In punta di piedi

Quello che il cristianesimo insegna nel campo del rapporto fra singoli – amare, conoscersi, farsi uno cogli altri, fino al punto di potersi comunicare i doni eventuali che Dio ci abbia fatto – deve essere trasferito sul piano sociale, sì da conoscere, stimare ed amare gli altri movimenti ed opere della chiesa e suscitare o accrescere fra tutti la reciproca comunione di beni spirituali.

Ne nascerebbe allora una collaborazione voluta dalla volontà e dal cuore, e in questo modo serviremmo veramente la chiesa che amiamo. Se così invece non facessimo, la nostra «passione per la chiesa» sarebbe pura retorica e ci metteremmo nelle condizioni di trovarci chiusi ed isolati.

(...) Se ci rende felici l’annunciare il Regno di Dio fra molti che vengono ad ingrossare le file dell’Opera di cui facciamo parte, ma non siamo allo stesso modo contenti di altre fatiche e conquiste che avvengono dovunque nella chiesa, la nostra carità non è perfetta. Noi dobbiamo accostare le persone, che le circostanze ci mettono accanto, cercando di intuire e scoprire in loro, e nei gruppi dei quali fanno parte, il compito, la missione, il disegno che Dio ha pensato per essi; e amare i nostri fratelli in maniera che quel programma si realizzi.

Solo se agiamo così, con un amore che pensa al bene e all’incremento delle altre opere come della nostra, siamo apostoli degni, figli della chiesa, e la serviamo veramente.

Se poi noi stessi fossimo chiamati a far parte di certe istituzioni che possono apparire sorpassate, prima di pensare a contestarle, o di accingerci anche ad un doveroso aggiornamento, sarà bene ed utile metterci davanti a Dio e riflettere sul rispetto che si deve alla chiesa e a tutto quanto è nel suo seno. Non è cristiano fermarsi soltanto ad osservare le lacune o lamentarsi di forme che sembrano ormai svuotate di significato.

(...) Occorre entrare in queste opere «in punta di piedi», come si entrasse in chiesa, con venerazione, sapendo che il nostro contributo è quello di amarle – amandone le persone, gli scopi, le attività – onde riscoprirne insieme la bellezza e quel qualcosa di sempre attuale che esse custodiscono, a consolazione di coloro che ne fanno parte.

Ogni opera ha una sua funzione ed è quindi, in certo modo, insostituibile. Il calore del nostro amore può aiutarla a risentire l’eco dell’amore di Dio che l’ha fatta nascere, ed essa prenderà coraggio per aggiornarsi, crescere e moltiplicarsi.

Come il sole non può non riscaldare, così l’amore non può non rinnovare, rinverdire, ringiovanire ogni membro e gruppo del corpo mistico, la chiesa.

Chiara Lubich