Dialogo con i lettori

 

«Vorrei farvi un commento nei riguardi della nuova rubrica dialogo con i lettori<170>. Mi sembra molto importante, tra l'altro, per rispondere concretamente alle reali e molteplici problematiche dei lettori. Sono d'accordo con la «diagnosi» e la domanda che vi ha fatto quel sacerdote, nell'ultimo numero, sulle prediche vuote e noiose. A conferma della risposta che avete dato, vorrei farvi arrivare degli episodi che ho vissuto proprio in questi giorni».

(don Pio Pellegrini, parroco del Trentino)

 

Se la Parola si fa vita

Sono le undici della domenica. Suona il campanello: è una giovane coppia. «Desideriamo fare due chiacchiere. Innanzitutto la ringraziamo per il gusto che proviamo nel partecipare alla Messa domenicale. Erano sei anni che non andavamo più alla Messa; la vigilia di Pasqua mio cognato dice lui mi ha invitato alla Messa. Vieni! Il nuovo parroco ti fa gustare le cose che dice, perché si vede che le vive lui stesso...Il giorno di Pasqua siamo venuti. stata la Pasqua più bella della nostra vita... Da allora non siamo mai stati assenti. La domenica è ora per noi l'appuntamento più importante. Ogni volta che partecipiamo alla Messa diventa l'occasione per rituffarci nella Parola e viverla. un messaggio che penetra dentro e ti porta ad applicare il vangelo in tutte le realtà della vita, dalle più grandi alle più semplici e quotidiane».

Ciò non si verifica, naturalmente, soltanto nella Messa, ma attraverso i più vari contatti. Ad esempio con le giovani coppie che vengono a chiedere di sposarsi. In questi giorni ne ho ricevuto una particolarmente difficile. All'inizio del nostro primo colloquio il clima era teso e freddo. Offro loro un dolce, e ascolto a lungo le difficoltà nel credere alla Chiesa e in particolare nei preti. «Ci siamo allontanati da Dio e dalla Chiesa per la testimonianza negativa di molti... soprattutto per l'atteggiamento scostante e disgustoso del prete. da più di dieci anni che non entriamo in Chiesa!».

Li ascolto profondamente, non li giudico, mi sforzo di capirli e di calarmi con sincerità e disinteresse in quella loro situazione... «Perché non dice niente, la prego insiste lei , ci dica qualche cosa».

Parlo loro di Dio-Amore e di ciò che ha significato per me e per tanti altri averlo scoperto così. Racconto come trovare un Dio che è Padre mi ha fatto prendere coscienza che tutti siamo fratelli, per cui non posso fare distinzioni tra le persone. E condivido con loro delle esperienze concrete che avevo vissuto in quei giorni a riguardo. «Il mio, il vostro, tutti gli amori sono presenza del suo Amore, per cui dobbiamo amare come Lui ama»...

Il gelo si scioglie, mi confidano le loro difficoltà personali, famigliari... Alla fine concludono: «Lei per la prima volta nella nostra vita ci ha fatto toccare e sperimentare che Dio c'è e ci ama immensamente. Adesso possiamo celebrare il sacramento del matrimonio per chiedere che il suo amore non venga mai meno in noi. Il nostro impegno dev'essere una piccola risposta al suo grande Amore».

Un'altra possibilità di «parlare» mi viene offerta dal periodico locale. Dalla redazione mi è stato chiesto di collaborare. Ho aderito alla proposta e regolarmente scrivo un articolo cercando di offrire un messaggio semplice ma formativo, non clericale, polemico o moralistico, ma radicato nelle realtà concrete della vita personale e sociale, da una prospettiva evangelica. Vedo che questo stile produce degli echi tanto positivi. Alle volte girando per le vie del paese qualcuno mi dice: «I suoi articoli ci invitano alla riflessione e al cambiamento di rapporti». L'altro giorno lo stesso direttore, riferendosi all'ultimo pubblicato: «Quel suo messaggio mi ha fatto riflettere»; e il sindaco: «la ringrazio per i suoi articoli, preziosi per un'ottima convivenza civile»; o l'assessore alla cultura (in lista per l'ex Partito comunista): «i suoi messaggi fanno vera cultura; apprezzo il fatto che lei si metta in ascolto e dialoghi con tutti».

Questi sono piccoli episodi, ma vedo che si ripetono in tutti quei sacerdoti che cercano di trasmettere il vangelo con le parole e con la vita. L'altro giorno ho trovato per dirne soltanto una un sacerdote amico di Genova, e mi ha mostrato questo biglietto che gli ha consegnato dopo la celebrazione della Messa, un signore da molti anni lontano dalla Chiesa: «Da un po' di tempo sto provando una felicità nuova, anzi, per meglio dire, ritrovata: la stessa che sentivo quando ero bambino ascoltando la Parola di Dio. Che bello poterla sentire ancora! Prega per me affinché non possa mai più allontanarmi da Lui. Non ho mai perso la fede, ma ero come la “pecorella smarrita”. Egli è venuto a cercarmi. Sentivo un gran desiderio di stare con lui ed egli mi ha detto: “Dove due o più sono uniti nel mio nome, ivi sono io in mezzo a loro”. Per questo sono venuto nel gruppo di coloro che vogliono approfondire e vivere con impegno il vangelo. Riconoscente per sempre, Domenico».

un fatto che se proponiamo il vangelo in modo positivo e vitale, corroborandolo con la nostra esperienza personale e comunitaria, presto o tardi attraverso le nostre povere parole la Parola converte e suscita nuova vita.

Pio Pellegrini