Le insostituibili energie
della comunione

 

Il progresso tecnico raggiunto dopo l’ultimo conflitto mondiale è stato così rapido e così elevato da superare ogni umana previsione. Solo nel campo della comunicazione riusciamo a conoscere quasi in tempo reale quanto avviene nel nostro pianeta. Ma nonostante questo trionfo della tecnica, l’umanità è ancora profondamente ferita da ingiustizie sociali, da fondamentalismi di varia natura, da guerre assurde tra etnie di uno stesso Paese e da nuove e ancora incurabili malattie. Indubbiamente il nostro tempo è complesso e carico di molteplici sfide e provocazioni. Proprio per questo non si deve accrescere la schiera di coloro che trovano nel pianto o nell’odio l’unica strada da percorrere.

Lo Spirito, oggi come nel passato, sprona tutte le persone di buona volontà a raccogliere ogni lacrima ed ogni anelito di bene per costruire un futuro migliore. Egli, inoltre, spinge lo sguardo di fede dei cristiani nel mistero trinitario per ricordarci che l’amore è «la legge fondamentale della perfezione umana e della trasformazione del mondo», e in questa luce ci dà la certezza che «gli sforzi intesi a realizzare la fraternità universale non sono vani»1.

Per questo le chiese cristiane devono dare dei passi decisivi nel vivere al proprio interno e fra loro una effettiva fraternità e nel porsi poi a servizio degli altri. L’ecumenismo, infatti, non è solo un fatto religioso, ma è anche un prezioso strumento per spegnere ogni forma di odio serpeggiante nel mondo.

Facendo risplendere tra noi cristiani la presenza e la forza del Dio unitrino, ci rendiamo coscienti che la costruzione di una convivenza e di una dinamica umana deve ispirasi alla vita stessa di Dio, e possiamo intravedere come tutta la vita sociale con le sue strutture deve affondare le radici nella realtà trinitaria. «La comunione che si deve costruire tra gli uomini – afferma la voce profetica dell’America Latina – è una comunione che abbraccia tutto il loro essere, partendo dalle radici stesse dell’amore, e deve manifestarsi in tutta la loro vita, anche nella dimensione economica, sociale e politica»2.

È nostro compito fare in modo che le conseguenze concrete del mistero trinitario passino dai libri di spiritualità e di teologia ai trattati di economia, sociologia e politica. Solo in questo modo anche l’annuncio del Vangelo diventerà credibile per i nostri contemporanei. Ma questo avverrà se le nostre comunità diventeranno laboratori dove si sperimenta la comunione, perché nessun altro mistero della nostra fede ha tanto bisogno di una conoscenza operativa per essere capito e realizzato. «La pedagogia dell’incarnazione ci insegna che gli uomini hanno bisogno di modelli insigni che facciano loro da guida»3 .

Si sa che il fatto politicamente più rilevante nell’Europa del Medioevo sono state le abbazie benedettine, perché la loro forma di vita divenne il grande modello di organizzazione sociale di quell’epoca. Quale contributo possiamo dare oggi all’organizzazione della società del postmoderno in un mondo divenuto ormai un villaggio globale?

Dobbiamo passare da un modo individualista di vivere la fede a quello di una grande coscienza comunitaria; «essere una comunità che viva la comunione della Trinità e sia segno della presenza del Cristo»4.

Nella nostra società, spesso dilaniata da conflitti, le comunità cristiane sono chiamate ad offrire «le insostituibili energie atte a promuovere la riconciliazione e l’unità solidale tra i popoli»5.

La chiesa darà così il suo contributo insostituibile e decisivo, esperienziale e propositivo, affinché l’umanità possa lasciarsi illuminare per accelerare il cammino verso una civiltà dell’amore.

E. P.