Come la comunità
dei
discepoli

 

Il Card. Pio Laghi, prefetto della Congregazione
per l’educazione cattolica, sul seminario come famiglia

 

«D

ire che il seminario è come una famiglia significa porre l’accento sui legami di amicizia e di carità che devono esserci tra i suoi membri. È questo un ideale normativo che stimola la ricerca di realizzazioni concrete sempre più adeguate. Sono perciò da escludere modelli di convivenza che fossero individualistici e che assimilassero il seminario alle caserme o ai collegi o alle scuole professionali. Niente di tutto questo! Con l’immagine della famiglia, si vuole sottolineare che il seminario è prima di tutto una comunità».

«Ma di quale comunità si tratta? Si tratta, precisa la Pastores dabo vobis, ... di una “continuazione nella chiesa della comunità apostolica stretta attorno a Gesù, in ascolto della sua Parola, in cammino verso l’esperienza della Pasqua, in attesa del dono dello Spirito per la missione” (n. 60)».

«La comunione con Cristo è fonte della comunione con i fratelli, e in particolare con i fratelli nella chiamata vocazionale. Non valorizzare questo aspetto è una mancanza grave, che priva la vocazione sacerdotale di uno dei suoi elementi più importanti, la fraternità sacerdotale».

«L’Amore che scaturisce da Cristo, infatti, è sorgente di una fraternità spirituale, che valorizza in una sintesi nuova i legami umani di amicizia. Questi non vengono distrutti, mortificati, ma purificati dal dinamismo dell’Amore di Cristo per la sua chiesa. Analogamente, le antipatie e le diversità temperamentali e culturali trovano la possibilità di venire accolte e integrate, nella certezza che la presenza di Cristo tra coloro che sono riuniti nel suo nome sa abbattere ogni colle e colmare ogni valle dell’umana incomprensione».

«Quando si passa dal seminario al ministero, non significa interrompere i legami fraterni che si sono costruiti in seminario e neppure essere mandati a combattere da soli».

«Il documento conciliare Presbyterorum Ordinis, recuperando una concezione antichissima, afferma che “i presbiteri, costituiti nell’ordine del presbiterato mediante l’ordinazione, sono tutti uniti fra loro da intima fraternità sacerdotale; ma in modo speciale essi formano un unico presbiterio nella diocesi al cui servizio sono associati sotto il proprio vescovo” (n. 8)».

«La vera famiglia del presbitero, infatti, è il presbiterio. È questa una verità evidente e recepita, eppure tanto poco attuata».