Il convegno ecclesiale a
Palermo
Un appuntamento
importante per la Chiesa italiana
Gli Orientamenti pastorali
dell’episcopato italiano per gli anni ‘90,
«Evange-lizzazione e testimonianza della carità», hanno avuto un forte influsso
nel cammino ecclesiale (cf «Gen’s»
4-5/1994). Quest’anno si prepara un Convegno ecclesiale a Palermo per fare un
bilancio del cammino percorso e rilanciare gli Orientamenti. Il Comitato
Preparatorio Nazionale costituito a tale fine offre una «Traccia» di
riflessione, affinché a ogni livello della Chiesa ci si sensibilizzi riguardo
al Con-vegno e tutti abbiano la possibilità di offrire un proprio contributo.
La «Traccia» è stata
presentata in una conferenza stampa. Riportiamo l’intervento del teologo Piero
Coda, membro del Comitato preparatorio del Convegno e uno dei principali
redattori del documento. Crediamo che esso costituisca uno strumento
stimolante, profetico e di notevole concretezza pastorale e sociale,
esemplarmente utile al di là dei confini italiani.
Roma – Loreto – Palermo
A distanza di circa vent’anni
da quando la Chiesa in Italia celebrò il suo primo
Convegno nazionale a Roma nel 1976 – un evento caratterizzato da entusiasmo,
coinvolgimento e vasta partecipazione –, il prossimo appuntamento ecclesiale a
Palermo nel novembre prossimo manifesta come lo stesso spirito si sia
trasferito alle singole Chiese diocesane e alla vivacità di iniziative e di
esperienze delle comunità ecclesiali.
Rispetto a Loreto, d’altra
parte il clima ecclesiale è decisamente mutato: grazie a una maturazione che ha
visto penetrare nel tessuto delle nostre comunità lo spirito di comunione e di
riconciliazione che è stato al centro della riflessione e del cammino degli
anni ‘80. Sempre a Loreto, inoltre, è emerso – soprattutto grazie
all’importante discorso di Giovanni Paolo II – il grande tema della «inculturazione del cristianesimo in una società industriale
avanzata come quella italiana», che ha decisamente allargato gli orizzonti di
riflessione e di impegno della nostra Chiesa.
Ispirazione centrale
e filo conduttore
Esigenza del «nuovo» – Il titolo del convegno – «Il vangelo della carità per una
nuova società in Italia» – intende sottolineare lo stretto legame tra
l’identità cristiana vissuta nella Chiesa come carità – parola che, nonostante
le banalizzazioni, dice in realtà il volto originale del Dio biblico e lo stile
dell’esistenza del cristiano – e la sua presenza/rilevanza nella società, nel
rispetto rigoroso delle specifiche autonomie e competenze.
La situazione dell’oggi – sia
sotto il profilo ecclesiale dove il Santo Padre invita la Chiesa a una «nuova
evangelizzazione» nell’approssimarsi del giubileo dell’anno 2000, sia sotto
quello socio-politico specificamente italiano caratterizzato da un grande e
rapido mutamento e dal desiderio di approdi inediti anche in campo spirituale e
culturale – sembra facilmente riassumibile nell’esigenza del nuovo.
Anche se, sotto ognuno di questi profili, questa
esigenza rischia spesso di restare nel vago se non addirittura nell’ambiguo.
Per questo si è scelto di
orientare subito lo sguardo verso la sorgente di ogni vera novità, per la
Chiesa e per il mondo, verso Colui che dice di Sé: «Io faccio nuove tutte le
cose» (Ap 21, 5).
Scelta
dell’Apocalisse – Spontaneo è risultato il riferimento al libro dell’Apoca-lisse.
Esso costituisce infatti una straordinaria parola
profetica rivolta alla fine del I secolo alle «sette Chiese» dell’Asia minore
(e, nello spazio e nel tempo, a tutte le Chiese) perché sappiano leggere la
loro presenza nella drammaticità della storia alla luce della novità germinata
nel tempo in Gesù Cristo. La prospettiva nella quale esso è proposto, è di
conseguenza quella della speranza cristiana (apocalisse
non significa «catastrofe», ma rivelazione dell’azione di Dio nella
storia), speranza che scaturisce dalla memoria del Cristo risorto e che,
radicata nel presente, si proietta nella profezia del futuro (storico ed
eterno).
É importante sottolineare la
sintonia, di più, la coincidenza dell’indicazione offerta dalla Traccia con
quanto scrive Giovanni Paolo II nella sua recente lettera Tertio
millennio adveniente, a proposito della
preparazione del grande giubileo dell’anno 2000: con essa
«si vuole suscitare – spiega – una particolare sensibilità per tutto
ciò che lo Spirito dice alla Chiesa e alle Chiese (cf Ap 2, 7ss)» (n. 23).
Indubbiamente, la scelta
dell’Apocalisse è coraggiosa,
non solo perché si tratta di un libro non facile e poco
conosciuto, ma, soprattutto, perché invita a un atteggiamento di ascolto
comunitario dello Spirito. «Beato chi legge – proclama il veggente – e beati coloro che ascoltano le parole di
questa profezia e mettono in pratica le cose che vi sono scritte. Perché il
tempo (kairós) è vicino» (Ap
1, 3).
Il punto centrale che si
intende sottolineare è la presenza reale e sperimentabile di Gesù Cristo nella
nostra storia. Egli, il Crocifisso/Ri-sorto, continuamente viene –
nella forza dello Spirito – a generare novità e a smascherare «le cose
vecchie», nella Chiesa e nel mondo, dando la forza di superarle in
atteggiamento di sincera conversione alla Parola di Dio.
La centralità del
Crocifis-so/Risorto vuole evidenziare anche che oggi il fulcro del contendere è
proprio qui: accettare, o no, che anche il dolore, l’insuccesso, ogni forma di
scacco e perfino la morte, siano convertibili – per la fede – in positivo,
adoperati come esperienze forti perché tutto l’uomo – e tutta la società –
abbiano a crescere in umanità.
É evidente che questo discorso
esige un’attenta mediazione culturale per essere in grado di incidere sulla
situazione presente. La profezia dell’Apocalisse è un invito a stare
dentro la storia, pur sapendo che non è in essa la
nostra dimora definitiva, per discernerne gli avvenimenti, per annunciare Gesù
Cristo e per incarnare in vita (personale e sociale, e dunque in avvenimento
culturale) la novità della Parola di Dio.
Identità cristiana e
cammino di compagnia – Da tale centro
scaturisce la caratteristica che intende avere la Traccia: non fare nessuno
sconto sull’identità cristiana, ed anzi farla stagliare in tutta la sua
esigente radicalità; ma proprio per questo dischiudere un cammino di
compagnia aperto a ogni contributo, a ogni suggestione, a ogni reale
implicazione nelle realtà più corpose e più impegnative che segnano il
presente.
La struttura:
i sei capitoli
Questa esigenza comanda la
successione e l’articolazione dei 6 brevi capitoli della Traccia.
– Il primo richiama il contesto e il senso del Convegno
di Palermo, sottolineandone in particolare la qualità di «avvenimento di
Chiesa» e di «esperienza comunitaria dello Spirito di Gesù risorto» (n. 3).
Importante quanto si dice a proposito del valore di «segno» che si attribuisce
alla scelta di Palermo quale sede del Convegno.
– Il secondo presenta l’immagine biblica del
Con-vegno nella prospettiva dell’Apocalisse.
– Il terzo tenta di introdurre in una lettura iniziale
della situazione sia della Chiesa come del paese.
– Il quarto illumina l’identità e la missione
della Chiesa nella società, in un orizzonte ampio e universale.
– Il quinto stende una specie di scaletta di lavoro, attorno
alle cinque vie individuate dai Vescovi per incarnare il vangelo
della carità: cultura e comunicazione sociale, impegno
sociale e politico, amore preferenziale per i poveri, famiglia e giovani.
– Il sesto capitolo, infine, delinea semplicemente alcune
proposte circa i modi e i tempi per il coinvolgimento nella preparazione
al Convegno delle Chiese in Italia e delle diverse componenti del Popolo di
Dio.
Alcuni contenuti
fondamentali
Discernimento della
situazione – A proposito della situazione
del Paese (n. 9), si sottolinea innanzitutto che le vicende giudiziarie,
politiche e sociali che hanno investito ultimamente l’Italia hanno reso
manifesto e accelerato un processo in atto già da tempo, che va inquadrato nel
contesto nuovo dell’Eu-ropa del post-’89
e del mutato quadro internazionale, «costringendoci a prendere coscienza della
sua reale portata e delle sue molteplici implicazioni», sotto il profilo
culturale, sociale, economico, politico e istituzionale. Si esprime viva
preoccupazione, indicandone gli indici più rilevanti, per il clima di grande
frammentazione e di esasperata conflittualità che rischia di far prevalere «la
logica dell’affermazione degli interessi e del profitto dei singoli e dei
gruppi, più che una reale ricerca del bene comune». L’invito è quello a una
convergenza di contributi per capire dal di dentro i
movimenti profondi che stanno ristrutturando (o intendono ristrutturare) le
modalità e le finalità della nostra convivenza, in prospettiva nazionale e
internazionale.
Si passa poi a tratteggiare
alcuni problemi e prospettive del mondo cattolico (n. 10). Si precisa
che «due grandi compiti attendono la Chiesa italiana all’appuntamento di
Palermo. Da un lato, una sana e coraggiosa autocritica che sappia mettere in
luce, accanto ai fondamentali contributi offerti dalla comunità cristiana negli
scorsi decenni alla crescita e allo sviluppo del paese, anche le inadempienze e
le omissioni1. Dall’altro, lo sforzo comune di ripensare e
ridisegnare correttamente, alla luce del vangelo della carità, la propria
identità e la propria presenza in una società che sembra aver perso i propri
punti di riferimento tradizionali» (n. 10).
É su questa base che si
comprende l’esigenza di una nuova stagione d’impegno sociale e politico
(n. 11), come del resto ha riaffermato recentemente Giovanni Paolo II a Loreto.
É indubbio che ci troviamo di
fronte all’esigenza di una ridefinizione del
significato e della presenza dei cattolici nel sociale e nel politico: un punto
certamente non semplice, ma sul quale le varie componenti del Popolo di Dio
riunite a Palermo non possono non cercare – in un clima di sereno dialogo e
scambio di esperienze – di individuare delle vie percorribili di
interpretazione e di proposta.
Obiettivi di fondo – Una parola, infine, sui quattro obiettivi di fondo: formazione,
comunione, missione, spiritualità. Sono obiettivi strettamente congiunti
l’uno con l’altro, così che non si possono realizzare l’uno senza l’altro. Essi
richiamano alla necessità di «promuovere la crescita di cristiani e comunità
adulti nella fede, operosi nella carità, profetici nella speranza» (n. 24).
L’obiettivo della spiritualità costituisce la sintesi e il cuore di tutto.
«Il vuoto esistenziale
dell’uomo d’oggi, lo scacco etico cui assistiamo, la ricerca di una autentica esperienza religiosa urgono a una risposta che
proietti nel mistero e riveli le ragioni della speranza: è la ricerca di una
proposta nuova, liberante ed esigente di spiritualità evangelica».
Spiritualità come dono di Dio,
di Dio che è Spirito e cerca «veri adoratori in spirito e verità» (cf Gv
4, 23-24).
Sì, questa è la chance
per il convegno di Palermo: che la Chiesa riesca a farsi interprete della
ricerca di «spirito» dell’umanità di oggi e, in concreto, della nostra gente,
nella certezza che è Dio per primo a cercare oggi da parte nostra la capacità
di stargli di fronte in «spirito e verità». Per poter guardare con gli occhi
giusti il volto dell’altro.
Piero Coda
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1) In sintonia con quanto afferma Giovanni Paolo II a proposito della
necessità che «la Chiesa si faccia carico con più viva consapevolezza del
peccato dei suoi figli» e delle varie «forme di antitestimonianza e di
scandalo», perché «riconoscere i cedimenti di ieri è atto di lealtà e di
coraggio che ci aiuta a rafforzare la nostra fede, rendendoci avvertiti e
pronti ad affrontare le tentazioni e le difficoltà dell’oggi» (TmA, 33).