Ci uniscono gl’ideali di solidarietà, di giustizia, di pace, che cerchiamo di vivere con coerenza nel quotidiano

 

Un’etica dei valori per tutti

di Armando Romano

 

Il relatore è di Treviso, nord dell’Italia, ed ha moglie ed una figlia. Egli racconta di essere cresciuto in un ambiente cattolico. Quando però ha cominciato a vedere il dolore che c’è nel mondo, si è chiesto il perché della vita e delle prove, che riteneva inutili, avendo l’impressione che Dio sia una costruzione, una speranza umana. Da qualche anno prende parte ad un gruppo di persone con una fede religiosa e non, per costruire insieme l’unità. Al nostro congresso ha donato la sua esperienza.

Prima di tutto vorrei dirvi il mio stupore di essere qui ad un convegno così inusuale per me, ma anche la gioia di essere con voi. L’unica cosa che sentirei di dire sarebbe di ringraziarvi per la vostra vita, il vostro impegno, donati per avvicinare le persone a Dio, all’amore, e qui finirei. Ma per la fiducia in voi, che me lo avete chiesto, e nella certezza della vostra comprensione verso di me, direi qualche parola circa l’esperienza semplice del gruppetto "del dialogo" cui partecipo da qualche anno.

Per un certo tempo ho cercato di discutere, di capire il perché di tante incongruenze nel mondo, ma ora mi pare che sia più fruttuoso dedicare l’impegno a cercare di vivere bene la realtà di ogni giorno.

Anche perché mi sembra che l’etica del vangelo risponda alla realtà migliore e più profonda dell’essere umano e che possa esser valida per tutti, di convinzioni religiose oppure no. Il non giudicare, amare tutti, fare agli altri quello che si vorrebbe fatto a sé, amare per primi, mi sembrano regole di vita che possano valere per tutti.

Di fatto questo stile di vita l’ho riconosciuto nelle persone del Movimento che ho incontrato molti anni fa ed inizialmente ho tenuto a prudente distanza, ma di cui ho sempre più apprezzato la concretezza nell’amore: non mi hanno mai chiesto di modificare il mio pensiero, mi sono sentito sempre libero.

L’inizio di un dialogo

Così, quando qualche anno fa sono iniziati anche dei piccoli incontri e poi dei veri e propri convegni, dedicati al dialogo fra persone di cultura religiosa e non, dove ci si aiutava ad andare avanti, ciascuno nella propria identità, per vivere i valori in cui tutti crediamo, allora è stato per me come essere arrivato a casa. Anche in altre persone delle mie parti è cresciuto il desiderio di non lasciar cadere il dialogo sperimentato in questi incontri. Per questo da circa due anni ci troviamo abbastanza regolarmente: si punta tutti alla stessa realtà, a fare questo cammino insieme e ci confrontiamo.

Siamo circa metà e metà ed è bella sia la fede religiosa vissuta dai credenti con aderenza al vangelo, sia i valori vissuti da chi non ha una fede religiosa.

Mi pare che ci unisca la consapevolezza della nostra umanità con le sue ricchezze e con i suoi limiti, impastati come siamo di egoismo e di amore, nel continuo tentativo di contenere l’uno e far crescere l’altro.

Ci unisce un’etica che raccoglie il positivo: ideali di solidarietà, giustizia, pace, cercando di viverli con un po’ di coerenza nel quotidiano.

Questo mi pare che sia impegnativo per tutti, indipendentemente dalle convinzioni religiose.

In effetti, può essere facile convenire teoricamente sui valori positivi; la difficoltà è nelle scelte concrete, piccole e grandi di ogni giorno: interrogarsi ogni volta dove finisce il necessario ed inizia il superfluo, capire dove comincia un silenzio conveniente o quando è giusto prendere posizione e così via.

Non sempre le situazioni che viviamo sono chiare: insieme ci aiutiamo a cercare di ascoltare la coscienza, a farci coraggio ed a ricominciare.

Devo dire che mi è di esempio e di aiuto la vita di queste persone che vivono gli stessi ideali, che mostrano praticamente come si traduce nella vita di ogni giorno l’impegno di "amare per primi, amare tutti, farsi uno, ricominciare".

Ci sentiamo liberi di dirci com’è andata, di comunicare le esperienze e la vita vissuta, le difficoltà e i passi fatti, ascoltandoci bene, senza giudicare, mettendo da parte le nostre idee, capire bene quelle dell’altro, cercare di cogliere il positivo che c’è in ciascuno per valorizzarlo.

Così le esperienze di ognuno diventano di valido aiuto per l’altro e la misura dell’amore di ciascuno di noi viene sollecitata ad aprirsi ancora. Quello che conta è la vita che ognuno cerca di portare avanti coerentemente e che dona agli altri.

Ci si trova bene e ogni volta ci si lascia con qualcosa in più e pian piano si va avanti insieme.

Dal dialogo al servizio

Per esempio Giovanna, una focolarina che si trova con noi, diceva che per lei è anche un’occasione per imparare a stare con le persone che la pensano diversamente. C’è sempre il pericolo di crearsi una cerchia di amici che la pensano come noi. Il fatto di trovarsi con persone che non hanno la stessa fede ma che concordano sui valori, consente di avere un’orizzonte più ampio e questo si riflette anche nel lavoro, dove ha imparato ad avere uno sguardo più aperto e sereno. E dice che sente che la vita del gruppo va avanti in quanto anche fuori (nell’ambiente non protetto dal gruppo) cerchiamo di vivere i valori in cui ci ritroviamo: se fuori non siamo coerenti, quando torniamo nel gruppo tutto cade.

Così Giovanni, memore delle esperienze e della vita ricevuta, da una parte ha frenato il suo temperamento e tratta meglio anche il suo cliente più difficile, dall’altra allarga sempre più la sua grande generosità e si rende disponibile per curare anche gratuitamente (lui è dentista) chi non può pagare.

O Lucio, che raccogliendo i messaggi del Movimento e le esperienze, le mette in pratica e dedica più tempo (magari prima correva veloce) per ascoltare la situazione di chi è in difficoltà e come da questa nuova attenzione poi, col coinvolgimento di tanti, finisca per trovare casa e lavoro ad una famiglia di profughi che viveva in un container.

Anch’io ad un certo punto ho iniziato a collaborare con l’iniziativa di aiuti per i Paesi della ex-Yugoslavia. È un’iniziativa creata dal Movimento, nella quale da sei-sette anni sono coinvolte tante persone di idee e culture diverse. Essa mi ha un po’ cambiato la vita.

È stata la scoperta di un mondo discreto, fatto da tanti gesti di generosità, di condivisione, da parte di singoli, di gruppi, di ricchi e di poveri, di adulti e di bambini, ecc.

Ho visto, e vedo, esprimere e mettere in pratica tanta generosità. Stesso stile che ho ritrovato nelle famiglie del Movimento della ex-YU, alle quali si consegnano i materiali.

Dopo aver visto le situazioni dei profughi o ricevuto le notizie sulla situazione dei Paesi e delle famiglie colpite dalla guerra, si vede con un po’ più di chiarezza il nostro consumismo e ci s’interroga sull’uso e la disponibilità dei nostri beni.

A tutta questa azione, che ha le sue radici nello stile di vita che Chiara Lubich ci propone, partecipano e contribuiscono con impegno e generosità sia persone di fede cattolica (ma ora anche qualche immigrato musulmano), sia persone di convinzioni non religiose, uniti nella volontà di lavorare per chi è in difficoltà, ognuno nella piena libertà, nel rispetto delle idee dell’altro.

In questo modo sono nati e cresciuti tanti rapporti fra di noi e con quelli che sono impegnati in quest’azione.

In effetti si è uniti su concreti obiettivi comuni di solidarietà e anche dalla stima e l’apprezzamento per questo stile di vita, che concretamente si vede messo in pratica.

Ognuno fa ciò che può e quando può, in libertà, e capendo insieme come rispondere alle situazioni. Chi mette a disposizione il furgone, chi lo carica, altri lo guidano, altre scelgono i vestiti, le medicine, preparano i pacchi: la presenza ed il piccolo aiuto di ciascuno sono insostituibili.

Prima del fare c’è l’amare

Mentre si lavora insieme, viene ogni tanto ricordato che prima del "fare", occorre puntare all’amore reciproco fra noi, col più vicino, nella vita concreta di quel momento.

Recentemente c’è stato un viaggio a Belgrado che ha avuto qualche difficoltà. Siamo stati bloccati per una notte ad una frontiera, poi la polizia voleva darci la multa, quindi l’incontro con la desolazione del Paese colpito dalla guerra, una lunga attesa alle dogane, un sasso ci ha rotto il cristallo di un furgone, la ricerca per due ore della dogana a Belgrado, poi ci bloccano sulla strada della dogana mentre questa sta per chiudere, infine, un piccolo incidente col furgone. In tutto questo ci siamo resi conto quanto ciascuno è stato importante per gli altri.

Tutto il viaggio era stato fatto preparando insieme ogni aspetto ed era diventato un’occasione per approfondire i rapporti, per sostenerci reciprocamente, per aiutarci a rimetterci a volerci bene fra di noi e alle persone che incontravamo alle frontiere, compresi i doganieri e i poliziotti.

Mi fioriva dentro come una gratitudine a Chiara per lo stile di vita che ci propone: amare sempre, amare tutti, amare per primi, ricominciare... Lì risultava proprio utile per cercare di vivere bene quei momenti non del tutto allegri, così da riuscire a superarli insieme.

Alla fine di tutte le fatiche e tensioni vissute insieme, restano solo l’amore e la gioia ricevuti dalle famiglie di quei Paesi e da quanti ci hanno aiutato lungo la strada.

Da parte mia, quando vengono in evidenza i miei limiti, le mie "misure", mi viene voglia di ritirarmi in buon ordine, per non scandalizzare nessuno, però il clima con cui mi sento accolto nel gruppo, mi dà la forza per riprendere e continuare.

A volte sarei portato anche a preoccuparmi del materiale che magari scarseggia: c’è un po’ di sospensione se potrà partire il furgone, ma in realtà si vede (mi pare un’esperienza condivisa) che c’è sì da far bene quanto possiamo per i materiali, ma l’unica cosa importante che conta è puntare a cercare di voler bene concretamente alle persone. E ogni volta il furgone parte pieno e resta qualcosa per il viaggio successivo.

Prima di conoscere questa realtà ero impegnato fra casa e lavoro e cercavo sicurezze: ora ho fiducia nelle persone che ho conosciuto e nella vita che insieme si punta a vivere. Sento l’amore di tanti e mi sento più sereno e libero. E poi sento che è importante tenere rapporti stretti per aiutarci a superare insieme le difficoltà, che ci sono per tutti, credenti e non credenti, per andare avanti su questa strada, che mi pare valida e adatta ad ogni essere umano.

Armando Romano