ATTUALITÀ ECCLESIALE

 

Appuntamento ecumenico europeo

Verso Graz ’97

Dal 23 al 29 giugno 1997 si terrà a Graz la II Assemblea ecumenica europea sul tema: «La riconciliazione: dono di Dio e sorgente di vita nuova».

La prima storica convocazione di questo tipo, organizzata insieme dal Consiglio delle 33 Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e dalla Conferenza delle chiese europee (CEC) che riunisce 118 chiese anglicane, ortodosse e protestanti, si era realizzata a Basilea nel 1989, qualche mese prima della caduta del muro di Berlino, sul tema «Pace e Giustizia».

L’avvenimento ha la sua unicità nel fatto che è preparato insieme da tutte le chiese cristiane che vivono in Europa e quindi può diventare un vero evento di riconciliazione alla fine di quel millennio che ha visto il dramma delle divisioni e dei conflitti fra cristiani delle diverse chiese.

Esso si inserisce quindi in quel soffio dello Spirito  espresso chiaramente nei testi pontifici Ut unum sint e Tertio Millennio adveniente e che spinge decisamente ad un’alba del nuovo millennio riconciliata.

Due novità si possono sottolineare rispetto all’assemblea precedente di Basilea:

1. Il nuovo scenario europeo per la prima volta permette  la partecipazione libera e attiva all’avvenimento di tutte le chiese dell’Est. Sappiamo come sia urgente per l’Europa di oggi il cammino per giungere ad un vero scambio di doni tra Est e Ovest.

2. La nuova assemblea non vuole solo affrontare i problemi sociali-politici-culturali dell’Europa, ma vuole essere un vero incontro tra cristiani che hanno il coraggio di andare alle radici dell’unico vangelo in cui credono e, da quel punto-luce, interrogarsi su cosa la storia stia attendendo da essi.

Il cardinal Miloslav Vlk, presidente del CCEE, e John Arnold, presidente del CEC, nel febbraio di quest’anno hanno scritto insieme una lettera per invitare tutti i cristiani d’Europa a mettersi in cammino in questa storia di riconciliazione che avrà in Graz il suo momento simbolo più alto. Essi hanno incoraggiato a realizzare iniziative a livello nazionale, regionale e locale per preparare questo avvenimento.

Dal 12 al 14 maggio del 1995 il Consiglio del CCEE e l’assemblea plenaria del CEC si sono riuniti insieme ad Assisi per tre giorni di lavoro. Essi hanno avviato la preparazione all’assemblea di Graz ed hanno voluto dare una prima testimonianza ecumenica come contributo alla pace e all’unità dell’Europa. Nel comunicato finale i presidenti hanno scritto: «L’assemblea di Graz dovrà anche essere una testimonianza piena di gioia della nostra fede cristiana comune. Sarà un’occasione per uno scambio di esperienze tra cristiani di diverse confessioni e contribuirà a precisare il compito delle chiese e dei cristiani nel ministero della riconciliazione...

L’assemblea avrà sei centri di interesse: la ricerca dell’unità visibile delle chiese; il dialogo con le religioni e le culture; il lavoro per la giustizia sociale; l’impegno per la riconciliazione tra i popoli; una nuova prassi di responsabilità ecologica; una condivisione con le altre religioni del mondo».

Diventa chiaro che i frutti di questo incontro dipendono dalle energie mobilizzate nella preparazione. Se tutte le comunità cristiane – forse soprattutto quelle che non sembrano avere un interesse locale immediato per l’ecumenismo, per la presenza minoritaria delle altre chiese – coglieranno questa occasione per fare passi concreti nel cammino ecumenico, si darà un fondamentale contributo per la pace e si farà un passo verso quell’unità di tutti gli uomini che il Cristo ha sognato.

È stato preparato nelle varie lingue un documento di studio molto snello, con lo stesso titolo dell’assemblea che si terrà a Graz, che potrà essere distribuito capillarmente ed essere di aiuto per la preparazione.

Ma c’è attesa per tutti gli strumenti che le varie comunità certo inventeranno per entrare in questa avventura.

A. G.

 

Dialogo tra cristiani a Mosca

Sulla collaborazione nell’ex URSS

«Fede cristiana e inimicizia umana» è stato il tema trattato nel giugno scorso nel Simposio tenuto a Mosca con circa 200 partecipanti, provenienti dalla Confederazione degli Stati Indipendenti e degli Stati Baltici, riuniti per trattare della collaborazione tra le chiese nei Paesi dell’ex- Unione Sovietica.

L’invito per questo incontro ecumenico è stato fatto di comune accordo dal metropolita Kyrill, presidente del Dipartimento delle relazioni estere della chiesa ortodossa russa, dall’arcivescovo cattolico Tadeusz Kondrusiewicz e da Petr Konovalchik dell’Unione dei Battisti cristiani evangelici della Federazione Russa, a nome di un comitato di preparazione che comprendeva rappresentanti della chiesa apostolica armena, della chiesa ortodossa georgiana ed anche delle chiese luterane, metodiste e avventiste.

Era il primo incontro dei responsabili di circa venti denominazioni cristiane esistenti nei territori della ex-URSS e dei Paesi Baltici. I rappresentanti ortodossi erano 30 e quelli cattolici 20. A questi si univano i rappresentanti delle altre chiese e comunità cristiane e delle organizzazioni per l’ecumenismo e per la pace e anche rappresentanti delle grandi religioni (ebraismo, buddismo, islamismo). C’erano pure diversi esperti e scienziati. Non è mancata neanche la presenza dei politici del governo e del parlamento locale e del Consiglio d’Europa.

Il simposio svolto nel monastero di San Daniele – sede del Patriarca Alessio II, legato con la curia responsabile per i rapporti esteri – è stato di grande importanza per l’ecumenismo: ha creato un rapporto tra le varie chiese che lavorano in questi Paesi, ha dato più credibilità alla nuova evangelizzazione e ha potuto aiutare nel costruire la pace tra popoli di religioni e culture diverse.

Chi vi ha partecipato dal di dentro ha avuto l’impressione che si sia vissuto un momento di Dio con grazie non comuni.

Da parte cattolica segnaliamo la presenza del cardinal Cassidy, come rappresentante del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, e del cardinal Vlk di Praga come rappresentante del CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee).

Sin dall’inizio il Patriarca Alessio II ha dimostrato una grande apertura, un’attenzione cordiale ed un amore concreto per la chiesa cattolica e i suoi rappresentanti. Lo stesso si dica del metropolita Kyrill, discepolo del precedente patriarca Pimen.

Il metropolita Kyrill e l’arcivescovo cattolico di Mosca, Tadeusz Kondrusiewicz, hanno voluto sfruttare ogni momento per costruire rapporti di comunione fraterna. Per questo scopo il metropolita già nel primo pranzo ha radunato a parte tutti i cattolici e ha fatto un discorso molto fraterno, pieno di sapienza e con immensa gratitudine per la presenza della chiesa cattolica in Russia e per il concreto aiuto dato alla chiesa ortodossa quando questa attraversava momenti particolarmente difficili. Si diceva  felice per la partecipazione del cardinal  Cassidy e del cardinal Vlk, ai quali ha confidato che «nell’ultimo periodo tra lui e l’arcivescovo Kondrusiewicz è nato qualcosa di molto bello e prezioso».

Quest’ultimo ha ricambiato la gentilezza invitando Kyrill alla cena preparata nella sua casa per le personalità cattoliche.

Questo incontro a Mosca ha dato l’occasione ai rappresentanti delle varie denominazioni di conoscersi meglio e di convivere da fratelli. Man mano che passavano i giorni, spariva la paura, cadevano i pregiudizi, si allentavano le tensioni e cresceva la cultura del dialogo, della fiducia, della speranza e si vedeva con più chiarezza la possibilità di collaborare per la pace tra i cristiani e con tutte le persone di buona volontà.

Durante una sessione plenaria la vicesegretaria generale, della NCCC (National Council of the Churches Christ) degli USA ha detto che, ascoltando il cardinal Cassidy e vedendo come egli si muoveva e conduceva i lavori nel quinto circolo minore, ha avuto l’impressione che «sta arrivando l’ora che porterà i cristiani ad abitare nella casa comune». Nel constatare la competenza, la saggezza, la capacità nel valorizzare tutti e l’umiltà del cardinale, secondo la voce comune egli «più che parlare di ecumenismo, lo viveva».

Delle decisioni più importanti, votate con una certa unanimità e a cui le chiese in questi Paesi dell’ex-URSS si vogliono attenere nel futuro, ne accenniamo solo tre:

1) I sacerdoti e le autorità ecclesiastiche sono sconsigliate dall’assumere responsabilità dirette nel campo politico.

2) Per risolvere le tensioni e i conflitti che possono sorgere tra i vari Stati, le chiese faranno di tutto per dissuadere l’uso della forza, alimentando il dialogo e rispondendo all’odio con l’amore.

3) Subito dopo questo incontro inizieranno i lavori per far nascere un specie di piattaforma permanente di tutte le denominazioni cristiane presenti sul territorio dell’ex-URSS come strumento di dialogo, di collaborazione e di coordinamento degli sforzi a favore della pace e delle iniziative sociali, come pure per regolare problemi interconfessionali. Naturalmente questo organismo resta sempre aperto alla collaborazione con le grandi religioni e con le persone di buona volontà.

T.F.