la parrocchia di San Lorenzo dopo oltre novant’anni di dissapori e di diffidenze, e mi raccomandava di proseguire su questo cammino.

E il cammino è proseguito realmente. Nel gennaio del 1996, nel preparare gli incontri in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, percepii un fermento nuovo e mi veniva comunicato un entusiasmo mai riscontrato in precedenza da parte cattolica: mi veniva accordata una fratellanza insperata!

Da allora abbiamo avuto diversi incontri su vari temi d’interesse comune. Ospite della comunità cattolica, ho illustrato il significato teologico dell’Apocalisse. Sono stato invitato ancora per parlare sul tema dell’anno: "Gesù unico Salvatore, ieri, oggi e sempre", centrando la figura di Cristo com’è tratteggiata nel libro dell’Apocalisse. Sono rimasto toccato dalla disponibilità con la quale sono stato accolto, cosa che mi ha consentito di sentirmi a mio agio.

Don Domenico, a sua volta invitato a tenere delle conferenze nella nostra chiesa, ha sviluppato in due incontri il tema dello Spirito Santo sia dal punto di vista dottrinale che come prassi. Credo che l’averci ricondotto al valore della presenza di Dio nella nostra vita quotidiana ci abbia aiutato a cogliere il senso dell’amore reciproco, l’agape di Dio, e a sperimentare il già dell’unità anche se non ancora compiuta.

Un giorno, in occasione di una visita notai che l’attenzione di don Domenico era attratta dai quadri disseminati sulle pareti del mio studio. Ebbi così l’occasione per intavolare un dialogo sull’arte. Dissi che ero io l’autore dei quadri e che desideravo allestire una mostra personale a Isola del Liri. Senza esitare egli mise a mia disposizione una delle sale parrocchiali.

Un segno di solidarietà molto gradito; un gesto che mi ha consentito di familiarizzare con la comunità cattolica, cosa di per sé significativa dal punto di vista della prosecuzione del rapporto fraterno. Ho visto con gioia che don Domenico ha messo tre delle mie tele nelle pareti della sua casa parrocchiale.

È questo rapporto fraterno che con l’aiuto di Dio intendiamo coltivare. In ogni incontro è palpabile la gioia di essere in quella comunione fraterna che fa superare tante barriere. Stiamo scoprendo che quello che ci unisce è più importante di quello che ci divide. Ogni volta che ci ritroviamo, cogliamo qualcosa di nuovo, siamo pervasi da un sempre rinnovato stupore per quello che il Signore ci sta concedendo.

Tutto questo per noi, però non significa cadere in un superficiale irenismo. Al contrario siamo consapevoli che la via ecumenica è lunga e non priva di ostacoli, ma abbiamo la sensazione che i segni di una ritrovata coscienza ecumenica siano ormai visibili. Quello che abbiamo seminato sta dando i suoi frutti. Nel venire a Isola del Liri non avrei mai immaginato che questa dimensione – indiscutibile dono del Signore – fosse così viva.

Di tutto questo rendo lode al Signore, "perché è Dio che opera in noi" – secondo le parole dell’Apostolo Paolo – "e nella sua bontà ci rende capaci non soltanto di volere ma anche di agire" (Fil 2, 13).

Sergio Tattoli