Il testamento
ecumenico di Klaus Hemmerle
Una settimana prima della
sua morte, Klaus Hemmerle non ha voluto rinunziare a farsi presente alla prima
Divina Liturgia del neoconsacrato vescovo Evmenios di Lefka Tamiolakis, vicario della Metropolia
greco-ortodossa della Germania, e gli ha rivolto alla
fine questo saluto che tanti ritengono il suo “testamento ecumenico”.
Vengo qui
in un momento in cui devo fare molto riposo per guarire dalla mia malattia. Ed
ho dovuto rinunciare a tanti impegni per raggiungere più rapidamente questa
meta. Ma non posso tralasciare di vivere quest’ora con voi, in quella vicinanza
del cuore che è cresciuta in questi 16 anni che abbiamo trascorso insieme ad Aquisgrana. Mi tocca veramente
il cuore ed è cosa anche mia il fatto che tu, caro fratello, hai ricevuto
adesso la consacrazione a vescovo e che ora ci troviamo insieme nella comunione
dei successori degli apostoli. E vorrei dire semplicemente con poche parole
quale è stata la predica che tu hai tenuto per me con la tua esistenza.
Difficilmente conosco qualcun
altro che abbia espresso tanta gratitudine come te. Tu
sei come colui che ogni volta che il Signore lo ha colmato dei suoi doni
attraverso gli uomini, è tornato a dire il suo grazie.
Questa è una delicatezza così profonda della fede e dell’esistenza umana, che
mi è risultata preziosissima. Difficilmente potrei dire di conoscere qualcun
altro che abbia avuto tanta attenzione per quello che
riguarda il fratello o la sorella. Non vi poteva essere festa, non vi poteva
essere avvenimento, non vi poteva essere dolore, non vi poteva essere gioia, in
cui non si sentisse da parte tua l’amore, la
vicinanza, il portare insieme, il pregare insieme. Essere veramente questo
vincolo d’unità, questo servitore dell’unità, in questa attenzione a quello che
è dell’altro, questo farsi uno con l’altro, questo gioire con chi gioisce e
piangere con chi piange: ecco la grande predica della tua presenza e del tuo
operare in mezzo a noi.
Difficilmente posso dire di
conoscere qualcun altro che sia riuscito ad amare la
propria patria in maniera tale da indurre gli altri non solo a condividere
questo amore, ma ad amare maggiormente anche la loro patria. E difficilmente
conosco qualcun altro che amava tanto la Chiesa del suo prossimo come la
propria, al punto da far emergere proprio così la bellezza della sua Chiesa ed
allo stesso tempo far crescere il sì dell’altro alla propria Chiesa. Così sono
semplicemente i doni della gratitudine, i doni della comunione, i doni della koinonia, che sono cresciuti nel tuo cuore e che
rimangono la costante predica che rivolgi a noi. Mi auguro che tu possa tenere
ancora a lungo questa predica qui con noi e tra noi. Ma allo stesso tempo sento
l’obbligo di continuare questa tua predica e di farla risuonare anche da parte
mia: per me e i miei e per te e i tuoi.
Difficilmente conosco un altro
brano della Sacra Scrittura a cui poter pensare con
maggiore intensità in questo momento come l’inizio del secondo capitolo della
lettera ai Filippesi, in cui Paolo ci dice di stimare il dono dell’altro sempre
superiore al nostro e di prenderci
le necessità dell’altro sempre più a cuore delle nostre. Così è stato e così
sia anche in futuro. Per me è un segno dello Spirito Santo che agisce nella
Chiesa il fatto che a te, che possiedi queste predisposizioni, questo cammino
di vita e questi doni, sia stato affidato il ministero di vescovo.
Auguro tanti anni insieme,
pieni di benedizione!
(nostra traduzione dal tedesco)