La trasmissione della fede nella scuola:
spunti teologico-pastorali
Per una
pastorale organica dell'educazione
di Vincenzo Zani
Abbiamo chiesto all'autore, responsabile della
pastorale dell'educazione e della scuola nella Regione Lombardia, di
tratteggiare, a partire dalla sua esperienza, le linee essenziali di un
progetto che possa rendere ragione della presenza dei cristiani nel mondo
scolastico.
Nella società
moderna la scuola è sempre più fonte di interrogativi ed è anche interlocutrice
esigente a cui vengono demandate gravi responsabilità educative.
I temi della
pace, dei diritti umani, del rapporto uomo-ambiente, della povertà nel mondo;
la necessaria libertà di educazione e di insegnamento che richiede la presenza
di una pluralità di proposte; le attese crescenti di riforme per adeguare
l'istituzione scolastica alle nuove esigenze della modernità esigono una scuola
intesa come comunità in cui interagiscano le diverse istanze educative e un
corpo docente all'altezza del suo compito.
Ovviamente gli
operatori che intendono testimoniare i valori cristiani in questa importante
struttura della vita sociale potranno rendere efficace la loro azione se
sostenuti da un progetto che abbia funzione di quadro di riferimento ideale e
di strumento di mediazione metodologico-professionale.
Nella
prospettiva della nuova evangelizzazione l'impegno dei credenti nel campo della
scuola tende ad esprimere in questa nodale struttura della vita sociale una
testimonianza che sia in grado di promuovere nella sua integralità l'autentica
dignità della persona e di formare uomini nuovi.
I numerosi
documenti del magistero della Chiesa cattolica sono densi di orientamenti
pastorali in tal senso.
Alla luce di
essi e ripensando alla mia personale esperienza condotta da alcuni anni insieme
ad esperti in questo campo, riassumo in quattro tratti principali i pilastri di
un possibile progetto educativo per il mondo della scuola.
Atteggiamenti
evangelici
In primo luogo ritengo di fondamentale
importanza l'atteggiamento che deve caratterizzare l'operatore scolastico che
intende testimoniare i valori cristiani.
Esso esprime
certamente un'istanza psicologica e metodologica ma, principalmente, richiama
una connotazione di stile tipicamente evangelico.
Il superamento
dell'atteggiamento apologetico e la maturazione, soprattutto a partire dal Concilio
Vaticano II, della identità pastorale e missionaria della Chiesa, si traducono
in slancio di evangelizzazione e di servizio. Sul piano dell'impegno apostolico
dei laici, questa visione ecclesiologica si esprime nella forma di una
dedizione attiva e creativa, di una stima sincera e di un genuino rispetto dei
processi e dei contenuti che rendono la scuola idonea a promuovere il pieno
sviluppo della persona.
In altri
termini il cristiano crede che,
anche dentro i
processi educativi, si può in-carnare la fecondità dell'annuncio
cristiano per far nascere
e crescere una nuova
umanità, un mondo nuovo e
unito. L'atteggiamento di chi
opera l'evangelizzazione nel mondo dell'educazione si può articolare in tre passaggi.
1) Farsi tutto a tutti. Vi è anzitutto la
logica dell'incarnazione che vede il credente, sull'esempio di Cristo, assumere
e valorizzare il mondo della scuola in atteggiamento di condivisione, rispetto
e responsabilità. È la logica del farsi uno, del farsi tutto a tutti senza scartare
nessuno, che raccoglie e mette in luce tutto il positivo, i semina verbi già
presenti nelle persone e nelle istituzioni.
2) Vaglio rigeneratore. Sull'esempio del
Maestro, nell'impegno di discernere gli elementi di verità, i cristiani
rigettano e relativizzano ciò che nella scuola rappresenta la logica del mondo,
come ad esempio: il sapere usato come strumento di dominio, il primato di interessi
di parte sulla
persona, l'uso ideologico della
verità, la pretesa totalizzante delle affermazioni culturali. È una funzione
che si potrebbe definire di vaglio rigeneratore.
3) Incrementare la civiltà del dono. Il
cuore della nuova evangelizzazione, finalizzato a penetrare nel processo
educativo, è l'umanità nuova inaugurata dal mistero pasquale. È lo Spirito
Santo che, sgorgato da Cristo morto e risorto, può far nascere e crescere nella
storia il mondo nuovo, la cui civiltà è quella del dono e della condivisione,
sul modello della Trinità, che può già esser reso visibile nei suoi effetti qui
e ora.
La presentazione
e la testimonianza di mete più alte, che sono quasi sempre frutto di travagli
personali accolti e vissuti, hanno spesso la capacità di risvegliare nei
giovani forze nuove e coraggio per seguire con radicalità i grandi ideali
evangelici.
Comunità
educante
Per far questo è necessario privilegiare
una pedagogia che passi attraverso la testimonianza di una comunità educante.
La Dichiarazione
conciliare Gravissimun Educationis
(n. 1) ricorda che tra le varie finalità dell'educazione cristiana vi deve essere
anche l'impegno di formare a una fraterna convivenza tra le persone e tra i
popoli al fine di garantire la vera unità e la vera pace sulla terra. Per
raggiungere questo scopo tanto grande la via più efficace sul piano
metodologico è creare una comunità educante.
Con essa si
intende quella tensione all'unità e quel dialogo aperto e continuo tra tutti
coloro che in diversi modi partecipano alla vita della scuola, così da generare
il vero centro propulsore dell'esperienza educativa e culturale.
In questo senso
il dialogo è senza limiti: esso si apre sia a coloro che condividono l'ideale
cristiano, sia a coloro che si dichiarano aperti ai valori dell'uomo e di una
sana educazione scolastica. È proprio questo ambiente, infatti, uno dei nuovi
orizzonti in cui va espletata la spinta di una nuova evangelizzazione.
L'impegno dei
cristiani a generare cellule di vita trinitaria - attuando quanto dice Gesù:
“dove due o più sono uniti nel mio nome, ivi sono io presente in mezzo ad essi”
(Mt 18, 20) - nel campo professionale e
pedagogico diventa la scelta di costruire “l'unitarietà del processo educativo,
per rispettare l'unità costitutiva della persona che viene educata” (CEI, La Scuola Cattolica oggi in Italia,
1983, n. 34).
Diversi sono i
talenti, come diverse sono le mansioni e le competenze richieste dalla
programmazione e dalla gestione della vita della scuola, ma l'elemento che dà
la valenza determinante alla qualità dell'educazione è l'intento fondamentale
di far convergere armonicamente tutti i contributi nel servizio educativo.
Genitori, docenti, studenti, personale amministrativo, tutti sono soggetti
attivi dentro la comunità educante.
Su un piano di
fede questa scelta diventa testimonianza cristiana di un impegno di
evangelizzazione.
Su un piano
pedagogico essa dispone al ruolo educativo, incentivando le competenze relative
alla interazione educativa e alla comunicazione interpersonale che reggono la
dimensione comunitaria della scuola.
Sul piano
professionale la comunità educante è il luogo nel quale si espleta e si
verifica la capacità di programmazione, personale e collegiale, e dove si
riformulano in continuazione le modalità per gestire e innovare i processi
scolastici, adattandoli alle nuove sfide culturali.
Impostazione
pedagogica
Quale il contenuto del progetto
educativo?
Poichè con
l'incarnazione “il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo” e la
natura umana “è stata anche in noi innalzata ad una dignità sublime” venendo
così liberata, questo mistero “svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa
nota la sua altissima vocazione” (GS 22).
L'antropologia
trinitaria, che costituisce il nucleo centrale della salvezza, è anche l'idea
forza del progetto educativo, è la sorgente e la chiave di interpretazione
cristiana della storia, della cultura e dunque di ogni processo educativo che
voglia promuovere la crescita integrale della persona.
La persona umana
che porta in sé l'immagine del Creatore, intesa come soggetto capace e
bisognoso di comunicare e di stabilire relazioni con l'altro e chiamato a
realizzarsi nella storia, è il contenuto specifico del progetto educativo.
Le scienze pedagogiche raggiungono la
propria finalità educativa quando tengono conto e sanno dare voce alle domande
di senso, al bisogno di valori che grava in maniera inquietante nel cuore delle
nuove generazioni e che troppo spesso non trovano risposta.
Tra le varie
concezioni pedagogiche della scuola - modello istruttivo, modello selettivo,
modello tecnocratico - la centralità dell'uomo induce ad operare la scelta di
una pedagogia umanizzante che è in grado di aprire vie nuove per formare
persone nuove, capaci di realizzare l'unità e la concordia tra i popoli.
Scelte
pratiche
Da questa
impostazione derivano anche le corrispondenti scelte di percorsi metodologico-didattici a livello pratico-applicativo che
partono dalla considerazione della persona umana come è nella concreta realtà e
la conducono verso i livelli di massima maturazione.
1) Il decondizionamento. Si tratta di
quella pars destruens
che aiuta la persona ad eliminare il complesso dei condizionamenti dovuti ai
limiti fisici, psichici, sociali ed economici, e a particolari esperienze
vissute e che ricupera così la dignità e la nativa capacità espressiva.
È un intervento
squisitamente cristiano, poco riscontrabile oggi nel mondo della scuola. Se
rettamente applicato esso può realizzare un processo di liberazione a favore
dei più bisognosi e dei più poveri.
Le molteplici
esperienze svolte in questo senso mostrano come questo obiettivo sprigioni
potenzialità, energie nuove, spirito di solidarietà e di collaborazione in
grado di trasformare le persone e gli ambienti educativi stessi, che sovente
risultano stanchi e amorfi.
2) La funzione promozionale. L'impegno di
eliminare i condizionamenti non può far dimenticare l'intervento che deve
promuovere e far crescere con arte pedagogica la personalità di ogni alunno,
considerato nella sua unicità, proveniente da categorie sociali diverse. Si
tratta di un'azione che conduce i giovani ad affrontare consapevolmente e
responsabilmente la propria esistenza e a diventare protagonisti e costruttori
di una società migliore, sapendo che ciò comporta affrontare difficoltà,
ostacoli e rischi, di fronte ai quali bisogna saper investire le proprie
energie, utilizzando mezzi e strategie adatte allo scopo.
3) L'orientamento. È fondamentale che un
progetto cristianamente impostato educhi ad “essere di più”. L'orientamento
scolastico e professionale arricchito da valori culturali, etici e religiosi,
diviene talora una scelta di disponibilità e di servizio agli altri. Molti sono
i casi di giovani introversi e problematici che, accostati con pazienza e
continuità, sono sbocciati ed hanno operato scelte radicali di donazione in
vari campi professionali.
4) L'educazione alla convivenza. Questa via
operativa riguarda l'educazione alla convivenza non solo tra singoli, ma anche
tra popoli e culture diverse. In un momento storico nel quale si diffonde
sempre più la dimensione interculturale nella società, si manifestano le
tensioni dialettiche che scuotono le certezze abitudinarie, ma vengono anche
stimolate energie che sappiano inserire i nuovi fermenti della storia in piani
di crescita e di sviluppo.
L'educazione
alla convivenza diviene testimonianza diretta del messaggio evangelico che
propone appunto l'antropologia trinitaria come modello e fonte di cultura
nuova.
La persona non si costruisce per mezzo
degli altri: si opererebbe in questo caso una strumentalizzazione; la persona
non si costruisce senza gli altri: sarebbe come indulgere all'indifferentismo;
la persona non si forma ponendola in conflitto con gli altri: ciò innescherebbe
una spirale distruttiva. Si tratta piuttosto di impostare un processo formativo
caratterizzato da uno stile di coesistenza, di comunicazione e di
valorizzazione dell'alterità, dove il soggetto apprende a comunicarsi.
L'educazione a
vivere relazioni significative, interpersonali e tra popoli diversi, si
alimenta e si fonda sull'amore, che è al tempo stesso l'essere autentico della
persona e l'anima della cultura.
Maturazione
culturale e sociale
La trasmissione
della fede diventa nella scuola un contributo alla crescita e alla maturazione
sociale e culturale.
Vivere nella
scuola assumendo pienamente quella porzione di umanità che viene affidata alle
competenze educative, condizionare, promuovere e orientare secondo il modello
educativo dell'unico Maestro, dare vita ad una comunità educante che genera e
rigenera l'atmosfera e lo spirito dell'educazione significa non solo esprimere
una soggettività ecclesiale, ma anche creare un laboratorio di socialità.
L'ambiente
scolastico è, infatti, luogo e strumento per una riorganizzazione dei
significati sociali attorno ai nuclei portanti del progetto educativo, in cui
entrano una visione della persona, dell'educazione e della vita, una concezione
della famiglia, una coscienza, una scala di valori e un impegno sociale.
La scuola
vissuta in questo modo si presenta come lo spazio storico e reale in cui si
attuano quelle dinamiche sociali e culturali indispensabili per garantire alle
nuove generazioni il necessario grado di una istruzione-formazione integrale, e
alle famiglie il supporto per la loro missione educativa in spirito di servizio
integrativo e disinteressato.
Si può constatare che in simili contesti
scolastici i soggetti che vengono educati sono indirizzati ad impegnare la
propria vita nella situazione storica e concreta nella quale vivono e con un
respiro che dilati gli orizzonti su tutta l'umanità.
La scuola così non è staccata dalla
vita, ma è un laboratorio di esperienze e di dinamismi che predispongono,
orientano e preparano a vivere professionalmente nel sociale nell'ottica della
“cultura del dare”.
Vincenzo Zani