Un carisma per oggi

Piero CODA

Sacerdote e teologo, Piero Coda insegna alla Pontificia Università Lateranense dove coordina la specializzazione in teologia fondamentale. Conosciuto sia in Italia che all’estero per le sue numerose pubblicazioni, ha lavorato fra l’altro per l’Assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi per l’Europa e per il Sinodo diocesano di Roma.

M

i è stato chiesto di presentare il carisma dell’unità nella sua rilevanza per l’oggi, nella chiesa e nel mondo. Esso – come noto – sta all’origine del Movimento dei focolari e ne costituisce pertanto il patrimonio originale di Luce e di Vita.

Ho accolto l’invito con grandissima gioia, perché ho avuto il dono di imbattermi ancora da ragazzo nel Movimento dei focolari e di vedere segnata la mia esistenza, in modo indelebile, dall’incontro con questo carisma.

Vorrei quindi semplicemente dire alcune cose sul carisma dell’unità a partire dalla mia personale esperienza. Convinto come sono che, soprattutto quando si ha a che fare con lo Spirito Santo e i suoi doni, abbia un insostituibile valore quella conoscenza delle cose di Dio che scaturisce da un’esperienza diretta che ci rende per così dire «connaturali» con esse.

Del resto, nessuno meglio di chi ha ricevuto un carisma di questo genere, per trasmetterlo alla chiesa, ce ne può rivelare il cuore. Per questo, penso sia opportuno che a questo mio brevissimo intervento d’introduzione faccia seguito la registrazione di un’intervista concessa alcuni anni fa da Chiara Lubich alla Televisione italiana, dove lei stessa ci narra la storia del suo incontro con Dio e del cammino di Luce e di Vita che ne è scaturito.

La sorpresa dell’incontro con Gesù vivo oggi...

Che cos’è un carisma?

Ovviamente, con questo termine intendo ciò che ci insegna il Concilio Vaticano II, nella Lumen gentium, quando parla di «grazie speciali» dispensate tra i fedeli di ogni ordine, «con le quali (lo Spirito Santo) li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere e uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della chiesa» (n. 12).

Tra esse, un posto particolare hanno quei doni concessi a una persona affinché faccia un’esperienza in qualche modo «nuova» di Dio e, attraverso l’opera che nasce attorno a lei, la trasmetta alla chiesa intera.

Ricordo che cos’è stato per me l’incontro col carisma dell’unità in una mariapoli, manifestazione comunitaria del Movimento dei focolari, nel Nord Italia. Fu la sorpresa, inaspettata, dell’incontro con Gesù vivo. Lo conoscevo da sempre, avevo fede in Lui, ma lì mi si è presentato in forma nuova, quasi «trasfigurato».

Me ne è stato spiegato subito il segreto. I partecipanti alla mariapoli vivevano insieme quella sua Parola: «dove due o più sono riuniti nel mio nome Io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20). La comprensione nuova di questa parola e la spinta a viverla nell’amore reciproco non erano opera semplicemente umana. Erano dono di Dio.

Avevo incontrato un carisma divenuto storia in una comunità cristiana. Ne fui subito contagiato, perché erano una Luce e una Vita che mi affascinavano, anzi – mi dicevo – era quello che sempre avevo cercato. Porre Dio al primo posto nella mia vita, seguire Gesù vivendo il suo comandamento nuovo – «amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi» (Gv 15, 12) –, mettermi in ascolto della particolare chiamata che mi rivolgeva per attuare il Suo disegno su di me, furono un tutt’uno.

Ecco un carisma: la sorpresa, scaturita dall’amore di Dio Padre, dell’incontro con Gesù vivo oggi, che ti chiama e ti dona la grazia, per mezzo dello Spirito Santo, di poterlo seguire insieme ai fratelli nella chiesa.

...in risposta all’anelito profondo del nostro tempo

Ma perché oggi Dio fa dono proprio di questo carisma alla sua chiesa?

Vi confesso che l’ho capito sempre più in profondità solo col passare del tempo. Anche se debbo riconoscere che fin dal­l’inizio, anzi, fin dal primo impatto, ho come dire... intuito la contemporaneità tutta particolare del carisma dell’unità al nostro oggi.

Questo carisma, infatti, mette in rilievo la possibilità non astratta ma reale di vivere quella comunione, anzi quell’unità che – com’ebbe a dire Paolo VI – è la sintesi del vangelo di Gesù Cristo. Quell’unità di cui la chiesa cattolica con il Concilio Vaticano II e anche le altre chiese hanno riscoperto nel nostro tempo la centralità; quell’unità verso cui la cultura (o meglio le culture) e la società odierna nel suo respiro planetario – più o meno consapevolmente – anelano con intensità.

L’unità – nonostante i molti indici contraddittori che sono sotto gli occhi di tutti – è il grande segno dei nostri tempi. L’unità, oggi, tutti l’agognano, tutti la cercano: nei rapporti interpersonali, nella convivenza sociale, nelle relazioni interculturali e internazionali.

Questo carisma, insieme a tanti altri di cui per grazia di Dio è ricco il nostro tempo, offre in un suo modo tutto peculiare la luce e la forza per realizzarla. Come dono di Dio e allo stesso tempo come intensificazione della nostra consapevolezza di fede e della nostra libertà di poterla vivere. Non da soli, ma insieme. Nella reciprocità. Perché l’unità si può «fare» solo là dove due o più decidono reciprocamente di amarsi come Gesù ha amato noi.

E l’unità da utopia può diventare realtà, perché in questo carisma ci è donata la «chiave» per realizzarla: Colui che Chiara, fin dai primi tempi, ha chiamato «Gesù crocifisso e abbandonato». Infatti, solo chi sa farsi completamente vuoto di sé, come Gesù sulla croce, di fronte a Dio Padre, ma di conseguenza anche di fronte a ciascun fratello in cui Cristo vive, solo costui è capace di donarsi a tutti e di accogliere tutti in sé. In una parola, è capace di diventare, per dono, uno con loro in Dio.

«Niente è nuovo
e tutto è nuovo»

Che cosa dunque c’è di nuovo, nel carisma dell’unità?

È una domanda cui sempre mi è venuto di rispondere con un paradosso: niente è nuovo e tutto è nuovo. Proprio questo, in realtà, è lo stile che caratterizza l’azione dello Spirito Santo nella storia della chiesa e del mondo. Di Lui che, ricordandoci ciò che già è stato detto da Dio «una volta per tutte» in Gesù Cristo, ci guida lungo i secoli verso la «verità tutta intera» (cf Gv 16, 13).

Sottolinea questa caratteristica dei grandi carismi ecclesiali anche von Balthasar: «ci sono delle cose che lo Spirito Santo tutto a un tratto mette in luce, delle cose già note, ma sulle quali non si è mai veramente riflettuto. La storia della chiesa lo testimonia. Prima di san Francesco nessuno aveva capito veramente la povertà di Dio e di Cristo. Non è una cosa secondaria, è un’apertura verso il centro. Ci sono altri santi, come sant’Agostino: nessuno aveva visto l’amore di Dio in maniera tale prima di lui; nessuno prima di sant’Ignazio aveva compreso l’obbedienza di Cristo al Padre...»1.

Qualcosa di analogo vale anche per l’unità. La contemporaneità di questo carisma al nostro oggi sta nel fatto che Dio mette in rilievo e illumina in questo tempo, per mezzo dello Spirito Santo, la «parola» unità già detta in Gesù Cristo. Una «parola» che la chiesa e l’umanità – nel dispiegarsi della storia della salvezza secondo il disegno di Dio – proprio oggi attendono di comprendere e di vivere con l’aiuto di Dio, perché mai, con le loro sole forze, sarebbero in grado di capire fino in fondo e di vivere ciò che in realtà più d’ogni altra cosa cercano.

Non per nulla, quando ci parla del­l’unità, Gesù lo fa nella preghiera al Padre implorandola come dono che scende dall’Alto: «Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi uno, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17, 21).

Ciò che lo Spirito
dice alla chiesa

Non mi resta che augurarvi, con tutto il cuore, di sperimentare anche voi, in questi giorni, per dono di Dio, la sorpresa di quest’incontro e di comprendere e vivere insieme la bellezza di questa «parola».

In sintonia, anche, con quanto il Santo Padre Giovanni Paolo II scrive nella sua Lettera apostolica Tertio millennio adveniente, a proposito della preparazione al grande giubileo dell’anno 2000 che tutti ci coinvolge per annunciare e testimoniare uniti oggi Gesù Cristo al mondo: «suscitare una particolare sensibilità per tutto ciò che lo Spirito dice alla chiesa e alle chiese (cf Ap 2, 7ss), come pure alle singole persone attraverso i carismi a servizio dell’intera comunità» (n. 23).

Piero Coda

 

1    Viaggio nel post-concilio, in: Supplemento 30 giorni, nov. 1985, p. 47.