Il Crocifisso degli atei

«Gesù considera come alleati ed amici suoi tutti quelli che lottano contro il male e lavorano, tante volte senza rendersene conto, per l’attuazione del regno di Dio. Gesù qui ci chiede un amore capace di farsi dialogo, cioè un amore che, lungi dal chiudersi orgogliosamente nel proprio recinto, sappia aprirsi verso tutti, e collaborare con tutte le persone di buona volontà per costruire insieme la pace e l’unità del mondo. Cerchiamo quindi di aprire gli occhi sui prossimi che incontriamo per ammirarne il bene che operano, qualsiasi siano le loro convinzioni, per sentirci solidali con loro ed incoraggiarci a vicenda nella via della giustizia e dell’amore»1.

«Poi c’è il mondo che non crede (...): per essi tutto è qui, sulla terra. Dio non c’è. Il Crocifisso che convertirà loro non sarà quello presentato nei primi secoli agli ebrei o agli infedeli. Occorre presentare un Crocifisso in cui Cristo sembri solo uomo: occorre presentare cristiani che amino talmente questi uomini da saper provare, come Gesù abbandonato, se così si può dire, “la perdita di Dio”. Allora questi atei, piano piano, simpatizzeranno per questi uomini semplici ma interi, come vogliono essere loro. E dalla simpatia nascerà il colloquio. E dal colloquio la comunione: il divino entrerà nelle loro anime e nella società, che, pur non essendo edificata nel suo nome, diverrà casa di Dio, come i templi pagani – al tempo della chiesa primitiva – divennero chiese. Gesù nell’abbandono è il Crocifisso degli atei, perché per loro s’è fatto ateismo»2.

«Stiamo ben attenti a giudicare. Può darsi che sia più in grazia di Dio un ateo che ti viene a visitare, che tu stesso. Allora, se c’è la possibilità che siano in buona fede, in retta coscienza (...), sono a posto. E se è così, se sono in grazia di Dio, allora possiamo persino non solo amarli, ma amarci a vicenda e stabilire la presenza di Cristo, senza che lo sappiano, di Cristo in mezzo a noi e dare una testimonianza favolosa! Ecco il vero dialogo»3.

«Mi avete chiesto che cosa “sogno” io. Ecco: il mondo invaso dall’amore! Ma direte: “È venuto Gesù ma il mondo è ancora quello che è.” Sì, ma l’influenza del cristianesimo nel mondo non si può contare, tanto è vasta! E poi io credo alle sue parole: “Farete cose più grandi di quelle che ho fatto io”. È vangelo... L’importante è non spegnere mai l’amore. Promettiamo oggi questo: un mondo incendiato dall’amore di Dio. In questo modo tutti i nostri dialoghi raggiungeranno il loro fine. Chi più vedrà fratelli separati fra loro? Chi lontani?»4.

 

Chiara Lubich

 

1) Parola di vita, settembre 1991, in: Città Nuova n. 15-16 (1991) p. 34-35.

2) Cit. in: Claretta dal Rì (ed.), Dialogo con persone di convinzioni diverse nella prospettiva aperta da Chiara Lubich, Rocca di Papa 1996, p. 25.

3) Ibid., p. 31.

4) Ibid., pp. 65-66.