La salute dell’organismo sociale

 

La civiltà cristiana consiste in un’elevazione della giustizia verso la carità, mediante la graduale immissione delle istanze della carità nell’alveo della giustizia. (...)

Se l’amore mette te sullo stesso piano di me, e tutti e due sullo stesso piano del Signore, esigendo da me che io tratti te come tratterei Gesù Cristo o come Gesù Cristo tratterebbe me, esso vede sempre un’unica persona: Cristo. (...)

La società antica era fatta da altri princìpi: la semita da affinità di razza; la greca dal senso di misura; la persiana dalla virtù della forza; la romana dall’opera del diritto... Princìpi di attrazione insieme e di repulsione: cioè l’attrazione agì in cerchi chiusi. La razza semita escluse le altre stirpi; la bellezza scartò i brutti; la forza eliminò i deboli; la giustizia incasellò gli uomini in soggetti e oggetti del diritto, in liberi e schiavi, in cittadini e peregrini. Erano princìpi che unificavano, previa selezione.

L’amore è una legge che non fa differenza di persona: non vede «né gentile né giudeo, né circoncisione né incirconcisione, né barbaro né scita, né schiavo né libero, ma tutto e in tutti Cristo».

Per essa, è lo spirito di Dio che investe la società e la mette in moto. Perciò è detto «vincolo di perfezione». La società si vincola nella misura che ama: e l’amore le si fa beneficio tanto divino quanto umano. Finché ama, ha bene; dove non ama, ha male. L’amore è il sangue arterioso, la sua salute; l’odio è la sua putrefazione, la sua morte. (...)

Il bene morale favorisce le condizioni di spirito e di mente, che agevolano la produzione di beni temporali e spirituali. In uno scambio di beni, fatto con spirito di carità, non vi sarebbero famelici accanto a supernutriti; ognuno porterebbe le infermità dell’altro, a mo’ di Cristo che le portò di tutti; e in tal modo esse, dividendosi, si attenuerebbero. Dove vigesse l’amore, non si sciuperebbero le ricchezze in bombardamenti, non si sprecherebbe la scienza in ordigni di morte, ma la si concentrerebbe in ricerche di vita.

La società umana sarebbe una dilatata comunità di Gerusalemme, dove, sotto gli apostoli, si era messo in comune il vitto, perché la moltitudine formava «un cuore solo e un’anima sola». Messe in comune le anime, «avevan tutto in comune» e «nessuno versava in bisogno».

Igino Giordani