Abbiamo coscienza?

La differenza tra i santi e i normali cristiani sta nel fatto che i primi, oltre a credere le verità rivelate, le hanno anche vissute. C’è un abisso, infatti, tra il recitare un atto di fede e il farlo vita della propria vita.

Si crede ad esempio che Dio è Amore, ma quando arriva il buio, la tentazione, un dolore fisico o morale, o quando si vedono degli innocenti soffrire, si dimentica facilmente che il Padre sa di quali cose abbiamo bisogno prima ancora che gliele chiediamo, e che anche le sofferenze sono ‘per il bene’ di chi Lo ama; e, più ancora, ci manca la coscienza che anche noi, per dirla con sant’Agostino, creati a immagine e somiglianza di quel Dio «che è eternamente Amore, che ci ha creati per amore e che ci ha riscattati con l’amore» fino a farci figli suoi, anche noi siamo amore, poiché «se siamo diventati figli di Dio, siamo per ciò stesso diventati dèi», avendo la possibilità di manifestare noi stessi l’amore e la provvidenza del Padre verso i nostri prossimi.

Crediamo e professiamo che Dio è Uno in tre Persone uguali e distinte e che il ‘comandamento nuovo’ datoci da Gesù non ha altro scopo che di farci vivere la relazione d’amore che vivono le Persone divine per farci essere uomini a sua immagine e somiglianza, ossia realizzati; ma nella pratica, amare l’altro ‘come’ se stesso non è ancora diventato stile quotidiano di vita, né nei rapporti interpersonali né in quelli fra famiglie naturali e tra famiglie religiose, fra gruppi etnici o fra popoli: ci fa difetto la coscienza che siamo inseriti, grazie al Figlio, nel dinamismo vitale della Trinità.

Sappiamo che di Corpo di Cristo ce n’è uno solo (quello del Risorto), ma ci manca la coscienza che ne aveva, ad esempio, sant’Agostino quando diceva ai cristiani battezzati nella notte di Pasqua: «Se voi li avete ricevuti (il corpo e il sangue di Cristo) nelle dovute disposizioni, voi siete ciò che avete ricevuto (...). E poiché siete il corpo di Cristo, poiché siete le sue membra, siete voi che misteriosamente state sulla Tavola del Signore (...). Siate dunque quello che vedete, e ricevete ciò che voi siete (...). Sull’altare Cristo ha consacrato il mistero della nostra pace e della nostra unità (...). Questo pane è quello stesso Corpo di Cristo di cui parla l’Apostolo riferendosi alla chiesa: voi siete il Corpo di Cristo (...) e perciò, chiunque riceve questo mistero dell’unità senza aver conservato il vincolo della pace [col prossimo], l’eucarestia che riceve non gli giova a nulla: essa è la testimonianza della propria condanna».

 

 

La chiesa fa l’eucarestia e l’eucarestia fa la chiesa, si dice. O piuttosto: la chiesa è il corpo di Cristo, e l’eucarestia è il mistero (sacramento) che dovrebbe rendercene coscienti.

«Il Verbo si è fatto uomo allo scopo di fare di noi degli dèi», hanno scritto Atanasio e altri Padri. Siamo stati effettivamente ‘divinizzati’, ma sembra che solo i grandi santi abbiano vissuto con questa coscienza.

S. C.