Il vescovo Hemmerle,
un dono di Dio
È stato detto giustamente che in Mons. Hemmerle si potevano
cogliere varie qualità, vari carismi – se così si può dire – che ordinariamente
vengono distribuiti a più persone: era un ottimo
pastore, che ha donato veramente la vita per le proprie pecorelle; era un
teologo esperto, luminoso e creativo; perfettamente ortodosso e
contemporaneamente in grado di aiutare il Movimento a tradurre la sua esperienza
carismatica in dottrina, di cogliere ed evidenziare le ‘cose nuove’ che portava in sé; era un bambino evangelico, quindi
un focolarino, come noi diciamo; era un modello di sacerdote e di vescovo.
Se si passano in rassegna i punti della spiritualità dell’unità
ci si accorge che mons. Hemmerle li ha vissuti tutti e chiunque vuole
approfondirli basta guardi a lui.
Dio era tutto per lui e il fare la sua volontà l’impegno
costante della sua vita.
Era la Parola vissuta, cosicché qualcuno che lo ha conosciuto
da vicino afferma di poterlo definire così: «un
innamorato della Parola di Dio».
Chiunque lo ha avvicinato ha conosciuto il suo amore
personale.
L’amore reciproco poi lo istillava in tutti, anche fra i
«vescovi amici» del Movimento dei focolari, di cui si occupava.
Gesù abbandonato non lo perdeva mai di vista e Maria era la
sua dolce Madre.
Fu definito un sacerdote «secondo il cuore di Dio» e per
questo servì la Chiesa veramente, lasciando vivere in lui lo Spirito Santo.
L’unità era tutta la sua vita, secondo la Parola che lo
guidava: «lo sono nel Padre e voi in me e io in voi».
E in tal modo si è così arricchito interiormente, che non è
difficile vedere in lui una persona che ha vissuto in maniera esemplare la
nostra spiritualità.
Perciò, ora che è partito, è rimasto di fronte a ciascuno
di noi come un prototipo del nostro Ideale.
Conoscendo la sua vita a fondo saremo interiormente
illuminati e trascinati a servire meglio il Signore.
Chiara
Lubich