Flash di vita

Uniti per unire

Tre anni fa, il vescovo di Vicenza, nominando don Gianni Baccega e don Domenico Pegoraro parroci di due parrocchie vicine, Valli del Pasubio e Staro, li invitò a costituire una «unità pastorale». I due erano convinti che la base essenziale di questa realtà pastorale doveva essere la presenza del Cristo tra loro, mantenuta viva dal costante e concreto amore reciproco. Ad essi si unì un terzo, ma ascoltiamo quanto ci racconta uno di loro.

Mentre stavamo iniziando questa esperienza, venne a vivere con noi anche don Efrem Gobbo, giunto dalla sua Missione di Stoccolma in seguito a un difficile intervento operatorio per un tumore alla pelle. Questa fu per lui una prova abbastanza forte perché si vide vicino alla morte. Tale circostanza, però, gli diede una potente spinta a darsi tutto a Dio, pronto a qualsiasi cosa per Lui.

Era sua intenzione fermarsi alcuni mesi per ristabilirsi e poi ripartire per la missione, ma il vescovo gli disse di non pensare al ritorno ma alla salute e di fermarsi definitivamente in diocesi. Per questo è ancora con noi.

Come si svolge la nostra vita? Riserviamo mezza giornata ogni settimana, scegliendo un luogo fuori delle nostre parrocchie, per approfondire la nostra comunione, per meditare un tema di spiritualità o per fare una passeggiata.

Constatiamo che questo continuo scambio di esperienze e di pensiero costituisce un metodo molto pratico per la formazione permanente. Senza trascurare l’importanza dello studio specifico sui libri, noto che l’ascolto dell’altro con cui vivo è per me uno scrigno di sapienza.

Il lunedì mattina, con la presenza di qualche altro sacerdote, leggiamo la Parola di Dio della domenica successiva, ce ne comunichiamo le risonanze e poi ci sforziamo di metterla in pratica in modo che nell’omelia domenicale possiamo parlare di ciò che noi per primi abbiamo cercato di concretizzare nella nostra vita di comunione.

Notiamo con gioia che la testimonianza d’unità tra noi sacerdoti sta dando un apporto notevole alla vita cristiana delle nostre parrocchie suscitando alcune iniziative importanti.

Anzitutto per i giovani con incontri di formazione fatti insieme tra le due parrocchie, alle quali si sono aggiunte altre vicine. Abbiamo così potuto trasmettere i punti fondamentali della spiritualità dell’unità ad una quarantina di giovani e ad un gruppo di ragazzi.

Poi si sta sviluppando in modo un po’ straordinario la pastorale per i giovani sposi che, partiti con la partecipazione di due coppie ad un convegno internazionale di famiglie promosso dal Movimento dei focolari a Roma, si sono moltiplicati con la costituzione di sei gruppi di sposi (7 coppie per ogni gruppo) con un cammino specifico di formazione.

Infine sta entrando sempre più nelle strutture della pastorale ordinaria (consiglio pastorale, catechesi per i ragazzi, ecc.) la pratica dell’amore reciproco. Le persone imparano a mettersi in un atteggiamento di accoglienza, di ascolto, di donazione. Ciò produce la gioia di incontrarsi e di stare insieme. Sintomatico il fatto di un gruppo di ragazzi di seconda media che, al momento di interrompere gli incontri in occasione delle vacanze, hanno chiesto di continuare ad incontrarsi, almeno per tutto il mese di giugno.

Si nota, inoltre, come una costante, che alla fine di ogni incontro di giovani o di adulti, il clima di famiglia è tale che le persone non vanno via in fretta, ma continuano a intrattenersi ulteriormente, conversando tra loro.

Tutto andava così bene tra noi sacerdoti e tra le nostre comunità, quando nel settembre scorso il vescovo ha chiesto a don Gianni di lasciare la parrocchia di Staro per assumere, insieme ad un altro sacerdote, una nuova unità pastorale formata da quattro parrocchie.

Come parroco di Staro è stato designato don Luciano Meneguzzo. Questi fin dal suo primo incontro con gli abitanti di questa cittadina ha manifestato il desiderio di vivere in comunione con tutti i preti della zona e di fare vita comune con noi di Valli del Pasubio, assicurando che nulla avrebbe tolto alle esigenze del servizio pastorale a Staro.

Si sa quanto i parrocchiani siano gelosi dei propri pastori ed esigano che risiedano in mezzo a loro, ma qui, per l’esperienza già vissuta in precedenza, essi hanno capito subito che, facilitando la vita comune tra noi preti, la loro parrocchia, anziché perderci, avrebbe guadagnato in vitalità.

Molti hanno fatto trasparire il loro stupore, perché il cambiamento del parroco non ha causato nessuna difficoltà né nei parrocchiani, né nei sacerdoti. Il nuovo arrivato si è trovato a casa, perché accolto da noi come un vero fratello e i parrocchiani hanno continuato a godere dello stesso rapporto di fiducia che avevano costruito col parroco precedente.

Giorni fa una signora ci ha detto: «Mi piace vedere voi sacerdoti vivere insieme come in una vera famiglia».

Anche se lo sapevamo da tempo, perché ci è stato ripetuto continuamente e in tutti i toni, non possiamo negare il nostro stupore nel constatare quanto sia vero che il segreto di un’autentica vita cristiana nelle parrocchie sta innanzitutto nell’unità tra noi presbiteri.

 

D. P.