In cerca dell'Amato

Mar Rosso e Sinai, insegnatemi la via che percorre il mio Diletto!
Voglio portarmi fino alla casa del mio Signore,
coricarmi sul seno di lui che è vermiglio e candido.

Chiedo al monte di Dio: Si rivela egli ancora al mio profeta nel roveto?
La terra "sgabello dei miei piedi" e il cielo "mio trono" io attraverso,
e non c’è chi risponda:
forse tra i miei ceppi e nel mio carcere,
forse nel mio intimo egli si accampa!

Infine lo ritrovai accampato nel luogo dove dimoro,
come mio amico, come un fratello: mi passò allora e fuggì tutto il dolore,
disparve l’affanno dal cuore che gemeva.

Ora ho un rimedio per la mia infermità,
sebbene egli mi tenga in schiavitù:
non chiedo il regno, né il possesso della terra gloriosa,
solo un pietoso amore che a me si distenda
e la compagnia di colui che mi ama!

Il nettare del suo amore che ho sulla lingua
nel giorno in cui s’abbassa ed è umiliata l’alterigia del mio cuore
si fa ornamento al mio collo:
quale altro monile o bracciale potrò mai desiderare?

È per il mio Diletto, da che l’ho conosciuto, che languono i miei pensieri:
i miei nemici, per l’amore che gli porto, mi respingono con odio,
ma mi si paralizzi la destra se mi dimentico di lui
nel giorno in cui per lui mi accrescono gli affanni!

A motivo dell’amore che ho per lui
essi mi avversano prendendo al laccio i miei piedi;
non basta loro di avermi per nemica:
ma anche abominevole e corrotta!

Il Tempio ed il Santuario riedifica, Padre mio,
e conta il tuo gregge,
e alla gazzella che grida supplichevole
porgi ascolto, adempiendo il tuo voto;
la colomba che ha il nido sull’orlo della fossa
riconduci nella tua stanza segreta.

Rinnova come nel giorno di festa la mia letizia,
e nella tua maestà, o mio Diletto, trionfa!
Ritorna come un tempo alla casa ove dimoro,
assieme alla tua gloria che su di me è spuntata!

Jehudah Halevi
(poeta e filosofo ebreo del sec. XII)