Strutture di comunione

 

I gruppi e le società organizzano la loro convivenza dandosi codici di comportamento e istituzioni. Sono le cosiddette strutture sociali, che facilitano e regolano i rapporti interpersonali.

Naturalmente queste strutture sono fatte secondo certi criteri: sono espressione della concezione di vita delle persone e cristallizzano a livello istituzionale e macro-sociale la scala di valori che guida la vita dei popoli. Per esempio, se i rapporti economici sono impostati in modo egoistico e lasciati totalmente al libero gioco della domanda e dell'offerta, è ovvio che in società siffatte s'imporranno i più forti e facilmente essi promuoveranno delle strutture che li favoriscono.

Per la prima volta in un'enciclica, la Sollicitudo Rei Socialis, Giovanni Paolo II ha parlato, in modo chiaro e vigoroso, di «strutture di peccato» (nn. 36-40). Quali sono? Se in certi Paesi poveri, per prendere un esempio tra mille possibili, l'80% della terra è in mano a poche famiglie  che hanno dalla loro parte le leggi, l'apparato giudiziario, i governanti, l'esercito, mentre le masse di contadini lavorano con stipendi di fame, con pochi diritti, senza adeguata educazione, assistenza sanitaria e partecipazione sociale  vuol dire che ci troviamo di fronte ad una «struttura di peccato», perché impostata secondo criteri perversi che producono sopraffazione e sfruttamento. Si tratta di meccanismi iniqui istituzionalizzati.

Al contrario, le strutture possono essere pensate per promuovere l'uguaglianza, la giustizia, la fraternità, la partecipazione. Per tale ragione si parla non solo della necessità della conversione delle persone, ma anche delle stesse strutture, che saranno così impostate in modo più solidale e più degno dell'essere umano. «Non sarebbe vera la conversione interiore di chi si disinteressasse della conversione delle istituzioni e delle strutture di peccato» 1. Sarebbe una conversione personalmente benintenzionata e generosa, ma poco lucida, di corte vedute perché ingenua, e utopica perché spiritualistica. Naturalmente cambiare le strutture economiche, politiche, legislative, giudiziarie, educative, sanitarie, ecc., esige tra l'altro competenza ed esperienza, per cui il Papa parla di un «cammino lungo e complesso» (n. 38).

Una tale tematica è sempre più compresa dalle Chiese cristiane anche in riferimento alla loro stessa vita interna. Il Concilio Vaticano II ha promosso ad esempio nella Chiesa cattolica un grande rinnovamento nelle strutture ecclesiali. Soprattutto, avendo come idea centrale un'ecclesiologia di comunione, ha previsto numerose strutture di unità, che facilitino la comunione a tutti i livelli.

Ovviamente, solo lo Spirito Santo può realizzare la comunione: «Senza di lui i più elaborati schemi a base sociologica o psicologica si rivelano vuoti e privi di valore» 2. Ormai gli organismi a servizio della comunione si moltiplicano nella Chiesa, ma se le persone non hanno, oltre che una concezione corretta anche un'esperienza profonda, nello Spirito, della comunione, trovano quelle strutture un peso o le utilizzano in modo inadeguato.

Per questa serie di ragioni abbiamo voluto dedicare il presente numero della rivista a questo tema, pensando che possa interessare sia  coloro che, accentuando l'importanza di una nuova mentalità e di rapporti interpersonali impostati sulla carità reciproca, non valorizzano abbastanza le strutture, sia coloro che, pur avendo delle idee aggiornate e promuovendo delle strutture giuste, sentono la sofferenza di non riuscire a incarnare in modo soddisfacente la comunione attraverso di esse.

È chiaro che le strutture di comunione implicano la corresponsabilità. Essa è costitutiva della Chiesa quanto la comunione: «Poiché la chiesa è una communio, deve esserci a tutti i suoi livelli partecipazione e corresponsabilità» 3. È superfluo rilevare quanto il rapporto tra queste due realtà sia importante e delicato nella Chiesa. Tuttavia non affronteremo la seconda se non indirettamente. Ci impegniamo a trattarla più esplicitamente in futuro. In questo numero abbiamo voluto concentrarci prevalentemente sulla comunione, dal momento che i gradi ed i tipi di corresponsabilità ecclesiale dipendono in modo decisivo dalla concezione e dall'esperienza che si ha della comunione. «Senza una profonda spiritualità, orientata all'ecclesiologia di comunione, le “strutture di corresponsabilità”non possono raggiungere la meta che è loro preposta».

E. C.