Perché tutti siano UNO

Notizie dal mondo dei seminari

 

a cura della segreteria internazionale del movimento gens

 

 

Avevo perso il pullman ed avrei dovuto aspettare per più di un’ora. Nell’attesa, ho colto l’occasione per colloquiare con qualcuno dei tanti stranieri che affollavano, con le loro bancherelle improvvisate, le vie d’accesso della Metropolitana romana. Tra di loro un indiano con cui si crea un bel dialogo. Alla fine mi chiede se sono cristiano. Mentre
gli rispondo di sì, mi rendo conto che egli è mussulmano. E allora rilancio: “C’è qualcosa che ci accomuna: abbiamo un Padre che ci ama immensamente; quindi siamo fratelli”. Sorpreso mi dice: “È la prima volta che un cristiano mi dice questo ed io ci credo”».

A raccontare questo fatto è un seminarista filippino, uno dei tanti che ha trovato nella spiritualità dell’unità una chiave per vivificare i molteplici rapporti di ogni giorno, abbattendo nella mente e nel cuore quelle inutili barriere che ci rendono così spesso schiavi di preconcetti superficiali.

Trasferiamoci in un altro Paese, e questa volta in seminario. Da qualche tempo nella comunità si fa un gran parlare sull’obbligo dei seminaristi più giovani di salutare per primi quelli dei corsi più alti.
Agli occhi degli ultimi arrivati è un’ingiusta pretesa. Secondo i più grandi invece è sacrosanto diritto. Punti di vista sufficientemente contrastanti per creare tensione. Finché, in una riunione che affronta il «problema», uno dei più nuovi afferma candidamente che egli non prova affatto difficoltà: «Non mi viene in rilievo se è uno del quarto o quinto anno. Penso semplicemente che è Gesù. E allora sono contento di salutarlo». Sono bastate queste parole per chiudere la questione.

Due fatti quotidiani, che hanno la stessa radice e che testimoniano, assieme ad altri che riportiamo su queste pagine, quali conseguenze abbia, nelle situazioni più diverse, vedere
negli altri Gesù. Principio evangelico che apre l’orizzonte del «tutti uno».

 

 

«Gesù Cristo è la via principale della Chiesa. Egli stesso è la nostra via “alla casa del Padre” ed è anche la via a ciascun uomo. (...) Qui si tratta dell’uomo in tutta la sua verità, nella sua piena dimensione. Non si tratta dell’uomo “astratto”, ma reale, dell’uomo “concreto”, “storico”. Si tratta di “ciascun” uomo, perché ognuno è stato compreso nel mistero della Redenzione, e con ognuno Cristo si è unito, per sempre, attraverso questo mistero».

Giovanni Paolo II

(Redemptor Hominis, 13)

 

 

Puntare ai

RAPPORTI

 

Un incidente... e poi?

Italia. «Accompagnando con la macchina mia madre e una sua amica per una visita,
al ritorno ho trovato le strade piene di neve. Andando piano sembrava che non ci fosse pericolo. Ma ecco che, proprio quando il peggio era passato, la macchina sbanda
per il ghiaccio e si scontra con un’altra nella corsia opposta. Subito mi rendo conto che anche qui bisogna amare. Vado verso le altre due persone coinvolte nell’incidente e cerco di ascoltarle e di farmi carico delle loro preoccupazioni. Fortunatamente nessuno si è fatto male, e ci sono solo danni alle macchine e spavento. Quando arrivano i carabinieri mi è di grande aiuto vedere anche in loro Gesù da amare. Alla fine, quando ci lasciamo, il signore che ho investito dice a mia mamma di ringraziarmi perché con il mio modo di fare avevo tranquillizzato tutti. Sembra incredibile: da una situazione così difficile è venuto un apprezzamento». (P.C.)

 

Fino a notte fonda

Cile. «Alcune settimane fa doveva arrivare il nuovo formatore per il nostro corso. Eravamo stati molto impegnati in quel giorno, per cui i miei compagni – come del resto prevede l’orario – alle 22.30 erano già tutti a letto. Sentivo dentro di me un po’ di preoccupazione per il mancato arrivo, quando ho sentito giungere una macchina. Era il formatore. Dimenticando la mia stanchezza, l’ho accolto e l’ho aiutato a sistemarsi. Avvertivo però che l’amore doveva andare fino in fondo e allora gli ho preparato un caffé e mi sono messo ad ascoltarlo. Visto il clima che si è creato, egli ha iniziato a raccontarmi delle sue esperienze di ministero. Quando ci siamo lasciati erano già le 0.45, ma non percepivo più la stanchezza bensì la gioia di aver vinto la mia volontà e di aver vissuto l’amore reciproco». (H.I.)

 

Testimoniare il positivo

Francia. «Sono stato ad un incontro di preti. Vedevo che si scambiavano solo esperienze negative e criticavano i vescovi e gli altri sacerdoti. Quando toccava a me parlare, ho capito che dovevo andare controcorrente e testimoniare senza paura il positivo. Ho raccontato quindi come viviamo in seminario l’ideale dell’unità e dei frutti che ne nascono. Questo modo di parlare ha cambiato tutto: ognuno ha cominciato a raccontare esperienze positive. Ed io ho capito che la cultura dell’amore ha davvero la forza per rinnovare il mondo». (L.B.)

 

Fuori programma

Spagna. «A conclusione dei giorni introduttivi, ho proposto ai miei compagni di seminario di trascorrere insieme una serata ricreativa. Abbiamo deciso di andare al cinema. Eravamo in venti ed è stato molto bello, non tanto per il film, ma per il modo di stare insieme. Alla fine ci è venuta l’idea di andare a trovare il vescovo. Egli è stato molto contento di vederci e abbiamo potuto raccontare delle nostre vacanze, della preparazione del nuovo anno in seminario e di tante altre cose. Siamo tornati a casa con tanta gioia in cuore perché era stata una serata diversa e profondamente costruttiva». (A.M.)

 

Giapponese con i giapponesi

Brasile. «Per il servizio pastorale, il vescovo mi ha inviato in una comunità giapponese. Trovarmi alle prese con una lingua e una cultura del tutto sconosciute fu una grande barriera. Ma mi sono lanciato e il primo passo è stato quello di «farmi uno». Quando stavo con una famiglia o anche con persone singole, cercavo di trasferirmi col cuore in quello che loro vivevano e mi mettevo ad amare semplicemente. Una sera una famiglia mi invitò a cena e in quella occasione mi resi conto che parlavo già quella lingua universale che è l’amore. A poco a poco ho potuto entrare in quella cultura e penetrare col vangelo i suoi valori. Naturalmente non sempre tutto è stato facile, ed il ricordo di Gesù in croce è stato per me la chiave decisiva. A un certo punto ho sentito la necessità di cominciare ad apprendere la lingua e alcuni di loro si sono messi a disposizione per insegnarmela. Ormai posso partecipare alle conversazioni e svolgere gran parte delle celebrazioni in giapponese. Ma il frutto più bello è stata la visita pastorale del vescovo che ha poi detto a tutti quanto era felice di aver trovato quei giapponesi così amabili e sorridenti, mentre in precedenza lo avevano accolto piuttosto freddamente. Hanno preparato per lui persino una cerimonia del thé e questo l’ha fatto traboccare di gioia». (M.B.)

 

Un seminario «sulle vie dell’unità»

Portogallo. Ispirandosi al piano pastorale diocesano, in un seminario hanno scelto come tema per quest’anno: «Il seminario sulle vie dell’unità». È stata l’occasione per individuare alcune piste su cui muoversi per incrementare la comunione, fra cui: comunicarsi a vicenda esperienze pastorali e notizie sulla propria famiglia; mettere in comune scarpe da sport, piccole cose per arredare le stanze e altri oggetti utili; creare un fondo per comprare un dono per chi compie gli anni; preparare anche un piccolo dono «non materiale» (una poesia, un canto), ecc. Il primo a beneficiare
di questo nuovo modo di festeggiare i compleanni è stato il rettore che è rimasto molto toccato e si è sentito spinto a raccontare a tutti alcune tappe della sua vita.

 

 

Domande a Chiara Lubich

 

Una volta sacerdote, vorrei essere un costruttore di unità. Ma nella nostra cultura mi trovo di fronte alla differenza di razza e di educazione, alle disuguaglianze economiche e al pluralismo religioso. Come fare?

Non mi preoccuperei assolutamente di queste differenze. La Buona Novella ci dà una libertà assoluta.

L’ideale dell’unità esige che si veda e si ami Gesù in tutti. Non c’è più né il simpatico né l’antipatico, né il brutto né il bello, né il ricco né il povero, né il tedesco né il francese, né il cristiano né il seguace di altre fedi... Si vede e si ama Gesù in ognuno: o perché c’è in lui per la grazia, o perché anche col nostro amore può «nascere» in lui. Così abbiamo fatto noi fin dall’inizio.

Vuoi essere dunque costruttore di unità? Fa come nel Movimento, dove si sono aperti dialoghi con tutti: fra i cattolici, fra i cristiani, con i credenti, con chi ha altre convinzioni.

(Ai seminaristi, Castel Gandolfo, 29.12.94)

 

 

Incontri ’96

A un anno e mezzo dal Congresso internazionale di seminaristi a Roma vi invitiamo a ritrovarci in alcuni punti d’Europa per vivere insieme un’esperienza di comunione nel quotidiano.
Ad accoglierci saranno quattro «cittadelle» del Movimento dei focolari. Avremo l’occasione per fare un bilancio del cammino percorso e per dare sempre più concretezza al nostro impegno
per l’unità.

Il programma di quei giorni? Temi di spiritualità, testimonianze, scambi di esperienze, gite, workshop e quanto altro può essere espressione di comunione.

 

 

Dalla Germania

 

Nel nord della Germania, in seguito al Congresso internazionale di seminaristi del dicembre ’94, è nato il cosiddetto «Treff-punkt»: quasi mensilmente si ritrovano a Münster seminaristi di vari seminari. Per poter essere presente, qualcuno affronta anche viaggi di molte ore. Come ad esempio quelli di Francoforte, che vengono in 4-5 e si riuniscono regolarmente anche in seminario.

A caratterizzare l’incontro è un’atmosfera molto spontanea e familiare. «Non avrei mai osato sperare quello che ho trovato qui», ha detto recentemente uno studente del primo semestre. «Ci raccontiamo di Dio – ci scrivono i promotori –, di quello che avviene quando cerchiamo di andare a Lui insieme e di come, di conseguenza, cambia il nostro ambiente». Inoltre ogni volta si affronta, con l’aiuto di qualche esperto, una tematica di particolare interesse, approfondita nella prospettiva della spiritualità dell’unità, in uno stile sempre vitale e mai teorico. Segue poi un vivace dialogo.

«Non avevo mai colto in questo modo le tappe successive del cammino vocazionale: scelta di Dio – verginità – sacerdozio. È per me una prospettiva del tutto nuova che mi aiuta», ha detto uno studente alla fine di un pomeriggio su sessualità – verginità – celibato. Era presente pure un futuro ministro luterano che è rimasto anch’egli molto contento, comprendendo come pure alla base del matrimonio debba esserci la scelta di Dio.

Nel frattempo ci si è più volte ritrovati e si è parlato della vocazione e, la volta dopo, della vita in comune fra sacerdoti. Tra le tematiche in programma: Vie verso un ecumenismo della vita. Che cosa significa «studiare teologia». Una vita tra donazione e realizzazione di sé...