«Una robusta spiritualità
di comunione»

 

Ci sembra che la miglior presentazione di questo numero della nostra rivista dedicato alla spiritualità dell’unità come spiritualità collettiva, possa essere il breve discorso di Giovanni Paolo II a un gruppo di cardinali e vescovi amici del Movimento dei focolari durante l’udienza speciale loro concessa il 16 febbraio scorso.

Dopo aver rivolto parole di compiacimento e di saluto a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento, presente all’udienza, e dopo aver elevato un pensiero alla memoria di mons. Klaus Hemmerle, iniziatore di questi incontri di vescovi desiderosi di approfondire la spiritualità dell’unità, il papa ha detto:

«È motivo di riconoscenza al Signore che un folto gruppo di pastori, di provenienze così diverse, desiderosi di rafforzare la collegialità effettiva ed affettiva, possano vivere un momento di intima unione col successore di Pietro. Ciò contribuisce anche a porre nell’autentica luce il rapporto tra la dimensione fraterna e quella gerarchica del collegio episcopale.

Una spiritualità comunitaria o collettiva (...) vi ha condotti ad approfondire un aspetto costitutivo della vocazione cristiana. Il Signore Gesù, infatti, non ha chiamato i discepoli ad una sequela individuale, ma inscindibilmente personale e comunitaria. E se ciò è vero per tutti i battezzati, vale in modo particolare per coloro che Egli ha scelto «perché stessero con lui e anche per mandarli a predicare» (Mc 3, 14-15), cioè per gli apostoli e per i loro successori, i vescovi.

La Chiesa, icona della Santissima Trinità, è mistero di comunione e sacramento di unità (cf Lumen Gentium, 1). La comunione tra i suoi membri è il primario e principale segno che essa offre perché il mondo possa credere in Cristo (cf Gv 17, 21). Essere uno in Cristo è, per così dire, la prima e permanente forma di evangelizzazione attuata dalla comunità cristiana.

Il nostro tempo esige una nuova evangelizzazione. Richiede quindi con particolare intensità ed urgenza di rispondere a questa originaria vocazione personale ed ecclesiale: formare, in Cristo, «un cuore solo e un’anima sola» (At 4, 32). Un rinnovato annuncio del vangelo non può essere coerente ed efficace, se non è accompagnato da una robusta spiritualità di comunione, coltivata nella preghiera, nell’impegno ascetico e nel tessuto delle relazioni quotidiane.

Tutto ciò acquista ancora maggior rilievo nella prospettiva del Giubileo del 2000. La preparazione a questo evento è stata avviata di fatto – come ho scritto nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente – dal Concilio Vaticano II (cf n. 18). Ed anche questi vostri incontri, che si ispirano all’ecclesiologia conciliare, contribuiscono a preparare «quella nuova primavera di vita cristiana che dovrà essere rivelata dal Grande Giubileo, se i cristiani saranno docili all’azione dello Spirito Santo» (ibid.).

Approfondendo in particolare la spiritualità dell’unità, voi vi preparate a meglio cooperare con lo Spirito Santo, divino lievito dell’unità del Popolo di Dio e dell’intera umanità».

Giovanni Paolo II