La chiave dell’unità

Amare significa servire e non c’è modo migliore di servire che “farsi uno” con i prossimi. Nessuno, come Gesù abbandonato, s’è fatto uno con i fratelli. Per questo egli è il modello di colui che ama, è la via e la chiave dell’unità con i prossimi. (...)

Non si può entrare nell’animo di un fratello per comprenderlo, per capirlo, per condividere il suo dolore, se il nostro spirito è ricco di una preoccupazione, di un giudizio, di un pensiero,... di qualunque cosa. Il “farsi uno” esige spiriti poveri, poveri di spirito. Solo con essi è possibile l’unità. (...)

Guardando Lui, si comprende come tutto va dato o posposto per amore dei fratelli: vanno donate o posposte le cose della terra ed anche – se occorre – in certo modo, i beni del Cielo. Guardando Lui, infatti, che si sente abbandonato da Dio, quando l’amore per i fratelli ci chiedesse (e può succedere anche spesso) di lasciare persino – come si dice – Dio per Dio (Dio per esempio nella preghiera, per “farsi uno” con un fratello nel bisogno; Dio in quella che ci sembra un’ispirazione per essere completamente vuoti ed accogliere in noi il dolore del fratello), guardando Lui è possibile ogni rinuncia. (...)

Gesù abbandonato è causa dell’unità con i fratelli anche perché si vede Lui, una sua qualche sembianza, in tutti coloro che soffrono. Lo si vede nei tribolati, nei rifiuti della società, nei perseguitati, negli indigenti, in chi ha fame e sete, in chi è ignudo, ammalato, moribondo, in chi non ha casa. Lo si vede nei carcerati: chi più prigioniero e inchiodato di Lui nel corpo e anche nell’anima per la terrificante impressione d’essere abbandonato dal Padre con cui è una sola cosa?

Lo si vede nei dubbiosi. Quale dubbio più grande del suo che, per noi, sembra credere l’assurdo degli assurdi: e cioè che Dio abbandoni Dio?

Lo si vede negli afflitti, negli sconsolati, negli abbandonati, nei falliti, nei traditi, negli emarginati, in chi subisce insuccessi o si trova in situazioni senza via d’uscita, nei disorientati, in chi è senza difesa o è disperato o è sommerso dalla paura... Lo si vede anche nel peccatore, perché Egli s’è fatto per noi peccato, maledizione.

In tutti questi, e in tutti coloro che soffrono pene nell’anima e nel corpo, non è difficile ravvisare il suo volto. E perché si vede il suo volto, lo si ama.

Così la sua figura, che queste creature nel dolore ricordano, è causa del nostro amore. Gesù abbandonato è la via all’unità con loro. Ed esse, poi, amate, il più delle volte amano a loro volta. Ed ecco ancora l’unità.

Chiara Lubich

 

Da: L’unità e Gesù abbandonato, Roma 1994, pp. 104 – 106; 110 – 111.