Perché tutti siano uno

Notizie dal mondo dei seminari - 2

 

Sono passati ormai alcuni mesi dal Congresso internazionale di seminaristi a Castel Gandolfo (Roma) e si è tornati ovunque alla quotidianità. Ma non per questo alla vita di prima. Così almeno fanno pensare le notizie che giungono dalle parti più diverse del mondo e che riportiamo su queste pagine.

Nulla di speciale e di artefatto, comunque. La vita di cui parlano queste brevi testimonianze è quella normale di tutti i seminari: lo studio, la liturgia, la vita nel proprio corso, i rapporti coi formatori, lo svago, e così via. Nuovo semmai è il modo di affrontare le situazioni, secondo una logica decisamente comunitaria anziché individuale, per non dire... individualista.

Le esperienze che presentiamo hanno un denominatore comune: partono dalle circostanze concrete di tutti i giorni, ma poi si innesca in esse la novità evangelica e il quotidiano prende un corso diverso, acquista sapore e genera comunione.

Fondamentale il continuo confronto con la Parola di Dio, sotto una forma che anima ormai la vita di milioni di persone in tutti i Continenti: la «Parola di vita», una frase della Scrittura tratta dalla liturgia del mese e messa in pratica secondo quanto suggerisce un semplice ed essenziale commento di Chiara Lubich.

Non meno importante: l’aiuto reciproco in quest’impresa, attraverso tanti piccoli o meno piccoli incontri che servono per mettere in comune le esperienze del vangelo vissuto per poi... ripartire.

Alle spalle un sogno: contribuire, con una vita sempre più autentica di singoli e comunità, a fare dei seminari potenti centri di irradiazione della novità cristiana.

 

 

«La chiamata verso il Signore è, in definitiva, chiamata al Signore in mezzo a molti, chiamata reciproca, nell’unità dell’unico corpo. Essere povero non consiste più in questo caso soltanto nel ridurre al minimo i bisogni personali, ma è condividere con gli altri i propri beni interiori ed esteriori, da cui davvero nasce la comunione. L’obbedienza non è soltanto ascolto della voce di Dio in me, ma anche della voce di Dio che mi perviene dai fratelli che sono accanto a me, che risuona nell’intera comunità. La purezza del cuore nella vita e il dono della corporeità edificano e designano l’‘‘unico corpo” che noi costituiamo tutti insieme, il tempio santo al centro del quale abita il Signore stesso».

Klaus Hemmerle

(teologo e vescovo)

 

 

Domande a Chiara Lubich

Santità di popolo

In vista del Congresso «UNO perché tutti siano UNO», seminaristi di tutto il mondo hanno inviato domande a Chiara Lubich. Continuiamo la pubblicazione delle risposte.

Ogni mese il Movimento diffonde in tutto il mondo un tuo commento alla Parola di vita. Che cosa è per te la Parola di vita?

È una presenza di Gesù (le altre presenze: Gesù nell’Eucaristia, Gesù in mezzo a noi, Gesù nella gerarchia, Gesù nel povero).

Occorre quindi cibarsi di essa come dell’Eucaristia. Ma come basta un pezzettino d’Ostia, così basta una Parola.

Cibarsi significa tradurla in vita (non solo leggerla o solo meditarla).

Si produce così in noi nel nostro amare, pensare, agire una rievangelizzazione: si diventa sempre più Gesù, vangeli viventi.

A cuore aperto, qual è il tuo più grande desiderio per noi?

Che viviate in maniera di far parte di quella «santità di popolo» prevista da qualche teologo e reclamata da Paolo VI.

Ha scritto a suo tempo Karl Rahner: «Noi più anziani (...) siamo stati spiritualmente degli individualisti, data la nostra provenienza e la nostra formazione. (...) Se c’è un’esperienza dello Spirito fatta in comune, comunemente ritenuta tale, (...) essa è (...) l’esperienza della prima Pentecoste nella Chiesa, un evento – si deve presumere – che non consistette certo nel casuale raduno di una somma di mistici individualistici, ma nell’esperienza dello Spirito fatta dalla comunità (...). Io penso che in una spiritualità del futuro l’elemento della comunione spirituale fraterna, di una spiritualità vissuta insieme, possa giocare un ruolo più determinante, e che lentamente ma decisamente si debba proseguire lungo questa strada»1.

Paolo VI, quando era ancora cardinale, ha detto che in questi tempi ormai l’episodio deve farsi costume e che il santo straordinario, pur essendo venerato, cede il posto in certo qual modo alla santità di popolo, al popolo di Dio che si santifica2.

Questo per mostrare al mondo la Chiesa più santa e più una.

1)   K. RAHNER, Elementi di spiritualità nella Chiesa del futuro, in: Problemi e prospettive di spiritualità, a cura di T. Goffi - B. Secondin, Brescia 1983, p. 440-441.

 

 

Un cammino
INSIEME

«Quale parola prendiamo oggi?»

Austria. «Qualche settimana fa un seminarista è tornato dall’anno libero che si trascorre fuori dal seminario. Un giorno mi ha espresso il desiderio di ritrovarsi con qualcuno per leggere insieme la Bibbia. Non esisteva finora, nel nostro seminario, un gruppo del genere. Sentivo di dover accogliere questa esigenza e così, insieme ad un terzo compagno, abbiamo cominciato a leggere la prima lettera di Pietro. Comunicandoci le impressioni del brano letto, si è creato subito un clima tanto diverso da prima: ciascuno si apriva e parlava di ciò che stava vivendo. Alla fine abbiamo scelto da quel brano una parola da mettere in pratica durante la settimana. Ne sono nate, nei giorni seguenti, tante piccole esperienze – fra cui la preparazione di una omelia – che ci siamo raccontati al successivo incontro. Quella volta veniva ormai spontaneo chiederci: ‘‘E quale parola prendiamo oggi?’’». (M.L.)

«Date e vi sarà dato...»

Ecuador. «Poco dopo il ritorno dal Congresso, il fratello d’un seminarista ha avuto un grave incidente. Sentivo che dovevo far mia questa situazione e quindi ho cercato di star vicino a questo mio compagno, mi sono messo ad ascoltarlo, ho studiato con lui e abbiamo pregato insieme per il fratello. Ad un certo punto aveva bisogno di soldi per poter andare a trovarlo in ospedale. Avevo accantonato una somma per la Mariapoli (l’annuale incontro estivo del Movimento dei focolari). La Parola “date e vi sarà dato...” mi ha spinto a dargli tutto quello che avevo. Arrivato a casa, mia madre mi ha chiesto se quest’anno sarei andato in Mariapoli. Alla mia risposta positiva, ha aperto un cassetto e mi ha consegnato dei soldi. Era la stessa somma che avevo dato al mio compagno». (M.R.)

«Cellule» di vita evangelica

Cameroun. Va avanti, nel seminario di Bamenda, l’esperienza di cui abbiamo già riferito. In seguito al Congresso sono nate cinque «cellule», corrispondenti ciascuna ad una delle casette-dormitorio del
seminario. Oltre che nella comunione delle esperienze, la loro vita si esprime nel servizio agli altri, con grande frutto. «Un giorno – raccontano – uno studente è tornato ed ha trovato la sua stanza pulita e ben ordinata. Non ci è voluto molto tempo perché capisse chi era stato. E così egli ha voluto unirsi ai nostri incontri».

Un incontro di «lavoro»

Germania. «Ero di turno per la liturgia e dovevo incontrare più volte, per questo motivo, il padre spirituale. Ad un certo punto egli mi ha chiesto come stavo e allora gli ho raccontato con tanta apertura come vivo nella comunità. Alla fine gli ho
chiesto anch’io come stava. Era molto sorpreso di questa domanda ed è nato un colloquio profondo. Dopo un’ora il nostro “incontro di lavoro” è terminato e lui era visibilmente felice. Arrivando la mattina dopo in sagrestia, ha fatto qualcosa che non aveva mai fatto: ci ha salutati con una stretta di mano e ci siamo scambiati
alcune parole cordiali. Quando poi mi sono trovato in difficoltà con le vesti liturgiche
e non riuscivo ad annodare il cingolo, è venuto ad aiutarmi». (A.W.)

Seminario e... scuola-guida

Italia. «Qualche giorno fa entra nella mia stanza un seminarista molto preoccupato: sta preparandosi per l’esame di scuola-guida e, nonostante il suo impegno, continua a fare molti errori nelle risposte ai quiz. Mi chiede di farne alcune insieme. Dentro me penso che potrebbe farcela da solo con un po’ d’attenzione. Forse è vero, ma più importante è farsi uno con lui e così gli dico di sì. Rispondiamo ad alcune domande con molta attenzione e anche questa volta, con mia sorpresa, facciamo vari errori. Si scoraggia ancor di più: è la conferma che non sarà capace di superare l’esame. A me però viene il sospetto che il libro sia sbagliato e gli consiglio di informarsi dall’istruttore. Il giorno dopo mi dice con gioia che avevo ragione: il volume su cui studiava da alcuni mesi riguardava il vecchio codice della strada. Adesso, con
il nuovo libro, riesce bene». (P.S.)

Ponte tra Croazia e Bosnia

Slovenia. In seguito al Congresso, Robert di Ljubljana è diventato un vero amico di Zvonko e Darko della Bosnia che vivono adesso, con tutto il seminario di Sarajevo, in un convento sull’isola di Brac in Croazia. Dato che da quel posto non possono avere contatti diretti con i familiari in Bosnia, Robert fa da ponte. E per ravvivare questi contatti è andato in febbraio a visitare Darko e Zvonko a Brac. I superiori con grande gioia lo hanno accolto per due giorni. Durante il viaggio si è soffermato anche a Split dove ha visitato Lazar che è stato pure lui al Congresso.

 

 

Dall’Irlanda

 

Ritornati dal Congresso – ci scrivono da Maynooth – abbiamo dato inizio ad un gruppo della Parola di Vita. Siamo in sette e ci incontriamo ogni giovedì. Leggiamo il commento della Parola del mese e poi ci scambiamo su come l’abbiamo vissuta. L’effetto più forte è il cambiamento di atteggiamento fra noi. Siamo diventati più disponibili a condividere, a trovarci, a lavorare insieme.

Recentemente in tre ci è venuta l’idea di invitare la nostra classe a vivere insieme un momento di ricreazione con dei giochi, canti, ecc. Siamo in 30. L’iniziativa è molto riuscita, dando gioia a tutti. È stata la prima volta che la nostra classe si è trovata insieme dall’inizio dell’anno».

Da Thurles scrive Liam, seminarista del primo anno: «La nostra classe è la più piccola nella storia del Collegio. Eravamo arrivati in sette. Ma uno di noi ha trovato molte difficoltà ad ambientarsi. Dopo due mesi è ritornato a casa.

In quel periodo è arrivato un sacerdote focolarino per dirci del Congresso che si sarebbe svolto dopo Natale. Abbiamo fatto una raccolta di fondi fra studenti e sacerdoti e sono stato scelto io per andare a Roma. I giorni passati a Castel Gandolfo sono stati i migliori della mia vita.

Ritornato in Irlanda ho cercato di trasmettere attraverso le piccole cose le realtà che avevo vissuto. Per esempio, ho cominciato ad apparecchiare la tavola non solo per me ma anche per gli altri. Inoltre ho dato vita ad un “coffee-bar” per la nostra classe. È questo un punto dove lo studio di Anselmo e Tommaso d’Aquino e il lavoro del Collegio si arricchiscono di una maggiore comunione   di vita e dello scambio delle nostre esperienze. Chissà, se questo “coffee-bar” fosse esistito già all’inizio dell’anno, forse nella nostra classe saremmo ancora in sette».

 

 

 

 

Rivedersi

Estate ’95

 

Olanda. È in programma una gita in bicicletta
per la quale si
ritroveranno vari sacerdoti e seminaristi.

Germania Sud-ovest.
Un gruppo di seminaristi trascorrerà
in settembre alcuni giorni alla Scuola sacerdotale
a Loppiano/Firenze.

Francia. Stanno aumentando le prenotazioni per una vacanza in
comune nella pittoresca Camargue.

Irlanda. Appuntamento
per un campo di
lavoro dalla durata di due settimane in giugno.

Ovunque si svolgeranno le Mariapoli (incontri estivi del Movimento dei
focolari) all’insegna del tema «Entra nella tua
terra e accendila col Vangelo».