Cosa sta accadendo?

L’anelito a realizzare la comunione tra gli esseri umani è tra le novità che si profilano in quest’alba del terzo millennio. Sono tante le voci che l’annunciano, dentro e fuori l’ambito ecclesiale: da certe intuizioni profetiche di Pio XII alla «civiltà dell’amore» di Paolo VI e alle «soglie della speranza» di Giovanni Paolo II; dalle testimonianze e attese dei vari nuovi movimenti ecclesiali, alle tendenze aggregative all’interno di tante comunità di ogni credo e di ogni interesse: economico, politico, etnico, sociale, ecc.; senza parlare della voce della cultura, che dice la sua in tal senso attraverso molteplici espressioni: psicologia, narrativa, teologia, filosofia, ecc. Questo non vuol dire che non ci siano tendenze avverse; anzi, è proprio perché queste irrompono a volte con violenza che quelle si evidenziano con maggior vigore.

Che cosa sta accadendo? Bisogna riconoscere che fino ad oggi non siamo stati sufficientemente maturi per cogliere quell’aspetto fondamentale che è il vero essere di Dio, cioè il suo essere «Comunione d’amore». Comunione tra le Persone divine che sono lo stesso unico Dio; e comunione che Egli ha voluto partecipare anche a noi, perché noi la realizzassimo sia con Lui che tra di noi.

È un fatto che una delle concause, almeno, che possono spiegare questo vuoto, è una certa mentalità e impianto patriarcale della convivenza umana, che è andato instaurandosi da millenni. Eppure il Dio rivelato da Gesù Cristo è diverso da quello che comunemente si pensa. Mi è capitato tra le mani un testo del teologo tedesco Jürgen Moltmann: «Un padre che nello stesso tempo genera un figlio e lo mette al mondo, non è un semplice padre maschile ma piuttosto un padre materno... Il Padre materno di Gesù Cristo non è più il Dio del monoteismo patriarcale... La comprensione trinitaria di Dio ci orienta verso un avvenire messianico al di là del matriarcato e del patriarcato, un avvenire di comunità umana, senza dominazione né sottomissione. Ed è precisamente “la comunione dello Spirito Santo” (2 Cor 13, 13)»1.

È accaduto che, in seguito al disordine (il peccato) che è andato consolidandosi tra gli esseri umani nei secoli, tanti hanno proiettato in Dio l’errato concetto secondo cui l’essere, e quindi il potere, poggia su una singola soggettività. E poi tale deformata immagine si è riflessa, potenziata e ingigantita, di nuovo sulle realtà e sui rapporti umani.

È questa una delle forze che fanno ostacolo all’affermarsi di quella tensione alla comunione, a cui si è accennato sopra. Si è quasi determinata una sorta di riflesso condizionato, per cui, ad esempio, ogni qualvolta c’è il confronto con l’altro, invece che venire spontaneo mettersi insieme, è quasi istintivo porsi sulla difensiva o in contrapposizione. Sembra quasi innaturale, ad esempio, che la ragione possa essere, almeno in parte, da ambo i lati, e che si possa costruire la storia in modo solidale, e così via.

Eppure questo dovrebbe essere ovvio, almeno per noi cristiani che crediamo di essere stati creati con questa “chiave genetica”, essendo questa la Vita del Prototipo originario, a immagine del quale fummo plasmati. Per cui qualunque reciprocità interpersonale è chiamata a rivivere una comunione del tipo di quella che intercorre tra le divine persone.

Come accennato all’inizio, sono molti i segni dalle più varie provenienze che mostrano come il tempo sia ormai maturo per avviarci verso una nuova civiltà. In coincidenza con questo mutamento epocale, la Provvidenza, che pure guida tale mutamento, va intervenendo anche in forme dirette e carismatiche. Una di queste è certamente quel nuovo alito di vita che si può riscontrare nel carisma dell’unità, di cui Chiara Lubich è riconosciuta strumento dello Spirito. È ormai da oltre mezzo secolo che stiamo assistendo al rinnovamento che questo carisma provoca nei singoli e nelle comunità, in campo spirituale e interiore come a livello culturale e sociale.

La prospettiva che si apre all’orizzonte è quella di una comunità umana, in cui il soggetto operante che fa la storia è sempre più un collettivo, rispetto
all’iniziativa prevalentemente o solo individuale. E ciò non per imposizione
dall’esterno, ma grazie alle libere scelte delle singole persone. Questa ci sembra la strada che vogliamo contribuire a spianare davanti a quelle attese, a
quell’anelito che da troppo tempo gli esseri umani, uomini e donne, portano più o meno consapevolmente in cuore.

L. D.

 

1)   Dieu, homme et femme, Cerf, Paris 1984, p. 104-106.