Segnaliamo

«Sessualità e comunione»
Un libro sulla reciprocità uomo donna

Un libro di Marta Bellini – Giuseppe De Carli

 

In quest’occasione la presente rubrica prende una forma diversa dal solito: poiché il libro che presentiamo ha avuto notevole eco fra persone delle più diverse estrazioni, abbiamo raccolto, a commento del testo, le reazioni di un biblista, una pedagogista e una sociologa, tutti conosciuti dai nostri lettori per le loro pubblicazioni.

L’autore non indulge a evasioni e a sogni romantici, ma sottolinea l’esigenza di una vita autenticamente cristiana, permeata dall’agape che toglie all’amore umano l’innata tendenza a possedere: soltanto su tale base può avvenire l’incontro sereno con l’altro sesso. Incontro necessario poiché «è soltanto grazie alla dualità del maschile e del femminile che l’umano si realizza appieno» (p. 41: citazione di Giovanni Paolo II).

Ma se il rapporto uomo-donna è necessario per ognuno, ci vuole un cambiamento di visione e di comportamento, il superamento di una mentalità «sulla difensiva», abituata alla chiusura, alla separazione come via di perfezione... e come sistema di protezione. Si tratta allora di capire il valore positivo di ciò che una visione tradizionale troppo spesso ha considerato come sospetto e pericoloso: la sessualità, l’eros, l’affettività... (pp. 46-50).

Ora la sessualità (che non coincide con la genitalità) appartiene alla realtà umana fatta da quel Dio che è Amore-Comunione e ne porta l’impronta: essa è in funzione della comunione delle persone e deve essere vissuta (e non rimossa) da tutti, in linea con la vocazione propria di ognuno. E per coloro che sono chiamati alla verginità per il Regno dei Cieli, la castità è proprio il modo di utilizzare la sessualità come forza a servizio degli altri ed educazione alla personale maturità (pp. 66  ss.). L’autore non manca di ricordare che modello e archetipo per tutti a questo riguardo è Gesù.

Tutte le considerazioni fatte nel testo non hanno soltanto lo scopo di valorizzare e di giustificare un’esigenza personale. La posta in gioco è più ampia. In una «spiritualità di comunione» attuata anche da persone consacrate che vivono in mezzo al mondo, occorre urgentemente superare un dualismo che oppone spiritualità e sessualità. L’autore cita D. Goergen: «Occorre una nuova spiritualità, che ripensi la vita spirituale con categorie diverse da quelle monastiche, in modo che essa risulti utilizzabile sia nella vita coniugale che in quella celibe» (p. 78).

L’ultima parte del libro è intitolata: «Utopia-Realtà» (pp. 103 ss.) e comporta spunti di riflessioni più teologiche: capire il rapporto uomo-donna alla luce dell’analogia trinitaria. Un tale approfondimento appare, per fortuna, sempre più attuale nella teologia postconciliare.

Gérard Rossé

 

Sono pagine che conducono in un’atmosfera serena e luminosa, riflessa in un discorso biblicamente e teologicamente approfondito. Si respira bene in quest’atmosfera.

Colui che scrive ci trasloca con sé in una dimensione di gioiosa unità fra le persone, di rapporti «sanati»: «un paradiso!» si direbbe da chi sperimenta un quotidiano logorio di tensioni, attriti, incomunicabilità... quando non è peggio.

«Sì, paradiso!», sembra rispondere l’autore: perché è la Trinità il destino – essendone l’origine – del rapporto fra le persone. È la convinzione serena, la semplice idea che ritorna in ogni pagina.

Certo, ci si può esprimere così, con tanta coerente convinzione, solo sulla base di un’esperienza, di una vita; nella vita dell’autore – ce lo confida dall’inizio – tutto parte dall’aver visto «la vetta» (per usare la sua metafora) a contatto con la spiritualità dell’unità e quindi di aver verificato le possibilità di questo cammino spirituale.

L’argomentare è convincente e avvincente; sta lì ad attendere la risposta della personale esperienza di ciascuno. La sessualità come fattore di comunione: un progetto per tutti, sposati e non sposati.

Ilaria Pedrini

 

Il contributo più significativo dell’autore sta nel valorizzare come un dono di natura ogni risorsa legata alla differenza di genere, compreso il complesso e delicato meccanismo che presiede all’energia della sessualità. È attraverso di essa che ogni persona impara a rapportarsi all’altro in una comunicazione vitale, gioiosa, a tutto campo. La persona che chiama l’altra persona e attraverso questa interrelazione apprende la legge universale dell’amore e della reciprocità.

L’autore, pur tenendo conto delle difficoltà, punta sul positivo, valorizza il vissuto, coniugando teoria e prassi e avvicinando sposati e non, coerentemente con la sua esperienza nel Movimento dei focolari. Il suo testo inietta quasi inavvertitamente speranza nei lettori, sollecitandoli a non rinunciare a sperare e agire per realizzare una società e/o un Regno di Dio dove fioriscano gioia e rendimento di grazia per essere maschio e femmina.

Giulia Paola Di Nicola

C’è da segnalare infine i due contributi che precedono e concludono il testo: l’introduzione del noto pubblicista redattore di «La Civiltà Cattolica» P. Vanzan, che con la sua competenza pone in rilievo la serietà e il rigore del contenuto del libro, oltre la sua attualità e originalità, e la postfazione del teologo P. Coda su Reciprocità e «trinitizzazione», breve ma fondamentale, da rileggere più volte, non soltanto per il valore in sé, ma anche perché offre la chiave di lettura con cui il testo dev’essere affrontato.

 

 

 

 

 

 

 

LINO D’ARMI, La reciprocità uomo donna. Nostalgia dell’origine, Città Nuova Ed., Roma 1996, pp. 140, L. 15.000.