Una scuola di comunione
per sacerdoti e seminaristi

di Ruedi BECK (Loppiano/Italia)

Dal 1966 ad oggi, oltre 3000 sacerdoti e seminaristi hanno potuto vivere alla «Scuola sacerdotale» di Loppiano/Firenze un tirocinio di comunione.

«V

enite e vedrete» ha detto Gesù ad Andrea e all’altro discepolo. Per presentare la Scuola sacerdotale si dovrebbe dire qualcosa di simile.

Chi passa a visitarla non trova una scuola con le aule, con studenti immersi nei libri, ma una scuola di vita, dove ogni cosa ha la stessa importanza, perché tutto vuole essere espressione del vangelo vissuto: la preghiera come lo sport, l’ascoltare una persona come lo stirare le camicie, il riposo come lo studio o il preparare i pasti. Vale a dire che il «piano di studio» è ridotto a quel curriculum essenziale ed insieme vitale che ha caratterizzato la convivenza degli apostoli con Gesù e tra loro: «Amatevi gli uni gli altri...», il suo comandamento da «coniugare» nel quotidiano.

Siamo attualmente 45 tra sacerdoti e seminaristi, provenienti da 23 nazioni e da tutti i continenti. Per sei mesi o un anno viviamo insieme in un convento rimesso a nuovo, inserito nella cittadella internazionale di Loppiano, non lontano da Firenze, dove oltre 800 membri del Movimento dei focolari delle più varie età e vocazioni testimoniano nella vita di ogni giorno come potrebbe essere la società se si vivesse il vangelo.

Viviamo in piccole comunità da sei a otto persone, cercando di attuare il desiderio più profondo di Gesù: «siano una cosa sola...». Abbiamo un’unica cassa; non c’è chi ha di più e chi ha di meno. Non c’è chi comanda e chi si sottomette, ma ciascuno, senza interesse proprio, cerca di fronte ai responsabili e ad ogni fratello di posporre la propria idea per accogliere l’altro. Ciò che ne scaturisce è un’atmosfera di ascolto, non di concorrenza, una stima reciproca che non è basata sulla simpatia o l’antipatia, un vero rapporto fraterno.

Sono oltre 3.300 i sacerdoti e i seminaristi che hanno vissuto, dal 1966 ad oggi, quest’esperienza. Iniziata con pochi, la Scuola sacerdotale ha ben presto visto un notevole sviluppo, dovuto certamente anche all’evidente sintonia con lo spirito della Chiesa post-conciliare. Comunione, infatti, potrebbe essere una definizione molto adatta di questa scuola. Comunione a vasto respiro, che coinvolge non solo i cattolici. Sono tanti i ministri di altre chiese che hanno trascorso un periodo alla Scuola. E anche due monaci buddisti hanno condiviso – uno per sette mesi e l’altro per due anni – la nostra vita.

La Scuola sacerdotale è ormai conosciuta in quasi tutti i paesi del mondo ed è stimata non solo da sacerdoti e seminaristi, ma anche dai vescovi che ne hanno potuto constatare i frutti, chi di persona e chi attraverso i propri preti e seminaristi. Ecco, per tutte, una testimonianza: «La vita di famiglia, che si realizza tra i sacerdoti grazie all’ideale dell’unità è ciò di cui essi hanno bisogno oggi, perché non possono essere i “senza famiglia”... Se i sacerdoti non vivono così, lavorano in modo controproducente. Perciò questa Scuola mi sembra una meraviglia unica».

Certo, noi ci rendiamo conto che tutto ciò non è opera nostra, ma di Dio; è frutto di un carisma che lo Spirito Santo ha mandato nel nostro tempo1.

 

1    Per una più ampia presentazione della «Scuola sacerdotale» cf il quaderno di Gen’s n. 8, 3/4 (1992), dedicato interamente ad esso.