«I giovani potranno sperimentare nella propria vita che il vangelo della carità accoglie, purifica e porta a insospettata pienezza ogni spinta verso il vero,il buono e il bello» (ETC, 45)

 

Gen Rosso e Gen Verde: una vita in musica

 

a cura della Redazione

 

I due complessi musicali del Movimento dei focolari che presentiamo in questa intervista hanno sviluppato nel corso della loro storia una produzione di concerti, spettacoli, workshop. Ma, parallelamente, hanno dato vita anche ad una produzione liturgica, quasi una germinazione spontanea avvenuta dallo stesso tronco. Non hanno avuto la pretesa di sviluppare nessun tipo di stile musicale predeterminato (anche se le canzoni cosiddette «gen» hanno una loro precisa identità): tutto ciò che è venuto concretizzandosi negli anni non è mai stato frutto di progetti a tavolino, ma è la fioritura spontanea, in musica, della loro esperienza di carità e unità. Essi costituiscono così un'originale ed efficace evangelizzazione. Abbiamo intervistato Saba Hopfenmüller e Lode Ciprì, responsabili rispettivamente del Gen Verde e del Gen Rosso.

 

L'intuizione iniziale

 

GEN'S: Come sono nati questi due complessi e quale la loro funzione?

 

Saba: «Era il 1966 quando tutti i giovani desideravano una chitarra. Vedendo come molti di loro venivano a Loppiano attirati dalla vita che vi si conduce, ho pensato di regalare una chitarra e una batteria a quei due gruppi che sarebbero divenuti Gen Verde, perché la batteria era verde, e Gen Rosso, perché era rossa; poi le cose si sono sviluppate da sé».

Così Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei focolari e della città di Loppiano, a proposito della nascita. Tutto qui: un semplice regalo che ha avuto delle conseguenze davvero imprevedibili.

Gen Verde e Gen Rosso sono, per così dire, un'intuizione di Chiara Lubich e un'emanazione del Movimento dei focolari. Nascono cioè da quella tipica capacità che contraddistingue le persone carismatiche nel capire e interpretare i segni dei tempi. Non ci troviamo perciò di fronte ad un espediente per coinvolgere i giovani attraverso la musica e nemmeno a un modo per avvicinarli alle tematiche religiose usando allo scopo un mezzo ammaliante e convincente come la musica. Anche questo, ma solo in quanto effetto, non in quanto causa. Gen Verde e Gen Rosso sono uno dei frutti peculiari di una nuova spiritualità all'interno della Chiesa, uno dei modi con i quali questa spiritualità si fa conoscere e dialoga con l'esterno, principalmente, in questo caso, con il mondo giovanile. Del resto ogni corrente di pensiero ha espresso ed esprime un suo particolare modo di vedere il mondo e le realtà umane, comprese quindi l'arte e la musica.

Una seconda considerazione è di carattere attuale e storico. Gen Verde e Gen Rosso, ci sembra di poter affermare, fanno parte integrante di quel linguaggio sovranazionale che fa di tutti i ragazzi del pianeta un unico grande uditorio, capace di capirsi ed ascoltarsi a tutte le latitudini e in tutte le lingue: la musica giovanile, o se volete, il rock. Certo, non ne rappresentano le frange estreme, contestatrici o banalmente commerciali, non vanno in testa alle classifiche e alle hit-parade, ma di questo «popolo», o almeno di una parte di esso, cercano di interpretare le istanze più profonde: sono un altoparlante di corde che toccano la loro anima, il loro senso di giustizia, di ricerca di libertà e verità, istanze che vanno in ogni modo incoraggiate.

Se non fosse per queste ragioni Gen Verde e Gen Rosso non sarebbero durati più del tempo di una breve parabola, legata magari a qualche specifico interprete o compositore.

 

La storia

 

GEN'S: Potreste ripercorrere con un rapido volo le tappe principali della vostra storia e gli aspetti più tipici della vostra esperienza?

 

Lode: Si è cominciato intrattenendo i visitatori che già in quegli anni '60 affollavano Loppiano e siamo arrivati a migliaia di concerti per milioni di spettatori in tutto il mondo, con decine e decine di dischi, cassette e video. 27 anni sono tanti e si potrebbe parlare a lungo di tournées che ci hanno portato dalla Scandinavia alle Isole Azzorre, dal Nord America all'Estremo Oriente, dalla Russia al Brasile, a confronto con i paesi del consumismo, con le millenarie culture orientali, con la voglia di cambiamento dei popoli dell'Est, con gli squilibri dell'America Latina. Siamo stati invitati ad esibirci non solo nei teatri, ma anche negli stadi, nelle carceri, sulle piazze, nei campi profughi, nelle grandi manifestazioni, all'Onu come al Parlamento Europeo o alle Giornate Mondiali della Gioventù.

In questo percorso, segnato da importanti tappe, evoluzioni e mutamenti, ci sono state alcune costanti di riferimento. Una di queste è rappresentata dai testi, i quali, proprio perché nati dalla spiritualità dell'unità, sono incentrati sulla mondialità, sul rispetto e l'apertura alla multirazzialità, sull'invito alla pace e all'unità come mete da raggiungere fra le nazioni e fra i singoli; testi che nascono da convinzioni basate sull'aver cercato innanzitutto di mettere in pratica quanto si comunica.

Quando, infatti, nelle canzoni si parla di rispetto, di accettazione e di amore per gli altri, è perché, fra noi, che proveniamo da diverse nazioni, cerchiamo di vivere in una concordia duratura; quando parliamo del valore dell'uomo che non deriva dalla sua posizione sociale o dalla sua efficienza, è perché fra noi non ci sono gerarchie di ruoli e discriminazioni; se i testi trattano di squilibrio fra Nord e Sud e di una più equa distribuzione delle ricchezze, è perché al nostro interno tutto (guadagni, lavoro, idee) viene messo in comune; se parliamo di mondo unito, di pace, di speranza, di incontro, vogliamo che non rimangano sogni, ma realtà vissute prima di tutto fra noi giorno dopo giorno.

 

Amore creativo

 

GEN'S: Ma, a ben guardare, tutto questo non è che la concretizzazione nella quotidianità, in modi diversi e originali, dell'insegnamento evangelico dell'amore reciproco. Vorreste dirci di più circa la vostra convivenza di artisti?

 

Saba: Forse è nel lavoro creativo che si fa più evidente la compenetrazione di culture, di gusti e di sentimenti, perché è il luogo privilegiato dove si traduce in forme espressive quella profonda comunione che cerchiamo di realizzare. Il punto di partenza è non avere remore di nessun genere di fronte alla diversità e cercare di trasformare tutto ciò che potrebbe costituire ostacolo o motivo di scontro in un'occasione per raggiungere un risultato più alto e più completo. A volte è un traguardo sudato e sofferto: è come spaccare il guscio nel quale ognuno tende a rinchiudersi e rompere quella mentalità, soprattutto negli artisti, un po' individualistica. Ma questa è una pratica utilissima per maturare, per dilatare l'anima e il cuore, per impegnarsi a trovare sempre nuove soluzioni e, di conseguenza, crescere nella professionalità e nella creatività.

Il risultato di questo processo è un modo di comporre che salva l'ispirazione personale e la purifica degli elementi eccessivamente legati alle caratteristiche di una sola persona, arricchendola del patrimonio di tante sensibilità diverse, dandole così un respiro universale. Tanto è vero che nessuno di noi potrebbe dire di essere «il» compositore del gruppo. Emblematica, a questo proposito, è la genesi di una canzone fra le più conosciute, «Resta qui con noi», nata originariamente con un testo inglese e successivamente riscritta in italiano. In seguito la musica della strofa è stata rifatta integralmente e, di conseguenza, sono state composte altre parole, tanto che dello spunto iniziale, nella versione definitiva, è rimasto solo il ritornello. In totale ci abbiamo lavorato in cinque, ognuno con il suo contributo e la sua creatività, ognuno rinunciando a qualche aspetto della propria idea, ognuno autore e spettatore al tempo stesso del processo di creazione, e il risultato finale ci pare esprima quasi qualcosa in più di quanto tutti insieme volevamo comunicare. Anche in questo particolarissimo aspetto, così segreto e personale, si avverte un chiaro parallelismo con la spiritualità del Movimento: come questa è essenzialmente comunitaria, così la creatività all'interno di Gen Verde e Gen Rosso si può definire collettiva.

 

Vangelo vissuto testimoniato in canzoni

 

GEN'S: Come vi spiegate la profonda sintonia che gente di ogni angolo del mondo prova con voi, il seguito di cui godete nel mondo giovanile e la diffusione delle vostre canzoni?

 

Lode: Forse perché testimoniamo con la nostra vita il messaggio evangelico che viviamo. Gesù ha detto : «Che tutti siano uno, affinché il mondo creda». Ecco qui il nocciolo: se veramente cerchiamo di essere «uno» nel nostro lavoro, nella nostra vita, nella nostra arte, il pubblico non può non accorgersi di questo stile di vita di cui soprattutto i giovani sentono il bisogno.

Molto spesso, ai concerti seguono altri tipi di manifestazioni: incontri post-spettacolo, workshop, messe. Le persone conosciute si interessano e diventano per noi importanti. La corrispondenza è talmente fitta, che, per poter rispondere a tutti, siamo stati quasi «costretti» a stampare un piccolo giornale. Con moltissimi si stabilisce un rapporto che dura negli anni e non di rado sfocia in un amicizia sincera e profonda.

Fra le moltissime testimonianze, riportiamo alcuni stralci di una lettera inviataci da un giovane, che ci sembra significativa: «Sono entrato in seminario 12 anni fa e fin da allora le vostre canzoni mi hanno accompagnato. Ma dopo 11 anni di lavoro e di cammino sono venute fuori difficoltà serie: mi chiedevo se avessi scelto bene, se il sacerdozio fosse la mia strada. Sono finito in un periodo dei più brutti che si possano passare. Ad ogni passo nascevano problemi e mi sono chiesto se avesse senso continuare a vivere sballottato da un problema all'altro; non sapevo cosa fare. Un amico, sapendo il mio amore per le vostre songs, mi regalò la cassetta Il mondo ferma la sua corsa. La metto nel magnetofono e ascolto. Mentre in testa mi frullano mille cose, mi colpiscono come una freccia queste parole: “Sei Tu, Gesù, Tu che mi hai chiamato ... che mi hai trascinato perché viva di Te”. Scoppio in lacrime, sentendo al tempo stesso una forte fitta al cuore. La cassetta continuava a scorrere e ogni parola la sentivo penetrare sempre più nel profondo del mio cuore. “Hai fatto amore il vuoto, la malinconia ... vivrò di Te per gli anni, per i giorni che mi restano...”. Ed anch'io ho detto: “Sì, Signore, vivrò di Te e per Te, per sempre”. Dopo il pianto, la gioia è stata infinita. Da dove avete preso spunto per questa canzone? È bellissima! Indirettamente avete salvato la mia vocazione, il mio vivere quotidiano, avete dato una nuova luce al mio futuro e al mio ministero. Grazie infinitamente».

 

La musica liturgica

 

GEN'S: È facile, viaggiando in Italia e fuori, ascoltare nelle chiese le vostri canzoni. Come siete entrati in questo settore e qual è la fisionomia della musica liturgica così come Gen Verde e Gen Rosso l'hanno intesa?

 

Saba: Come abbiamo già accennato, non c'è stato un progetto specifico, né tanto meno un preciso obiettivo da raggiungere, almeno musicalmente parlando. Siamo gente che ha seguito Dio, che ha imparato e si sforza di vivere cristianamente calando nella prassi quotidiana gli insegnamenti evangelici: una conseguenza naturale di questo è stata scrivere canzoni per parlare con Dio. La nostra giornata è fatta di lavoro, di concerti, di contatto con il pubblico, ma anche di preghiera, di riflessione, di silenzio e il nostro essere musicisti invade tutta la sfera privata. Non esistono compartimenti stagni e, se si prega cantando, come dice sant'Agostino, magari anche di fronte a 2-3.000 persone che gremiscono un Palasport, a maggior ragione canteremo pregando durante una messa.

Non essendo né operatori pastorali, né specialisti o studiosi, ne è nata una produzione assolutamente spontanea che, forse per ingenuità o per la vicinanza con la realtà giovanile, si è espressa nelle sue forme tipiche: chitarre, ritmi, sincopi, anticipi. Si potrebbe dire, a nostra parziale difesa, che non sono tanto le forme, le mode o gli strumenti a fare o non fare musica liturgica, bensì l'uso che di essi se ne fa. Del resto gli uomini di ogni tempo e di ogni paese hanno sempre cantato a Dio con la loro voce e con i mezzi che nelle varie epoche l'evoluzione artistica ha messo a loro disposizione. La tradizione, pur costituendo un importantissimo pilastro, è relativa agli uomini, che di volta in volta la vivificano, la trasformano e la adattano alla propria sensibilità. Si legge, nella «Storia della Musica Occidentale» di Donald Jay Grout: «Una netta divisione fra sacro e profano è così radicata nella nostra mentalità, che è necessario uno sforzo per comprendere che l'uomo del Medioevo non considerava la musica sacra completamente distaccata dall'esperienza quotidiana. Molte melodie gregoriane erano familiari quanto una comune canzone folk di oggi».

 

Interculturazione ed ecumenismo

 

Lode: Una seconda considerazione è che Gen Verde e Gen Rosso sono internazionali, nel duplice senso che sono costituiti da artisti provenienti da diverse nazioni e che il loro lavoro abbraccia praticamente tutto il pianeta. Questo significa che la matrice dalla quale scaturiscono le nostre composizioni non è né italiana, né europea, né latina. Per quel processo di inculturazione che abbiamo descritto poco sopra, cerchiamo perciò di tendere ad una certa sintesi che possa contenere le differenti espressioni dei nostri popoli, senza per questo cadere in un facile eclettismo.

Per questa internazionalità, in numerose occasioni, ci siamo trovati a cantare in ambienti evangelici, ortodossi, o anglicani, e, spesse volte, alle messe cattoliche cantate da Gen Verde e Gen Rosso assistono persone appartenenti ad altre fedi e gente assolutamente lontana dalla religione. Nasce da qui l'esigenza di dialogare, in termini di composizione musicale, con un mondo variegato e composito, dove non sempre le certezze degli uni sono acquisite dagli altri, dove le usanze di certe tradizioni non sono quelle di altre (basti ricordare la liturgia africana fatta di danza, ritmo, tamburi e melodie tribali), dove certi atteggiamenti, per alcuni segno di profonda religiosità, risultano ad altri assolutamente incomprensibili. Quando componiamo ci viene perciò naturale tenere aperte le porte a tutti gli uomini, cercare di capire le ragioni di coloro che manifestano sintomi di una specie di allergia verso le forme religiose, soprattutto quelle accusate, forse ingiustamente, di eccessivo immobilismo, di aver presente un orizzonte universale, sia in termini geografici che generazionali, e di non dimenticare di restare sempre il più possibile vicino alla gente e alle sue esigenze.

 

Pregare cantando

 

GEN'S: Si può dire che i vostri canti liturgici sono nati per parlare con Dio con un linguaggio universale.

 

Saba: Esattamente. Sono canti nati per esprimere il personale rapporto con Dio attraverso il nostro essere qui e ora, in questo secolo; canzoni che vorremmo rappresentassero l'internazionalità della famiglia umana, il nostro essere suo popolo, attraverso i valori, le conquiste, la bellezza, il gusto e, perché no, le tecnologie di questa fetta di storia che ci troviamo a vivere. Questo il filo che ci sembra si possa intravvedere percorrendo a ritroso le composizioni liturgiche di Gen Verde e Gen Rosso, per cercare di darne una spiegazione. In altre parole, non potevamo non fare musica così, perché siamo così: nelle nostre composizioni si riflette in pieno la nostra natura come in uno specchio.

Due parole anche sugli aspetti più squisitamente tecnici, per ricordare la differenza, all'interno delle composizioni, tra parti obbligate e parti libere, la diversità di scelta tra la strumentazione utilizzata nelle incisioni discografiche e quella realmente impiegata in chiesa (nei dischi utilizziamo anche la batteria, che poi non viene impiegata nelle celebrazioni), la struttura dei testi che a volte prendono spunto dalla Scrittura, altre da scritti di mistica, altre ancora da riflessioni personali, ma sempre ancorate al proprio vissuto. In questi anni, logicamente, c'è stato anche un lavoro di approfondimento e di ricerche, di studio della vocalità per affinare la composizione, ma senza mai perdere di vista alcuni requisiti fondamentali: la cantabilità, la ritmicità, la comprensibilità dei testi e la loro valenza poetica, considerate come via privilegiata per trasmettere la serietà e la profondità di meditazioni sul senso della vita e della fede; il tutto per arrivare ad una vera «simpatia» con i ragazzi cresciuti dalle discoteche e dalle TV. In questa direzione non possiamo che cercare di migliorarci, facendo tesoro di tutti i consigli, gli incoraggiamenti e le critiche che riceviamo, e avvicinarci così a un tipo di espressione che sia, al tempo stesso, adatta alla liturgia e ai tempi che viviamo.

 

La diffusione nelle parrocchie

 

GEN'S: Come spiegate la larga diffusione dei vostri canti liturgici?

 

Lode: La cosa ci ha sorpreso perché non era preventivata, anche se la nostra intenzione, come abbiamo già affermato, è sempre stata quella di arrivare a tutti. La ragione di questo fenomeno consiste probabilmente nel desiderio di essere veramente «uno» («mi sono fatto tutto a tutti ...») con il proprio mondo, la propria cultura, la propria generazione e tutte le loro manifestazioni, che è una delle caratteristiche dell'intero Movimento. Si spiegherebbe così perché i ragazzi ci dicono di ritrovarsi nelle nostre canzoni, e non solo in quelle «profane» ma anche in quelle liturgiche: essi le assumono, le eseguono (a volte diciamo pure reinventandole!) perché attirati dalla consonanza con il loro gusto e, abbiamo spesso constatato, scoprono, sotto la buccia di una melodia moderna, un contenuto di colloquio e di preghiera.

Saba: Il nostro segreto, anche per la musica liturgica, è la ricerca tra di noi di un'unità sempre più profonda perché si possa ripetere, anche componendo una canzone, anche viaggiando per l'Europa con un TIR, anche facendo un concerto in una piazza in piena estate, quella frase del vangelo che sta a fondamento di tutte le nostre scelte: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18, 20). Da questo terreno nasce un albero con tanti rami, una produzione artistica che si diversifica in canzoni, danze, concerti e composizioni liturgiche; ma sono tutti rami di un'unica pianta e portano impresso lo stesso timbro.

 

a cura della Redazione