Segnaliamo

Itinerario di vita di un seminario

Un contributo originale

 

Questa volta vogliamo segnalare un testo che non è in commercio. Ci spinge a commentarlo l’utilità che può rivestire per molti dei nostri lettori.

Si tratta di un libretto contenente le linee di vita e il regolamento che attualmente orientano la formazione del seminario maggiore dell’archidiocesi di Torino: un’esperienza che ha già destato l’interesse di altri seminari.

Quale il suo valore? Forse si potrebbe sintetizzare in tre espressioni: 1) solidità dottrinale; 2) profondità e concretezza spirituale; 3) aggiornamento coi tempi.

1) Già dalle prime righe si coglie il solido impianto ecclesiologico sul quale poggiano le linee di vita: «La Trinità è l’origine, modello e meta nel cammino di una chiesa–mistero, di una chiesa–comunione, di una chiesa–missione». Percorrendo le pagine si avverte chiaramente – e non solo attraverso le reiterazioni esplicite – che questo fondamento trinitario percorre e sostiene tutte le affermazioni di tipo teologico, spirituale e pratico.

2) Il tutto è poggiato su una ricca e profonda spiritualità comunitaria. Ecco alcuni punti.

 Il seminario è visto – amplificando un tema presente nella Pastores dabo vobis – come la continuazione della comunità apostolica stretta attorno a Gesù; esso diventa scuola della Parola. Si mette in rilievo, infatti, il primato della Parola vissuta: si deve prima «essere» e poi «parlare».

Si guarda al sacerdote in primo luogo come all’«uomo della comunione», sottolineando la sua unione con il vescovo, il presbiterio e tutto il popolo di Dio dove la prima condizione per evangelizzare è essenzialmente l’essere «unum».

Quindi viene a delinearsi una spiritualità nella quale si scopre e si sceglie Dio come Amore, si ricerca quotidianamente e costantemente la volontà di Dio, si tende alla carità reciproca come vertice della santità, si ama Cristo in ogni prossimo, lo si vede presente nella comunità (Mt 18, 20), e si guarda alla «Parola della croce», cioè alla sofferenza vissuta unita a Cristo in prospettiva pasquale.

Tutto ciò si concretizza in tutti gli aspetti della vita quotidiana: dalla preghiera allo studio, dalla condivisione dei beni all’attenzione ad una casa accogliente e ad un vestito armonioso, dall’impegno pastorale alla salute del corpo.

3) Un altro tema di rilievo: è sottolineata l’inscindibilità tra sacerdozio ministeriale e universale, e il secondo come base essenziale per il primo. Inoltre il sacerdote non è visto soltanto come l’uomo dell’eucarestia, dei sacramenti e del culto, ma anche della Parola e del dialogo per cui troverà la strada per costruire rapporti con persone di altre chiese, di altre religioni e di convinzioni non religiose.

E infine sarà uomo del servizio che a partire dalla condivisione dei beni materiali, diventa sensibile a tutte le situazioni di povertà e disagio vicine e lontane; formato nella dottrina sociale della chiesa, avrà rapporti con il mondo condividendone i problemi e impegnandosi a risolverli...

Un tema attuale: seguendo ancora la Pastores dabo vobis (n. 68), afferma che «i giovani che hanno ricevuto la loro formazione di base in associazioni e movimenti, non dovranno sradicarsi da questi ambienti né cancellare i tratti caratteristici della loro spiritualità, ma nello stesso tempo si formeranno al servizio dell’intero popolo di Dio nella comunione fraterna e nell’obbedienza al vescovo» (p. 11; cf. p. 39).

Ancora due caratteristiche strutturali del documento. Innanzittutto si deve sottolineare come le linee di vita rappresentino la parte preponderante di tutto il testo e che solo dopo viene analizzato il regolamento che così è reso più vivo e comprensibile. Inoltre, il testo chiude con i Compiti degli educatori in seminario, a sottolineare che la linea esperienziale–comunionale non è solo proposta ai seminaristi, ma assunta in primo luogo ed in prima persona dagli stessi formatori.

Come indica il card. Saldarini nella presentazione, si tratta di linee «ad experimentum». E poiché poggiano sul meglio dei documenti magisteriali che riguardano i seminari, citati in modo abbondante e pertinente, in una prossima redazione sarebbe auspicabile tener conto di due documenti della Congregazione per l’Educazione Cattolica: le Direttive sulla formazione dei seminaristi circa i problemi relativi al matrimonio ed alla famiglia (apparse dopo la pubblicazione di queste «linee di vita»), e gli Orientamenti per la formazione dei futuri sacerdoti circa gli strumenti della comunicazione sociale, che potrebbero arricchire ancora di più il già valido paragrafo dedicato all’importanza dei mezzi di comunicazione nella vita del seminario e nella pastorale.

Per concludere con un giudizio sintetico, se da più parti arrivano indizi che si sta camminando verso una concezione di vita più comunitaria nella formazione dei futuri presbiteri, questo documento ne è una conferma. Solo così i preti del domani sarebbero all’altezza del loro compito e delle esigenze della chiesa e dell’umanità attuale. Ciò dà speranza per il futuro, perché potrebbe diventare realtà il desiderio del Vaticano II, che i seminaristi «sappiano dare testimonianza di quella unità con cui gli uomini vengono attirati a  Cristo» (OT 9).

E.C.

 

 

ARCIDIOCESI DI TORINO, Per un itinerario di vita e regolamento, Seminario Maggiore, 1994, pp. 72 (chi desideri averlo può richiederlo direttamente al Seminario, Via Lanfranchi 10 – 10131 Torino).