L’apporto originale di Klaus Hemmerle come filosofo e teologo

 

Una «biografia» intellettuale

 

Klaus Hemmerle è molto noto per le sue numerose pubblicazioni. Ma qual è l’originalità del suo pensiero? Piero Coda – che ne ha condiviso profondamente gli ultimi anni del cammino spirituale e intellettuale – descrivendo le grandi tappe del suo itinerario di studioso, traccia in sintesi la novità del suo contributo teologico.

Descrivere l’itinerario e i temi principali del pensiero di K. Hemmerle è, allo stesso tempo, semplice e impegnativo. Semplice perché, come ogni autentico e originale pensatore, Hemmerle riusciva a sintetizzare il tutto – «universale» – della sua ricerca filosofica e teologica nel frammento – «particolare» – di un aforisma, di un verso poetico, di una parola (detta e vissuta). In una forma che – come ha giustamente sottolineato K. Lehmann – aveva sempre il timbro della genialità. Impegnativo, perché nel suo pensiero si compendiano e s’intrecciano, in una prospettiva inedita e non di rado sorprendente, i percorsi e l’eredità delle più significative esperienze intellettuali della storia della cultura occidentale. Senza dire della mole considerevole dei suoi scritti, di cui è in corso di pubblicazione un’ampia scelta in sette grossi volumi a cura della diocesi di Aachen.

Mi limiterò, con queste poche righe, a cercare di delineare il cammino forse più esteriore – ma non per questo meno significativo – del suo pensiero, quasi tracciando l’indice di una sua «biografia» intellettuale. Cercherò di farlo raccogliendo, dalla memoria e dagli scritti, le tracce che lui stesso ce ne ha lasciato.

Le prime esperienze intellettuali

Hemmerle – e questa è la cosa che balza evidente agli occhi fin da un primo esame della sua opera – è un pensatore autenticamente «contemporaneo», incastonato nel presente, ma proprio per questo ricco di memoria storica e proteso verso il nuovo e il futuro.

C’è fin dall’inizio come una vocazione all’unità, nel suo pensiero. Non solo sotto il profilo dell’Oggetto da pensare (in definitiva, Dio e l’uomo in Lui), ma – come un tutt’uno – sotto quello del méthodos (la «via») del pensare stesso. La scuola del grande filosofo della religione B. Welte (di cui è stato successore per qualche anno a Freiburg) gli ha dato i primi strumenti intellettuali per far sì che l’esperienza umana, nella polivalenza delle sue espressioni e insieme nell’irriducibile singolarità dei suoi eventi, gli si dischiudesse nei suoi molteplici significati riconducendoli all’unità del loro riferimento a Dio. La fenomenologia di E. Husserl e l’analisi esistenziale di M. Heidegger – le due forse più grandi lezioni della filosofia tedesca nella prima metà del nostro secolo – gli giungevano così mediate e illuminate dalla limpida fede cristiana del suo «maestro», che lo riconobbe ben presto come il discepolo più acuto e originale. L’incontro col pensiero di F. Rosenzweig, con la sua tematizzazione della «conoscenza messianica» in cui il darsi dell’Oggetto (che, essendo Dio, è il Soggetto assoluto) implica il darsi «sino alla fine» di me a Lui; e quello con l’ontologia strutturale di H. Rombach, con la sua acuta fenomenologia della libertà e della relazione «polare» tra i soggetti, arricchiscono quel suo tipico approccio fenomenologico alle profondità dell’essere che resterà sempre come un marchio di originalità del suo pensiero.

Ed è di qui, dalla contemporaneità di questo ri-pensamento dell’ontologia in prospettiva fenomenologica esistenziale e intersoggettiva, che Hemmerle legge e valorizza le grandi lezioni della metafisica greca della «ousía» (soprattutto Aristotele), di quella medioevale dellactus essendi (Tommaso), di quella moderna dell’«io penso» (Kant), comprendendole nel loro significato particolare e insieme collocandole nel percorso dell’approfondimento del pensiero umano nel suo accesso al mistero di Dio.

L’incontro col carisma dell’unità

Parallelamente a questi studi filosofici, Hemmerle studia teologia. E – come lui stesso ebbe più volte a ricordare – la cosa che più lo colpisce (il novum della fede cristiana) è la «scoperta», soprattutto attraverso la lettura del Nuovo Testamento spiegato dall’esegeta di Freiburg A. Vögtle, del kerigma (evento) di Gesù Cristo: l’avvento del Regno di Dio tra gli uomini. Un Dio, dunque, che in Cristo da fondamento e orizzonte dell’essere si fa (si rivela) centro dinamico, irradiante e compaginante in armonia nuova di esso.

La comprensione della novità di Cristo si illumina poi, inaspettatamente e in forma straordinariamente intensa, per il suo incontro con il carisma dell’unità di Chiara Lubich, nell’anno 1958. Fu – egli racconta – l’esperienza attuale del Regno di Dio in mezzo agli uomini, del Risorto che si rende presente là dove due o più sono riuniti nel suo nome (cf Mt 18, 20). E insieme la «rivelazione» di Gesù crocifisso e abbandonato come «luogo» e «via» personale del darsi trinitario di Dio a noi e di noi a Lui e tra noi. Da questo momento, e con sempre maggiore intensità e consapevolezza, il sigillo di Luce del carisma dell’unità impronta il suo pensiero – filosofico e teologico – e lo indirizza verso una nuova e sempre aperta sintesi.

Il periodo universitario

Significativi, e importanti, i suoi lavori di dottorato e di abilitazione1. Pur essendo di argomento filosofico essi, sia per il taglio con cui Hemmerle li affronta, sia per gli Autori che formano l’oggetto del suo approfondimento, hanno già una densa rilevanza teologica. Sintomo evidente di quel «reciproco darsi» tra teologia e filosofia, che l’Hemmerle maturo tematizzerà expressis verbis.

Il suo lavoro di dottorato – Il pensiero filosofico sulla creazione di F. von Baader (1957)2 – non solo affronta la riflessione più originale, in ambito cattolico, che ci è offerta dal romanticismo tedesco, ma gli offre l’opportunità di approfondire un pensare impregnato del mistero della Trinità di Dio come scaturigine e senso dell’essere creato nella sua radicale struttura di unità/differenziazione.

Lo scritto per l’abilitazione – Dio e il pensiero secondo la filosofia dell’ultimo Schelling (1967)3 – gli permette di mettere a fuoco l’ontologia della libertà, di Dio e dell’uomo, come via «dia-logica» donata da Dio stesso al pensiero umano nel suo aprirsi al Dio veramente «divino». Da notare che così – accanto al pensiero greco, alla scolastica medioevale e alla fenomenologia esistenzialista contemporanea – anche la grande stagione dell’idealismo tedesco entra a far parte del suo patrimonio culturale, già illuminata (almeno per quanto riguarda il pensiero schellinghiano) nella prospettiva del Cristo abbandonato e dell’unità trinitaria.

Breve, ma intenso, il suo periodo di insegnamento universitario. Prima come professore di teologia fondamentale a Bonn e Bochum (1969-1973), e poi come successore di B. Welte sulla cattedra di filosofia della religione cristiana a Freiburg, finché, nel 1975, viene eletto vescovo di Aachen. A questo periodo risalgono, innanzi tutto, alcuni saggi di carattere scientifico che vedono la luce nel circolo dei discepoli di B. Welte (in particolare, B. Casper, che succederà a Hemmerle sulla cattedra di Freiburg, e P. Hünermann, noto teologo dogmatico di Tübingen). Basti ricordare il magistrale contributo Sulla fenomenologia filosofica del Sacro (1966)4, e quello comparso nella prestigiosa collana delle «Quaestiones disputatae», diretta da K. Rahner e H. Schlier, Verità e testimonianza (1970)5.

Il versante teologico

Decisivo si mostra però, a mio parere, sempre in questi anni, l’interesse sul versante più teologico per alcuni Autori che Hemmerle «scopre» come particolarmente congeniali per l’espressione dell’originale prospettiva d’insieme che la fede cristiana offre sul mondo.

In particolare San Bonaventura che, tra i classici del pensiero cristiano, rimarrà il suo preferito insieme a Sant’Agostino, Pascal e Nicolò Cusano: in lui, infatti, la fenomenologia dell’essere si precisa agostinianamente in fenomenologia dell’amore che ha il suo vertice rivelativo nella sapientia nulliformis del Crocifisso; e, tra i contemporanei, H. Urs von Balthasar. Frutto principale di questo approfondimento sono non soltanto una sua opera su San Bonaventura, Teologia come sequela. Bonaventura un cammino per oggi (1975)6, ma anche il saggio Preludio alla teologia (1976)7, una sorta di originalissima introduzione al cristianesimo che, partendo dalla fenomenologia dei «giochi» in cui si attua e si rivela l’esistenza umana, giunge alla loro illuminazione, sorprendente insieme ed attesa, con l’avvento di Dio tra gli uomini in Gesù Cristo.

La luce che interiormente illumina questo itinerario intellettuale è, con sempre maggiore evidenza e sinteticità propositiva, quella del carisma dell’unità, come mostra esplicitamente, per non fare che un esempio, il suo Formula aperta del mondo. Prospettive di formazione della coscienza cristiana (1969)8, dedicato a P. Foresi, in cui egli traccia le coordinate fondamentali di una visione cristiana della cosmologia, dell’antropologia e della sociologia.

L’ontologia trinitaria

Ma senza dubbio il saggio che compendia in forma originalissima tutto questo cammino e lo proietta verso orizzonti inediti, mostrando a tutto tondo la maturità e il vigore del pensatore, sono le sue Tesi di ontologia trinitaria (1976)9, un omaggio a von Balthasar per il suo settantesimo compleanno. É stato definito, a ragione, uno degli scritti più significativi del post-concilio nell’ambito del pensiero cattolico.

In questo breve ma straordinariamente ricco suo scritto, Hemmerle tematizza la novità dell’essere e del pensare umano alla luce del dischiudersi, in Gesù Cristo, del mistero trinitario di Dio nella nostra storia e come nostra storia. Di qui, sulla scorta degli impulsi già dati nella tradizione del pensiero cristiano, egli esplicita con rigore e finissima penetrazione ontologica, la necessità e le modalità di un pensare/vivere che abiti «beim proprium des Christlichen», nel centro dell’originalità cristiana. Non si tratta, ovviamente, di un discorso compiuto, ma dell’aprirsi di un orizzonte di pensiero entro cui, per tanti versi, si gioca il futuro dell’intellettualità cristiana. Basterebbe infatti questo solo scritto, perché il pensiero di Hemmerle lasci una traccia duratura e importante.

E’ in questa prospettiva, penso, che va compresa l’importante affermazione di P. Hünermann al recente simposio di Freiburg sul pensiero di Hemmerle, secondo cui esso è un passo più avanti delle pur così originali sintesi di K. Rahner e Hans Urs von Balthasar. Hemmerle è infatti riuscito, alla luce del carisma dell’unità, e grazie a un’eccezionale penetrazione delle metodologie più affinate del pensare nella modernità, a tematizzare in modo nuovo la novità cristiana, offrendola come luogo adeguato di soluzione e di incontro ai percorsi filosofici e teologici del passato e del presente.

I vari fronti del suo contributo

In realtà, il suo successivo itinerario, ormai come vescovo di Aachen molto impegnato anche a livello della Chiesa tedesca e universale, offre, per così dire, innumerevoli sentieri di approfondimento e anche di «incarnazione» dell’intuizione compendiata nelle Tesi, testimoniandone la fecondità. Senza far qui esplicito riferimento ai numerosissimi contributi degli anni successivi (alcuni dei quali raccolti poi in volume), basti richiamare alcune linee di fondo.

La prima, senza dubbio, è quella da sempre a lui così congeniale della introduzione, a partire dall’oggi, nel cuore dell’esperienza cristiana alla luce del carisma dell’unità e nell’esercizio del suo ministero di vescovo. Si ricordino, ad esempio, Credere – come va? Sentieri verso il centro del vangelo (1978)10 e Pietre miliari per l’unità. Riflessioni teologiche sulla spiritualità del Movimento dei Focolari (1982)11.

Una seconda, assai rilevante, è quella ecclesiologica. E non mi riferisco solo ai suoi importanti saggi di interpretazione dell’ecclesiologia di comunione del Vaticano II o al volume sul presbiterato12, ma al contributo originale da lui offerto ad alcuni Sinodi dei vescovi: in particolare, a quello sui laici e a quello sui presbiteri. Penso di non sbagliare e di non sopravvalutare il suo influsso, dicendo che la presentazione dell’ecclesiologia del Concilio che, a partire dal Sinodo straordinario dell’85 e poi dalla Christifide-les laici, è divenuta la più utilizzata (secondo il ritmo: misterocomunionemissione), vada attribuita alla sua proposta13.

Andrebbero infine menzionati il suo contributo al dialogo ecumenico – sia attraverso gli incontri con vescovi delle altre Chiese da lui organizzati e condotti a Castelgandolfo, sia attraverso il suo insegnamento alla «scuola ecumenica» di Ottmaring (Germania) –, nonché gli originali spunti di riflessione (cui egli tanto teneva) offerti nel campo dell’estetica (come noto Hemmerle era anche fine musicista, pittore e poeta) e della dottrina sociale (politica ed economia)14.

La fecondità di questi spunti di riflessione nella prospettiva della Denkform dischiusa nelle Tesi è confermata (e percorsa) dalle ormai numerose tesi di dottorato che in diversi ambiti studiano il contributo di Hemmerle.

La luce che tutto avvolge

Ma vorrei concludere, richiamando quello che, in certo modo, è stato il vertice e il coronamento del suo itinerario intellettuale in questi ultimi anni. Un contatto più diretto e continuo con la scaturigine di quel carisma dell’unità che ha illuminato, dal 1958, il suo pensiero, l’ha guidato verso un’esperienza nuova. In essa il soggetto vero del pensiero diventa, nello Spirito, il Cristo risorto che ci fa uno rivestendoci progressivamente di sé e facendoci così partecipi del suo stesso pensare (cf 1 Cor 2, 16). Il che provoca uno scatto decisivo nell’approfondimento di quell’ontologia trinitaria di cui Hemmerle era uso parlare15.

Uno scatto che si consuma nell’attesa del compimento che solo può venire da Dio e in Lui avvenire. Perché, essendo in Cristo e per Lui già nel Padre, l’«io sono» si comprende – passando per il nulla di Gesù abbandonato nella reciprocità col «tu» del fratello – come un raggio di quell’unico Sole che dice all’unisono con tutti e facendosi voce dell’intero creato, ma pure in un suo irripetibile tono: «noi abbiamo creduto all’amore» (cf 1 Gv 4, 16).

Una delle sue ultime poesie (Natale 1993) sembra proprio descrivere quest’esperienza nuova e anticipatrice della gloria dei cieli nuovi e della terra nuova:

«Durante il mio riposo nelle Alpi,
in una passeggiata,
ho avuto ad un tratto l’impressione
che il sole fosse caduto nella valle.

La sua luce avvolgeva il paesaggio
non più dal di sopra e dall’esterno,
bensì brillava dal di sotto e dal di dentro.
Monti, sentieri ed acqua erano infuocati
dal sole in loro e al di sotto di loro.

Recentemente mi sono imbattuto
in una rappresentazione del Presepio,
nella quale la fonte di luce era il bambino.

Sì, questo è il Natale:
vedere le persone, le cose, la vita
nella luce di quel sole che si è immerso in noi,
per far sorgere dal di dentro e dal di sotto, nel piccolo e nel quotidiano,
Dio fra noi».

Piero Coda

 

 

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1)   Su alcune delle più importanti opere scientifiche di Hemmerle si veda P. Hünermann, Ein «Welt-Geistlicher», in: Das Prisma: K. Hemmerle, Sonderheft 1994, p. 12-15.

2)   F. von Baaders philosophischer Gedanke der Schöpfung, Verlag K. Alber, Freiburg-München 1963.

3)  Gott und das Denken nach Schellings Spätphilosophie, Herder, Freiburg - Basel - Wien 1968.

4)   In: B. Casper - K. Hemmerle - P. Hüner-mann, Besinnung auf das Heilige, Herder, Freiburg-Basel-Wien 1966, p. 9-80 (per i 60 anni di B. Welte).

5)   In: B. Casper - K. Hemmerle - P. Hüner-mann, Theologie als Wissenschaft. Methodische Zugänge, Herder, Freiburg-Basel-Wien 1970, p. 54-72.

6)   Theologie als Nachfolge. Bonaventura - ein Weg für heute, Herder, Freiburg - Basel - Wien 1975.

7)   Vorspiel zur Theologie, Einübungen, Herder, Freiburg - Basel - Wien 1976.

8)   Offene Welt-Formel. Perspektiven christlicher Bewußtseinsbildung, Neue Stadt, München - Zürich - Wien 1969; tr. it. Cosmologia Antropologia Sociologia e Religione, Città Nuova Ed., Roma 1970 (ora esaurito).

9)   Thesen zu einer trinitarischen Ontologie, Johannes Verlag, Einsiedeln 1976; tr. it., Tesi di ontologia trinitaria, Città Nuova Ed. , Roma 1986 (anch’esso esaurito).

10) Glauben - wie geht das? Wege zur Mitte des Evangeliums, Herder, Freiburg - Basel - Wien 1978.

11) Wegmarken der Einheit. Theologische Reflexionen zur Spiritualität der Fokolar-Bewegung, Neue Stadt, München - Zürich - Wien 1982; tr. it., Vie per l’unità. Tracce di un cammino teologico e spirituale, Città Nuova Ed., Roma 1985.

12) Gerufen und Verschenkt. Theologischer Versuch einer geistlichen Ortbestimmung des Priesters, Neue Stadt, München - Zürich - Wien 1986; tr. it., Scelto per gli uomini. Profilo del sacerdote, Città Nuova Ed., Roma 1995.

13)  cf, ad es., Trinità e Chiesa. Sulla teologia della Trinità nella Ch L, in: Laici verso il terzo millennio, a cura di D. Tettamanzi, Città Nuova, Roma 1989, p. 187-200.

14) Importanti, in questo contesto, le sue riflessioni sull’antropologia; cf, per un es., La Trinità: dalla vita di Dio un progetto per l’uomo, in: Trinità - Vita di Dio progetto dell’uomo, a cura di P. Coda, Città Nuova Ed., Roma 1989, p. 130-143.

15) Annunci di questo approfondimento si trovano in alcuni degli ultimi suoi scritti, come ad es. nel contributo alla Festschrift per P. Hünermann, Kirche und Theologie im kulturellen Dialog, Herder, Freiburg - Basel - Wien 1994: Das unterscheidend Eine. Bemerkungen zum christlichen Verständnis von Einheit, p. 339-354.